Il giorno del lutto, ma anche della rabbia e della ricerca della verità. A due giorni dal terribile incidente al sito Eni di Calenzano va avanti a ritmo serrato il lavoro della procura per accertare quello che è successo e chiarire eventuali responsabilità.
Nell’esplosione sono morte 5 persone, due delle quali – Vincenzo Martinelli e Carmelo Corso – vivevano a Prato. Altre due sono ricoverate in condizioni molto gravi al centro grandi ustionati di Pisa.
Oggi, per ricordare le vittime, è stato dichiarato il lutto regionale. Cgil Cisl e Uil hanno proclamato uno sciopero di 4 ore e nel pomeriggio hanno organizzato una manifestazione in piazza Vittorio Veneto a Calenzano sul tema della sicurezza sul lavoro.
Perquisizioni anche in Basilicata
Ieri su ordine della procura di Prato sono state eseguite alcune perquisizioni sul luogo del disastro. I carabinieri hanno perquisito anche la ditta Sergen di Potenza, incaricata di lavori di manutenzione nell’impianto fiorentino, per la quale lavoravano i due tecnici lucani Gerardo Pepe e Franco Cirelli, morti insieme a tre autisti per la deflagrazione avvenuta nell’area di carico del deposito. La procura procede per omicidio colposo plurimo, crollo doloso di costruzioni o altri disastri e rimozione dolosa delle cautele antinfortunistiche.
Le perquisizioni erano finalizzate ad acquisire documentazione, comprese chat nei giorni precedenti alla strage e nelle ore successive, per ricostruire cosa è accaduto nella linea di carico e scarico del carburante. La deflagrazione infatti è avvenuta proprio nell’area di carico, dove le autobotti effettuano rifornimento di carburante, a seguito della perdita di liquido durante le operazioni di ricarica.
Si indaga sulla manutenzione dell’impianto
Dai primi rilievi tecnici disposti dalla procura di Prato nel deposito Eni di Calenzano, non è stato trovato esplosivo: viene escluso quindi che l’esplosione sia da attribuire a un possibile sabotaggio. Il focus degli investigatori è posato sulla manutenzione straordinaria che era in corso alle pensiline numero 5 e numero 6 al deposito Eni: a quanto trapela 48 ore dopo il disastro, l’intervento su alcuni apparati sarebbe stato necessario da anni. Agli inquirenti risulterebbe infatti che sul luogo dove veniva eseguita la manutenzione straordinaria ci fosse un guasto che causava un malfunzionamento da alcuni anni.
Le indagini potranno contare sulle testimonianze di due sopravvissuti. Il primo è l’autista di un’autobotte che si è accorto di un malfunzionamento del sistema di carico e alle 10,21 e 30 secondi ha schiacciato un pulsante per dare l’allarme. L’uomo si è subito allontanato e pochi secondi dopo è stato travolto dalla deflagrazione salvandosi per miracolo. Il secondo testimone è un uomo che ha detto di aver visto la perdita di un liquido poco prima dell’esplosione.
Il sequestro del deposito
L’intero deposito Eni di Calenzano (Firenze) dove c’è stata l’esplosione del 9 dicembre 2024 è stato posto sotto sequestro dalla procura di Prato per svolgere le indagini tecniche necessarie per stabilire le cause dello scoppio alle pensiline di carico. Su invito di Arpat, Eni ha chiesto di intervenire per smaltire correttamente acque potenzialmente inquinanti, ma tutta l’attività di approvvigionamento, stoccaggio e distribuzione carburanti “deve restare ferma” fino a che sarà necessario.
In campo i periti. Dopo Eni, anche Sergen “collaborerà con l’autorità giudiziaria”
La procura di Prato ha dato incarico per effettuare più perizie riguardo all’esplosione di Calenzano. Oltre a quella, già resa nota, a due tecnici esplosivisti, le altre sono state affidate a tre medici legali per le autopsie e gli altri accertamenti sulle salme in modo da stabilire la causa della morte. Un’altra a due genetisti forensi per i confronti di Dna e il rilievo delle impronte digitali, laddove necessario, sui resti. Tra loro c’è un esperto antropologo.
Intanto, la Sergen Srl, in una dichiarazione all’Ansa, ha espresso “profondo cordoglio per la morte dei due lavoratori lucani, Franco Cirelli e Gerardo Pepe, avvenuta nell’esplosione del Calenzano, ed è vicina alle loro famiglie ed a quelle di tutte le persone rimaste coinvolte nell’incidente”.
L’azienda “pienamente fiduciosa nell’operato della magistratura, ha prestato e presterà collaborazione all’autorità giudiziaria per l’accertamento dei fatti”.
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