23 Dicembre 2024
17:44
Dopo l’alt degli scorsi mesi da parte dei giudici romani e in attesa del pronunciamento della Cgue, il governo non getta la spugna sui centri in Albania (ancora vuoti). Al termine del vertice presieduto da Giorgia Meloni, l’esecutivo ha ribadito l’intenzione di lavorare su “soluzioni innovative”.
Il governo non getta la spugna sui centri in Albania. Al termine del vertice presieduto da Giorgia Meloni a Palazzo Chigi, l’esecutivo ha ribadito “la ferma intenzione di continuare a lavorare” su “soluzioni innovative”.
Tra queste appunto, il protocollo Roma-Tirana. Dopo l’alt degli scorsi mesi da parte dei giudici romani e in attesa del pronunciamento della Corte di giustizia dell’Unione europea, il governo si prepara a ripartire con i centri per il trasferimento dei migranti in Albania.
Al momento, come abbiamo raccontato più volte, le strutture di Shengjin e Gjader non ospitano nessuno. Entrambi i viaggi delle navi militari italiane che avevano trasportato i primi richiedenti asilo in territorio albanese sono andati a vuoto.
A non autorizzare il trattenimento erano stati i giudici romani, in osservanza della sentenza della CGUE sulla definizione di Paese sicuro, che per essere definito tale deve essere sicuro in ogni sua porzione di territorio e per tutte le minoranze.
Di conseguenza, anche il decreto Flussi in cui è stata inserita la lista aggiornata dei Paesi sicuri per rafforzarla rispetto al precedente decreto interministeriale in cui era contenuta, risulterebbe in contrasto con la normativa europea. A chiarire la questione sarà la Corte Ue, ma per ora il governo vuole tirare dritto.
E dunque, viene rilanciato il piano Albania, “anche alla luce della recente sentenza della Corte di Cassazione che ha indicato le competenze relative all’individuazione dei Paesi di origine sicura a livello nazionale”, si legge nella nota diffusa da Palazzo Chigi. In realtà, la Cassazione ha riconosciuto alla politica il diritto di stabilire quali siano i Paesi sicuri, ma ha altresì riconosciuto ai giudici la competenza a valutare il singolo caso ed eventualmente disapplicare il decreto.
L’intenzione di Palazzo Chigi è di ripartire con i trasferimenti a partire da gennaio. Una volta, cioè, che sarà entrato in vigore il dl Flussi, il quale tra le altre cose ha previsto che a prendere le decisioni sui migranti non saranno più i giudici delle sezioni Immigrazione dei tribunali ma le Corti d’Appello.
Nel corso del vertice di oggi, la premier Meloni “ha inoltre condiviso il forte consenso che è emerso in questo senso, anche in occasione della riunione promossa insieme ai primi ministri danese e olandese con gli Stati membri più interessati al tema, a margine dello scorso Consiglio europeo”, si legge ancora.
Linea confermata anche dal vicepremier Antonio Tajani. “Abbiamo ribadito il nostro impegno a seguire un percorso che anche l’Unione Europea ha riconosciuto come innovativo”, ha detto il ministro degli Esteri. “Le soluzioni innovative sono state apprezzate e vengono apprezzate anche da altri Paesi. Abbiamo avuto una sentenza della Corte che conferma la bontà delle scelte del governo, continueremo a lavorare in questa direzione con grande serenità e con grande serietà”.
Non la pensano così le opposizioni. “Altro che avanti con soluzioni innovative: avanti con propaganda che non risolve nulla e con la bugia che il problema dell’accordo albanese fossero i giudici politicizzati. A novembre, mentre in Italia sbarcavano 8 mila migranti, in Albania ne sarebbero stati ospitati 19 se il loro fermo fosse stato convalidato dai giudici”, hanno dichiarato capigruppo del Movimento 5 Stelle delle Commissioni Affari Costituzionali, Alfonso Colucci e Alessandra Maiorino.
Anche ipotizzando un numero maggiore di trasferimenti, “saranno sempre pochissimi rispetto alla media mensile di 5-6 mila migranti sbarcati sulle nostre coste quest’anno”, sostengono i pentastellati. “Una percentuale così bassa da non scoraggiare le partenze, senza considerare la concreta possibilità che i migranti vengano istruiti a dichiararsi provenienti da Paesi non compresi nella lista di quelli sicuri per evitare il trasferimento in Albania. Di certo questa ‘soluzione innovativa’ ha solo una cosa: le centinaia di milioni dei contribuenti usati per pagare questo spot della Meloni”, hanno concluso.
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