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La popolazione italiana continua a invecchiare e nei prossimi anni diventerà sempre più anziana: si stima che, di questo passo, nel 2050 oltre il 30% degli italiani avranno più di 65 anni e il 14% avrà più di 80 anni. Non è una novità, la nostra senilità crescente, ma una tendenza radicata in atto che non accenna a cambiare rotta. Perché si nasce poco e si invecchia molto: uno scenario a più facce, peraltro non tutte negative, dato che stiamo vivendo un allungamento dell’aspettativa di vita senza precedenti nella Storia.

Eppure il livello di invecchiamento colpisce sempre, soprattutto quando viene messo nero su bianco: come nel censimento dell’Istat diffuso pochi giorni fa, relativo all’anno 2023. In Italia per ogni bambino ci sono quasi sei anziani (per la precisione 5,8). L’età media alla fine dello scorso anno è pari a 46,6 anni (48 per le donne e 45,2 per gli uomini) in crescita dello 0,2% rispetto al 2022, mentre gli over 65 salgono dal 24% al 24,3%. Insomma aumenta il processo di invecchiamento. Con questo, naturalmente, diventano sempre più importanti i bisogni degli anziani che rappresentano una parte fondamentale della popolazione.

Pensare gli anziani come una risorsa

Per riflettere su questi temi abbiamo parlato con la segretaria generale dello Spi Cgil, Tania Scacchetti. Alla guida del sindacato che ogni giorno si occupa degli anziani, è lei a fare il punto: “Leggendo il censimento – esordisce – apprendiamo di un’ulteriore crescita degli uomini e donne sopra i 65 anni. Questa non è una tragedia, ma una grande opportunità storica, che finora non si era mai determinata. Si pone però la necessità di ragionare sul tempo della vita, perché c’è bisogno di nuovo protagonismo degli anziani: sociale, economico, politico e sotto forma di memoria. Insomma, il primo punto è non pensare che gli anziani siano uno scarto della società, bensì una risorsa”.

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Un problema di tutti

La rinnovata geografia dell’età “è una rivoluzione”, così la definisce. Ma tutti devono farsene carico, non si può pensare che sia un problema degli altri – o nostro quando diventiamo “vecchi” – perché ci investe da vicino già adesso. “La questione – infatti – non può riguardare solo gli anziani, ma tutta la società nel suo complesso, si tratta di uno scenario intrecciato in cui tutto si tiene insieme: tra l’altro c’è il problema della natalità nella società italiana che deve riscrivere il proprio futuro”.

Il grande tema delle protezioni sociali

Scorrendo i numeri disponibili, un’altra situazione colpisce in particolare: in Italia abbiamo oggi più donne di 86 anni che bambine di un anno di età. “I maschi sono prevalenti nelle fasce più basse della popolazione, ma le donne hanno un’aspettativa di vita più lunga – riflette la sindacalista –, però non è detto che questa vita sia in buona salute. Ecco allora che l’invecchiamento diventa un tema politico”. Si inserisce così il grande nodo del welfare: “Bisogna ripensare il sistema delle protezioni sociali, a partire dalla non autosufficienza e dall’aumento delle cronicità che va insieme all’aumento dell’età”.

Gli anziani sono la tenuta del welfare

Qui si ritorna all’esperienza sul campo del sindacato: “Noi registriamo una grande presenza degli anziani nella vita delle comunità – racconta Scacchetti -. Gli stessi sono protagonisti della tenuta del welfare, sia in qualità di nonni che come sostegno per i più giovani. C’è insomma una popolazione anziana che regge in piedi l’intero mondo del volontariato e del protagonismo civico”.

Il limite che è spesso la dimensione viene vissuta nel privato, non riconosciuta socialmente: “Al contrario abbiamo un grande portato di Storia, memoria ed esperienza da valorizzare, che gli anziani possono trasmettere ai ragazzi. Serve un ripensamento delle comunità stesse in cui devono essere coinvolti: intendo il sistema sociale, culturale, anche di divertimento e tempo libero”.

La mobilitazione continua

Da tempo lo Spi Cgil sta portando avanti una mobilitazione per i diritti dei pensionati e delle pensionate, che continuerà anche nel 2025. I nodi complessi del presente si collegano quindi alla necessità di lotta. Così la segretaria: “Le ragioni della mobilitazione sono nella costruzione di un modello sociale che risponda alle persone e ai beni collettivi: chiediamo sanità efficiente, previdenza pubblica, pensioni dignitose. Sono le risposte per coloro che rappresentiamo, ma anche per tutta la società, perché se non sosteniamo la fascia decisiva degli anziani facciamo un danno a tutto il Paese. La mobilitazione – quindi – affronta il tema dell’Italia del futuro: vuole un reddito dignitoso che permetta di vivere, la tutela del benessere e della salute più a lungo possibile”.

E le piazze della protesta sono piene di pensionati: “Certo – conclude Scacchetti –, gli anziani sono per natura solidali: la loro prima preoccupazione è per i figli e i nipoti, per questo partecipano in massa alle mobilitazioni”.



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