Nuovo Giornale Nazionale – ISRAELE, LA DEMOCRAZIA ALTERNATIVA DI BENJAMIN NETANYAHU

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di Fabio Marco Fabbri

La politica in generale ed una parte della pseudo cultura in particolare, hanno tratteggiato la propria esistenza ostentando il possesso del concetto di Democrazia. In uno scenario dove pare che le antidemocrazie stiano dilagando, il 21 novembre la Cpi, ovvero la Corte penale internazionale, ha emesso un mandato di arresto internazionale per il presidente israeliano Benjamin Netanyahu. Il poco utile e costoso (finanziato obbligatoriamente dai 124 Stati aderenti e da risorse Onu), organismo internazionale, che generalmente emette “sentenze” che vengono ignorate dagli stessi stati aderenti all’istituzione, pone la base della sua missione nella ricerca di “antidemocrazie” e crimini collaterali, sui quali lavorare per suggellare l’utilità del suo essere.

Ma come accade sempre più frequentemente queste decisioni favoriscono l’aggregazione di governi che hanno una visione della gestione della società assimilabili. Infatti dopo il mandato di arresto internazionale, precedentemente consegnato anche a Vladimir Putin (17 marzo 2023), il primo ministro israeliano ha incassato una solidarietà internazionale ed un totale appoggio anche politico, da parte della maggior parte dei capi di governo identificabili come “conservatori”. Una risposta indiretta alla Corte Penale Internazionale che evidenzia un notevole disprezzo verso una istituzione, che a mio parere, dovrebbe interessarsi prevalentemente di altri ambiti sociopolitici dove le “dittature” sono concepite sulla base di colpi di Stato o azioni che rovesciano governi magari “democraticamente” eletti e che causano deliberatamente, e non di reazione, drammi umanitari. Va considerato che l’Ungheria, contesto europeo, come l’Argentina, ambito sudamericano, ma anche il colosso asiatico dell’India (quasi 1,5 miliardi di persone ma le stime sono profondamente in difetto a causa di un censimento molto approssimativo), sono democrazie rappresentate da leader che ignorano le decisioni della Corte penale internazionale. Inoltre questa tendenza solidale verso atteggiamenti ritenuti conservatori, non potrà che aumentare con l’insediamento alla Casa Bianca del repubblicano Donald Trump.

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Quindi siamo in presenza di una coalizione informale di destra a livello internazionale? Indubbiamente sta emergendo un gruppo di leader politici che possiamo inserirli in una forma di destra globale; oggi le figure di primo piano in questo scenario sono appunto Donald Trump, Benjamin Netanyahu, l’ungherese Viktor Orban, il presidente argentino Javier Milei e il primo ministro indiano Narendra Modi.

Dopo l’aggressione del 7 ottobre 2023 ad Israele, si è creata la necessità di operare per una difesa dello Stato ebraico che ha portato il capo del Governo di Tel Aviv a varcare alcune linee rosse ritenute i “limiti della democrazia”. Questo ha portato molti conservatori di tutto il mondo, a prendere come esempio questo “deficit democratico” e considerarlo come un elemento qualificante di questo sistema, piuttosto che come una imperfezione. Insomma un modello costituzionale alternativo che sfida l’utopia dell’universalismo liberale, legato alla interpretazione dei Diritti umani; quindi dell’idea che ha dei diritti umani l’universalismo liberale; che in pratica sostiene che certi diritti, se sussistono, significa che sono sempre esistiti, e se le società del passato non li riconoscevano, o la società contemporanea stenta a riconoscerli, la motivazione è che i “proprietari del potere” erano, o sono perversi e corrotti, o la società, per qualche ragione, non ne comprendeva o non ne comprende l’esistenza

È evidente che alla luce del massacro di massa “promosso” dai miliziani di Hamas, come hanno esternato anche molte autorità palestinesi e del Mondo arabo, che ha portato Gaza alla fame e alla disperazione, non è difficile mandare nell’oblio il dramma sociopolitico che ha colpito Israele quattordici mesi fa. Nel dicembre 2022 Benjamin Netanyahu ha assunto il governo del Paese rappresentando un governo di estrema destra e proponendo una serie di riforme amministrative e giudiziarie che hanno provocato un’ondata di proteste antigovernative. Quindi si è palesata quella che potremmo definire un’idea alternativa di democrazia, sostenuta dai “partigiani” della destra globale, e strutturata intorno al diritto di privilegiare le esigenze della nazione, e forse in sub ordine società e minoranze. Così questi esponenti di “democrazie plastiche” si sentono di rappresentare onorabilmente una alternativa sia al liberalismo che al fascismo; quindi la loro visione politica può essere narrata, in molti casi,  come etno-autoritaria.

Un ruolo importante nella strutturazione di questa forma di democrazia lo ha avuto il partito di destra israeliano Likud (fondato da Menachem Begin, 1913-1992), il quale anche se non ha avuto rapporti ufficiali con altri stati, ha comunque orbitato in ambiti relazionali comuni; ad esempio con Orbán, ma anche con Regno Unito, Stati Uniti, Europa centrale e dell’Est e persino Filippine e India.

In realtà questa è la versione di democrazia che ha prevalso a lungo in Israele, e che i sostenitori delle modalità operative, soprattutto dell’attuale Governo israeliano, ora mostrano come modello per i leader considerati conservatori di tutto il mondo. Ma Israele ha una storia a parte rispetto ad altri Paesi. Ricordo che il primo ministro di Israele, David Ben-Gurion (1886-1973), era decisamente contrario all’adozione di una costituzione, per pragmatismo e per motivi teorici. Infatti nel 1949 alla Knesset disse, in breve, – che era certo che lo Stato di Israele sarebbe nato da circostanze storiche speciali con compiti che forse nessun altra nazione ha mai dovuto affrontare…, di conseguenza, sono anche giunto alla conclusione che in materia di costituzione e leggi non possiamo agire secondo la prassi convenzionale-.

Va anche detto che il concetto di Democrazia elaborato dalla “dottrina” periclea, con “arricchimento” aristotelico, si distanzia anche da quelle che oggi vengono definite “democrazie compiute”; vedasi le Costituzioni che introducono i “poteri dello Stato” con la non irrilevante sproporzione tra “poteri eletti” e “poteri non eletti”, questi ultimi decisamente avvantaggiati. Anche queste ritengo ricadano tra le “democrazie alternative”.

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