Giani: «Ecco la nuova metro-tram per Prato. E per le elezioni regionali sì al campo largo, con Italia viva»

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di Mauro Bonciani

Intervista al presidente della Regione Toscana che fa il bilancio del 2024: «Sulla FiPiLi si va avanti col pedaggio per i tir, e sulla sanità continueremo a investire»

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Eugenio Giani, che cosa ci riserva a questo giro, oltre che il tradizionale tuffo in Arno di Capodanno?

«Perché, il tuffo non basta?».




















































Mah, la sindaca di Firenze si è lanciata dal terrazzo di Palazzo Vecchio vestita da elfo... il governatore della Toscana non può essere da meno.

Risata. «No no, sarò coerente con la mia tradizione e mi tufferò in Arno. Lo considero un invito a ritrovare il rapporto con il fiume, l’ambiente, con la difesa del suolo e l’assetto idrogeologico. Poi da qui all’anno prossimo mi farò venire un’idea. Vedremo…».

Finisce il 2024, il quarto anno del suo mandato. Un bilancio: rimpianti? E di cosa invece va orgoglioso?

«Vado orgoglioso di una Toscana arricchita nei servizi. Gli asili nido gratis, il cofinanziamento per le scuole dell’obbligo dei libri gratis, il sostegno ai centri estivi. E per la prima volta siamo stati giudicati la prima regione italiana in sanità per l’erogazione dei livelli essenziali di assistenza».

Si è dimenticato dei rimpianti…

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«Onestamente non ne ho. Si poteva essere più avanti e più veloci su Toscana Strade e sull’aeroporto di Peretola, ma non sono rimpianti: sono i miei impegni per il futuro».

Quindi ripartirà dal tema infrastrutture.

«È positivo il loro rilancio. L’alta velocità ferroviaria è ripartita, grazie alle mia interlocuzione con Roma e Rfi, la Siena-Grosseto va avanti, si comincerà a vedere la piattaforma della Darsena Europa nel porto di Livorno, al Cisanello i lavori proseguono, a settembre ci sarà il doppio binario ferroviario tra Pistoia e Montecatini. E la tramvia, grazie anche ai nostri finanziamenti, da fiorentina diventerà metropolitana».

Che cosa l’ha colpita di più in questo 2024?

«Senza dubbio gli eventi tragici di via Mariti a Firenze e di Calenzano. Non si può morire così nel 2024. Sento tutto l’impegno per la sicurezza sul lavoro, a prevedere e prevenire simili eventi, in un gioco di squadra con tutti gli attori, magistratura compresa».

Torniamo a Toscana Strade, alla FiPiLi: dispiaciuto di non essere riuscito a fare quello che si era prefissato?

«La FiPiLi è assolutamente inidonea. Dove possibile, va allargata con le corsie di emergenza e dove possibile con la terza corsia, con un investimento importante. E i tir devono pagare il pedaggio, come avviene in ogni strada di grande comunicazione».

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Sul pedaggio lei non molla.

«No. Chi tiene immobilizzato il cantiere per la FiPiLi è chi non vuole Toscana Strade. Per cominciare la progettazione e per l’inizio dei lavori le risorse si possono trovare con una variante ad hoc del bilancio regionale».

Altra nota dolente: la Tirrenica.

«Noi abbiamo fatto la nostra parte, agevolando il passaggio ad Anas, che è dello Stato. E basta che arrivi un ministro diverso da Salvini, che sta convogliando i fondi sul Ponte sullo stretto e del resto vuole tornare a fare il ministro dell’Interno, per sbloccare tutto. Anas può fare i due lotti decisivi tra Fonteblanda e il confine con il Lazio con 450 milioni e i fondi li deve dare lo Stato: Anas è statale…».

Alta Velocità. È vero che non ci sono i soldi per il people mover tra Belfiore e Santa Maria Novella?

«Il people mover dovrà essere finanziato da qui al 2028 e per farlo, il progetto e i binari ci sono già, bastano un paio di anni. Quindi il tempo per trovare i fondi c’è».

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C’è da definire anche un nuovo pezzo di città.

«Ho già parlato con la sindaca Funaro e a gennaio voglio aprire un tavolo di coordinamento con il Comune per dare un volto nuovo a un’area grande e strategica. È questa la vera sfida. A partire da parcheggi, bus turistici, servizi, cosa fare agli ex Macelli, magari costruire un palasport».

Così i detrattori diranno che «Giani vuole mettere bocca anche su Firenze»…

«Sono assolutamente rispettoso del ruolo del Comune. Certo, è normale che sull’Alta velocità la Regione abbia più peso, ma la programmazione urbanistica spetta al Comune».

Comune con cui dovrà parlare anche per la terza torre della Regione a Novoli.

«Sì, ma smettiamola di chiamarla terza torre. Sarà il terzo edificio della Regione, già previsto fin dal 1993. Darà più razionalità agli uffici, i dipendenti a Novoli passeranno da 950 a 1.500, risparmieremo un milione di affitto l’anno solo per la direzione sanità e finché sarò presidente io lì ci sarà anche la presidenza. Lì è stata costruita la sede di Findomestic, della Cassa di Risparmio, sarebbe grottesco che l’unico edificio non realizzato fosse il nostro».

«Se Comune e soprintendenza ci chiedono di fare 12 piani e non i 14 previsti nel progetto non è un problema. E con Palazzo Vecchio stiamo ragionando per un’intesa più ampia, con la nascita di un distretto sociosanitario a Novoli e altri spazi verdi a San Donato».

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Telenovela Peretola: a che punto siamo?

«L’iter sta procedendo bene. E questa volta il progetto va fatto con cura. Quello mandato ora a Roma ha una aerostazione più sobria, meno consumo di suolo, servizi che possono fare il salto di qualità. E la pista è quella che ho concepito io 3 anni fa, attraverso la mediazione con i sindaci. Sono convinto che il progetto sia buono: da qui alla primavera ci sarà la conferenza dei servizi, poi i lavori potranno partire».

Non teme il ricorso al Tar anche dei Comuni, che blocchi di nuovo tutto? Dopo la tragedia di Calenzano alcuni sindaci hanno subito ritirato fuori il no al «nuovo aeroporto».

«E io rispondo: meno male che c’è l’aeroporto… La presenza del nucleo speciale del Vespucci ha permesso ai vigili del fuoco di arrivare subito al deposito e di contenere il rogo. E se non ci fosse stato l’aeroporto, forse anche quella parte della Piana ora sarebbe affollata come quella attorno al deposito di Calenzano. L’aeroporto è garanzia di tutela ambientale, di non ulteriore espansione, con le sue fasce di rispetto della pista e con il parco della Piana, e con un minor impatto acustico: si passerà dalle attuali 50 mila a mille persone interessate».

I fatti di Calenzano hanno evidenziato anche il problema della pianificazione. Forse servono confini diversi rispetto a quelli troppo ampli della Città metropolitana.

«Serve un asse verso Prato. E infatti entro il 31 gennaio, quando scadrà il bando, oltre al prolungamento del tram da Careggi al Meyer e da Peretola a Sesto, presenteremo al ministero delle infrastrutture il progetto per il metro-tram dalla stazione di Prato a Villa Montalvo a Campi e poi da Villa Montalvo a Peretola; 450 milioni per il primo lotto, 900 milioni in tutto, 6-8 anni per realizzarlo. E a proposito di Fi-Po, a gennaio terremo un convegno sulle infrastrutture tra Firenze e Prato».

Fi-Po, cioè un asse Firenze-Prato, è la sua principale scommessa per un eventuale secondo mandato?

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«La conurbazione Firenze, Prato, i sei Comuni della Piana e Bagno a Ripoli — e anche lì arriverà la tramvia — è di fatto la quinta città d’Italia per residenti con i suoi 780 mila abitanti: è inevitabile che occorra una visione strategica. Che terrà conto anche della viabilità, come la nuova strada Piagge-Rosselli parallela alla tramvia e il prolungamento di viale XI Agosto fino a Careggi, su cui abbiamo messo come Regione rispettivamente 30 e 8 milioni».

Dovrà anche far andare d’accordo i sindaci. Su Peretola, per esempio, Funaro dice sì, Bugetti da Prato dice no.

«In un “condominio” ci si mette d’accordo. L’aeroporto c’è, non ci sarà un nuovo aeroporto e nessuno può “mettere via” un’infrastruttura che, con tutti i suoi limiti, in un anno porta a Firenze 3 milioni e mezzo di persone».

Dovrà però convincere anche i futuri alleati.

«L’aeroporto non si tocca. Rispetteremo tutte le leggi e, se arrivasse un altro blocco, prepareremmo un altro progetto ancora, ma prima o poi la vicenda si sbloccherà».

«Confido molto nel passante Av che libererà binari di superfice e farà incrementare il trasporto ferroviario regionale, eliminando gli inchini dei treni dei pendolari a quelli Av».

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Ma il passante arriverà solo nel 2028. E nel frattempo?

«Dovremo gestire al meglio il problema».

Il centrodestra vi accusa di non mettere penali.

«Le penali ci sono già e vengono applicate. Il fatto è che dovrebbe essere dato un ruolo più forte alla Regione dalle leggi nazionali: la Toscana paga ogni anno 660 milioni per i servizi di treni, trasporto pubblico su gomma, traghetti».

La Toscana è stata colpita anche dalle alluvioni. Quando verrà designato il commissario per la ricostruzione?

«Ancora non sappiamo nulla. Io gestisco l’emergenza. Come ho fatto anche con le recenti alluvioni, di minore entità, con 4 milioni messi in bilancio».

I soldi dello Stato ci sono?

«Ci sono, ma la loro erogazione è molto lenta, per le procedure complesse che per esempio chiedono le fatture subito. Noi abbiamo già dato tutti i 25 milioni che abbiamo stanziato dai nostri fondi, a 9 mila famiglie che hanno avuto 3 mila euro. In questo senso in Toscana va meglio che altrove».

Nella maratona in Consiglio regionale non è passata la legge sulla Toscana diffusa: quando tornerà in aula?

«Sono stato io a dire di non discuterla, di parlarne a gennaio. Abbiamo fatto il bilancio, la legge sul turismo, quella sui consorzi industriali per dare risposte alle crisi. A gennaio potremo raccogliere gli emendamenti, arrivati anche dalle categorie, dalle Province, per la filiera corta come suggerito dal capogruppo di FI Stella».

A proposito di maratona, qualcuno nel Pd non ha digerito il suo dialogo con l’opposizione.

«È fisiologico che ci siano due o tre persone che si sentono toccate nel loro territorio. Gli emendamenti del centrodestra riguardano 2 milioni su una manovra di 10 miliardi. E per il bilancio ci sono state 300 votazioni su proposte della giunta e 300 volte sono state approvate».

Sanità: che accadrà nei prossimi anni? Come garantire l’equilibrio dei conti?

«Ho fatto una scelta che ripeterei e ripeterò: garantire i servizi mettendo una quota del nostro bilancio, quasi mezzo miliardo, tra soldi e risparmi. E sul payback la Corte Costituzionale ha detto che è legittimo che le Regioni lo chiedano. Tra l’altro, la finanziaria in discussione non ha cambiato la norma. Prima o poi il ministro dovrà firmare il decreto che ha nel cassetto. Infine abbiamo messo 10 milioni in bilancio per ridurre le liste di attesa».

«Sono contento se la candidatura arriva più vicino alla data delle elezioni: così ho più tempo per l’attività amministrativa».

Sono usciti altri nomi in casa Pd: non le ha dato fastidio?

«Che ci siano altri nomi è fisiologico; anzi, mi daranno più forza se la coalizione alla fine sceglierà me».

«Occorre lavorare per il campo largo. Da Iv alle forze moderate riformiste, passando per M5S e Avs».

Sta già lavorando alla lista Giani?

«No, non mi sto ancora muovendo. Ora è importante il lavoro della coalizione e mi rimetto a loro. Mi muoverò quando la candidatura sarà ufficiale. Del resto in tutte le recenti elezioni regionali il candidato di centrosinistra aveva anche la sua lista. È normale collegare le istanze della società civile attorno alla figura del presidente. Con persone legate al territorio, che magari possono votare centrodestra per il sindaco o le politiche, ma che alle Regionali si fidano del presidente».

Non teme che il centrodestra, con Tomasi, rilanci la narrazione di una politica fiorentinocentrica a sinistra?

«Tra Firenze, Pistoia e Prato vive il 40% dei toscani e occorre una visione strategica. Per ambiente, servizi, infrastrutture. Quanto agli avversari, come dice il poeta, “non ti curar di loro ma guarda e passa”».

«Sì. Dopo una vicenda che lo ha colpito per anni gli ho espresso un sentimento umano di serenità».

Abbiamo passato una nuova stagione giustizialista?

«L’Italia è sempre contaminata dal giustizialismo. Serve equilibro tra politica, magistratura, stampa, per il bene dei cittadini e della comunità».

Chiudiamo con il testo unico sul turismo. Come giudica la legge varata?

«È un testo che può fare scuola. Il turismo va valorizzato, frenando al contempo il passaggio dalla residenza agli affitti brevi. Una città dormitorio non attirerebbe neppure i turisti».

Lei preferisce però non parlare di overtourism.

«Ho detto che non si deve parlare di numero chiuso, di esasperare la questione. Non bisogna portare i cittadini a essere non accoglienti verso i turisti. Il turista non è una merce, è una persona, che vuole conoscere e vivere i luoghi. E con buon senso ed equilibrio si salvaguardano identità e residenza».

24 dicembre 2024



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