Musk & c allungano in Europa politiche suprematismo bianco

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Vigilia di Natale, misure di sicurezza innalzate in tutta Europa e soprattutto a Roma dove oggi il Santo Padre aprirà in San Pietro la Porta Santa e darà il via all’Anno Santo, milioni di pellegrini (oltre trenta stimati) in arrivo nella Capitale, l’eco dell’attentato al mercatino di Natale a Magdeburgo, cinque vittime, una settantina di feriti di cui alcuni ancora molto gravi.  E poi c’è l’America di Trump e di Elon Musk che si apprestano a prendere il potere, il 20 gennaio, la Francia di Macron dove il governo Bayrou giurerà oggi, ennesimo tentativo di tenere in piedi la Republique insidiata dalla destre così come la Germania di Scholtz, anch’essa in crisi di governo e chiamata al voto anticipato il 23 febbraio con gli estremisti di Afd (Alternative fur Deutchland) in piazza contro l’immigrazione islamica e quindi, secondo loro, jihadista.

Stavolta Afd, e con loro molti altri anche in Italia, hanno però parlato troppo presto: al-Abdulmohsen, l’attentatore di Magdeburgo era uno psichiatra saudita perfettamente integrato nell’ospedale dove lavorava ma odiava l’Islam fino ad accusare la Germania di essere troppo ospitale con gli immigrati islamici, era un simpatizzante di Afd e di Elon Musk. Peccato che lo stesso “errore” lo abbia fatto anche l’ineffabile Elon Musk che sta mettendo bocca in tutti i governi europei: in Italia è amico, oltre che di Meloni, anche di Salvini e ha postato numerosi post per suggerire il ritorno del “Capitano”al Viminale. In Francia tifa Le Pen e circa la Germania ha scritto: “Solo Afd può salvare la Germania”.

Tutti questi sembrano fatti staccati l’uno dall’altro ma sono invece intrecciati se si leggono con una chiave diversa: l’ombra dell’apartheid, della segregazione razziale di quel Sudafrica e del suprematismo bianco nell’amministrazione Trump. Illuminante in questo senso è un’inchiesta del Financial Times pubblicata una prima volta in ottobre e poi adesso aggiornata alla luce, appunto, dei nuovi fatti. L’inchiesta è firmata da Simon Kuper, giornalista americano di origine anche lui, sudafricana. Informato sui fatti, insomma. Kuper mette in fila a sua volta una serie di fatti.

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Il primo è che Elon Musk “ha vissuto nel Sudafrica dell’apartheid fino all’età di 17 anni”. Il secondo è che “David Sacks, il capitalista diventato un fundraiser per Donald Trump e un troll dell’Ucraina, se n’è andato all’età di cinque anni ed è cresciuto in una famiglia della diaspora sudafricana nel Tennessee”. Il terzo: “Peter Thiel ha trascorso anni della sua infanzia in Sudafrica e Namibia, dove suo padre era coinvolto nell’estrazione di uranio come parte della spinta clandestina del regime dell’apartheid per acquisire armi nucleari”. Infine Paul Furber, “un oscuro sviluppatore di software e giornalista tecnologico sudafricano che vive vicino a Johannesburg: è stato identificato da due team di linguisti forensi come l’ideatore della cospirazione QAnon, che ha contribuito a dare forma al movimento Maga di Trump”.  Furber nega di essere legato e addirittura l’ideatore del movimento suprematista bianco che nel gennaio 2021 dette l’assalto a Capitol Hill.

In breve, è la considerazione che muove l’inchiesta pubblicata da FT, quattro delle voci più influenti di Maga il movimento politico che sostiene Trump e ha nei fatti sostituito i Repubblicani, sono uomini bianchi sulla cinquantina con esperienze formative nel Sudafrica dell’apartheid. Probabilmente non è una coincidenza. Il giornalista cerca di spiegare cosa collega le origini sudafricane di questi uomini con il Maga oggi. “L’Africa meridionale durante l’apartheid offriva una versione estrema di alcuni dei temi principali della vita americana odierna. Innanzitutto, c’era una tremenda disuguaglianza”. La miniera in cui lavorava il padre di Thiel era, ad esempio, “nota per le condizioni non molto lontane dalla servitù a contratto” come ha scritto e documentato Max Chafkin, il biografo di Thiel.

Così mentre i dirigenti bianchi, come i Thiel, avevano accesso a un nuovissimo centro medico e dentistico a Swakopmund e all’iscrizione al country club aziendale, i lavoratori migranti neri della miniera vivevano in campi di lavoro. Il fatto è che “per i bianchi di quell’ambiente e con quella mentalità, questa disuguaglianza non era dovuta all’apartheid. Pensavano che fosse inscritta nella natura”. Alcune persone erano attrezzate insomma per avere successo nel capitalismo, mentre altre no. Era così che andavano le cose, ed era inutile cercare di interferire con la natura. Non c’è molta differenza con il darwinismo della specie, ce la farà chi ha mezzi e risorse fisiche e gli altri pazienza, cui Musk ispira molte delle sue avventure imprenditoriali.

Due contemporanei di Thiel a Stanford negli anni ’80 ricordano che lui disse loro che l’apartheid “funziona” ed era “economicamente sano”. Il portavoce di Thiel, ovviamente, a domanda diretta ha negato che l’imprenditore abbia mai sostenuto l’apartheid. Kuper nell’articolo spiega come l’incubo bianco sudafricano degli anni ’80, che incombeva su tutto, era che un giorno i neri si sarebbero ribellati e avrebbero massacrato i bianchi. Come gli Stati Uniti, il Sudafrica era una società violenta e stava diventando ancora più violenta negli anni ’80. Nel 2023 sempre Musk ha messo in guardia sul potenziale “genocidio dei bianchi in Sudafrica”. E la recente affermazione di Trump sulle “ragazze americane violentate, sodomizzate e assassinate da alieni criminali selvaggi” così simili a certe affermazioni che sentiamo sulla bocca di tanti nostri politici di maggioranza, ha fatto leva e alimentato la paura di tanti bianchi e tanti cittadini italiani ormai infarciti dalla propaganda straniero=insicurezza.

C’è un altro punto, sempre secondo Kuper, che lega molti sudafricani bianchi che hanno vissuto la fine dell’apartheid e l’odierna destra americana: “Il disprezzo per il governo. Il regime dell’apartheid e poi l’ African National Congress hanno lasciato milioni di sudafricani senza elettricità, dignità, sicurezza o istruzione decente. Questa esperienza può incoraggiare il liberalismo antigovernativo. Furber ha detto che il primo messaggio online di quello che sarebbe diventato QAnon — “Aprite gli occhi. Molti nel nostro governo adorano Satana” — aveva perfettamente senso per lui. Nel 1995, un anno dopo che l’ANC aveva iniziato a tentare di farlo in Sudafrica, Thiel e Sacks, che si incontrarono a Stanford, pubblicarono “The Diversity Myth” negli Stati Uniti. È una difesa della “civiltà occidentale” contro il “multiculturalismo” (quello che la destra ora chiama “woke”), scritta da due ventenni bianchi che sono sicuri che il razzismo non sia il problema: “Non ci sono quasi veri razzisti… nella generazione più giovane d’America”.

Tre decenni dopo, questo duo e Musk, uniti nella “mafia PayPal” della Silicon Valley, hanno portato alla vittoria il ticket Trump-JD Vance che in campagna elettorale ha spacciato come vere storie inventate su immigrati neri da Haiti che mangiano animali domestici. L’aspetto razziale della politica di Trump – espulsione di molti milioni clandestini e un colpo secco ai diritti delle minoranze (che pure lo hanno votato) – è quasi altrettanto chiaro quanto lo era in Sudafrica. Musk e gli altri hanno subito molte altre influenze oltre all’apartheid, ad esempio la fantascienza e il terrore, quei odio, per il fisco. Questi signori sono gli stessi che tifano Afd in Germania, Salvini e Meloni in Italia, Le Pen in Francia, Farage in Uk, Fpo in Austria, Vox in Spagna. L’internazionale delle destre suprematiste.

E così, tanto per rimettere in fila pezzi di un discorso più ampio, Taleb Jawad al-Abdulmohsen era stato segnalato ai servizi tedeschi per le sue posizioni anti-Islam, complottiste, fan di Elon Musk e sostenitore di figure controverse come Alex Jones , giornalista Usa icona del complottismo, e Tommy Robinson, attivista dell’estrema destra britannica, ben oltre Farage. Musk in queste ore ha ribadito la sua posizione, affermando che la piattaforma dell’AfD ha “politiche di buon senso” e ha rifiutato l’etichetta di “estrema destra”. Il cancelliere Olaf Scholz, che resta candidato alle politiche di febbraio, ha voluto usare un approccio misurato: Musk ha diritto di esprimere le proprie opinioni e “la libertà di espressione include la libertà di sbagliare”.





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