Case a Bologna, la vicesindaca Emily Clancy: «In città 13.000 abitazioni sfitte, vanno usate. Studentati, cohousing e alloggi popolari, cosa è previsto»

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di
Francesca Blesio

La vicesindaca con delega alla casa e il piano del Comune: «Bologna è un caso particolare: è una delle poche città in cui la popolazione cresce, ha tanti studenti e lavoratori fuorisede e il turismo è cresciuto molto».

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Quello dipinto da Ires è un quadro a tinte fosche. Attendevate risultati così allarmanti anche per Bologna sul tema delle nuove povertà, Emily Clancy?
«Avevamo contezza che la casa stesse diventando una delle maggiori fonti di disuguaglianze in città come la nostra ad alta tensione abitativa. Sappiamo che la percentuale corretta, di peso della casa sul reddito, sarebbe del 30, un dato lontano da essere realtà qui da noi. Ed è per questo che il piano dell’abitare è centrale in questo mandato».

A che punto è?
«Abbiamo un piano e diverse strategie. Una punta a realizzare poli dell’abitare. Uno è quello di Bertalia-Lazzaretto dove verranno realizzati 236 alloggi: 119 di edilizia sociale, 117 per di studentato. È in corso il piano di fattibilità del progetto vincitore. Continuano poi i lavori su alloggi in città: penso al lotto H di fianco al mercato ortofrutticolo (130 alloggi). Il lotto G è in fase di ultimazione e sono 33, con avviso pubblico nei prossimi mesi. Si sono ultimati i lavori in via Raimondi e sono in corso di ultimazione quelli in via Serra-Albani e Di Vincenzo: sono case popolari e sociali, 38 alloggi in totale. Uscirà a inizio anno l’avviso per il cohousing in via Fioravanti 24 per 11 alloggi. E qui siamo già alla seconda strategia, quella dell’abitare collaborativo. Stanno andando avanti i lavori all’ex clinica Beretta per 16 alloggi sempre di cohousing (fascia di reddito 9-35 mila euro, probabilmente). Poi ci sono via Capo di Lucca 22 (da cui verranno fuori 8 alloggi) e via Barontini 17 (che è già un condominio solidale)».




















































La strategia «sfitto zero»?
«Vuole ristrutturare alloggi di edilizia residenziale pubblica sfitti perché da sistemare, senza venderne altri per farlo. Abbiamo stanziato dei fondi. 600 erano fermi da anni. Ora i primi 339 sono fatti, siamo facendo gli altri».

Il Superbonus come è stato usato?
«Abbiamo ristrutturato il 16% del patrimonio di edilizia residenziale pubblica, ne hanno beneficiato 6 mila persone in città».

Quando sarà il momento dell’Agenzia casa?
«Andrà in Consiglio a inizio 2025. Sarà un’agenzia pubblica per l’affitto che darà garanzie ai proprietari contro la morosità del conduttore ma anche servizi a supporto della locazione. E poi la doteremo di patrimonio pubblico».

Quali sono le principali cause dell’emergenza abitativa a Bologna?
«Il nostro è un caso particolare. E nasce da un concorso di fattori. Bologna è una delle poche città in cui la popolazione cresce. Abbiamo inoltre 70 mila studenti universitari (su 90 mila) che vivono qui e metà sono fuori sede, poi siamo la prima università in Italia per attrattività di studenti internazionali. Siamo inoltre secondi solo a Milano per attrattività occupazionale. Infine c’è il tema degli affitti brevi. Bologna non sarà come Venezia e Firenze ma ha registrato una crescita esponenziale del turismo. Gli appartamenti con affitti brevi nel 2015 erano meno di 800 ora sono oltre 5 mila. Sarà importante lavorare con la Regione sia su una norma regionale sugli affitti brevi che su una legge regionale sull’autorecupero di patrimonio dismesso per farne edilizia sociale».

Ci sono anche tantissimi appartamenti sfitti in citta. C’è modo per intervenire?
«A Bologna sono più di 13 mila. Presenteremo presto uno studio che abbiamo fatto fare e che incrocia tantissimi dati diversi. La nostra idea è di lavorare con grandi e piccoli proprietari per mobilitare il patrimonio sfitto in città».

Con altre 10 città avete scritto alla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, cosa vi aspettate?
«Che si aggredisca il tema del diritto alla casa. Servono investimenti perché in Europa entro il 2050 l’85% delle persone abiterà nelle città. Ci sono realtà, come Vienna, che negli anni hanno sempre investito e lavorato su questo. Sono da esempio. La rigenerazione del patrimonio esistente è fondamentale».

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Quali sono le nuove categorie colpite dall’emergenza abitativa a Bologna?
«Negli ultimi anni si rivolgono a un’edilizia popolare anche persone con fragilità abitativa e non sociale. Sono lavoratrici e lavoratori con stipendi di primo livello: insegnanti, oss, infermieri. Con uno stipendio da 1.300 euro al mese e con il criterio del 30% non trovi nulla».

C’è chi si trasferisce in Appennino, ma non è una soluzione valida per tutti.
«No, infatti. Tra l’altro soffrono anche diversi piccoli Comuni della nostra provincia, e non mi riferisco solo a San Lazzaro e Casalecchio. Comunque, anche per questo motivo, è importante lavorare su una mobilità sostenibile, politica che stiamo portando avanti con la Regione».

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22 dicembre 2024 ( modifica il 22 dicembre 2024 | 09:41)

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