sequestrati 13 trattori per il valore di 350mila euro –

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I finanzieri del Comando Provinciale di Parma hanno dato esecuzione a un’ordinanza applicativa di misura cautelare reale emessa dal GIP del locale Tribunale, su richiesta di questo Ufficio di Procura, per le ipotesi di reato di bancarotta fraudolenta patrimoniale e documentale.

Il provvedimento di sequestro riguarda 13 mezzi agricoli, del valore complessivo di circa 350.000 euro, originariamente di proprietà di una società del parmense operante nel settore della produzione vegetale, dichiarata fallita con sentenza del Tribunale di Parma del 30 dicembre 2021.

Le indagini condotte dagli investigatori del Nucleo di Polizia economico-finanziaria di Parma, basate su puntuali riscontri documentali e sul territorio, ed altresì su un’accurata ricostruzione dei flussi finanziari, hanno permesso di ricostruire le varie condotte delittuose che sarebbero state poste in essere dagli indagati, i quali, nel corso degli anni, mediante più operazioni distrattive a danno dei creditori, avrebbero drenato liquidità della fallita attraverso sistematici prelievi di denaro contante non giustificati per circa 450.000 euro, aggravandone nel tempo il dissesto attraverso anche il sistematico inadempimento delle obbligazioni fiscali e previdenziali per un importo di oltre 2 milioni di euro, per poi infine cagionarne il fallimento.

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Inoltre, le attività investigative hanno permesso di delineare le modalità di distrazione dei 13 mezzi agricoli oggetto di sequestro.

In prossimità del fallimento, infatti, gli indagati hanno denunciato lo smarrimento delle targhe e carte di circolazione dei mezzi agricoli di proprietà della società decotta, poi reimmatricolati con targhe diverse a favore di una nuova società costituita ad hoc, riconducibile ad un familiare dei soci della fallita, avente medesimo oggetto sociale e luogo di esercizio, il tutto -come emerge dalla ricostruzione operata dalla PG- in assenza di qualsivoglia pagamento e documentazione attestante le cessioni.

Inoltre, nel corso delle investigazioni è emerso che gli amministratori e soci della fallita avrebbero omesso di consegnare le scritture contabili obbligatorie, sottraendole e distraendole dalla disponibilità degli organi fallimentari.

Nel corso dell’esecuzione del provvedimento di sequestro emesso dal GIP del Tribunale di Parma, su delega di questo Ufficio di Procura, la Guardia di Finanza ha eseguito acquisizioni documentali e perquisizioni anche in provincia di Cremona e Reggio Emilia.

L’operazione -coordinata da questa Procura della Repubblica ed eseguita dalla Guardia di Finanza di Parma- testimonia la costante attenzione al contrasto dei fenomeni di illegalità economico-finanziaria connotati da maggiore gravità e all’aggressione dei patrimoni dei soggetti dediti ad attività criminose, al fine di tutelare le imprese oneste che operano nel rispetto della legge.

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Con il presente comunicato si intendono sottolineare, in definitiva, i seguenti aspetti, che denotano la particolare rilevanza pubblica dei fatti:

  1. in primo luogo, le reiterate condotte illecite dei tre indagati, i quali, mediante più operazioni distrattive, avrebbero di fatto svuotato la liquidità della società di capitali, ne avrebbero aggravato il dissesto attraverso il sistematico inadempimento delle obbligazioni fiscali e previdenziali, per poi cagionarne il fallimento;
  1. in secondo luogo l’attenzione posta dall’Autorità Giudiziaria al destino della nuova società coinvolta per la quale è stata richiesta l’apertura della liquidazione giudiziale al fine di evitare la commissione di ulteriori reati, a tutela tanto dell’Erario quanto degli ulteriori interessi generali sottesi;
  1. in terzo luogo, per la rilevanza sul tessuto economico locale dei numerosi illeciti che sarebbero stati realizzati ai danni di fornitori privati, oltre che dell’Erario e degli Enti pubblici.

Si rappresenta che, per il principio della presunzione d’innocenza, la colpevolezza delle persone sottoposte ad indagine in relazione alla vicenda sarà definitivamente accertata solo ove intervenga sentenza irrevocabile di condanna.

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Il Procuratore della Repubblica dott. Alfonso D’Avino

 



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