Il museo del Perugia Calcio intitolato alla memoria di Carlo Giulietti


di Giovanni Cardarello

Oltre 64 stagioni al seguito del Grifo, in ogni categoria, dai dilettanti fino alla trasferte europee. Un amore e una passione incondizionata quelle che Carlo Giulietti ha incarnato fino all’ultimo giorno della sua vita. E domenica mattina la degna conclusione: da oggi il museo del Perugia porterà il suo nome.

Tanti i tifosi biancorossi ma soprattutto gli amici di Carlo, fra cui la signora Ceccarini e Sabrina Curi, che hanno voluto essere presenti alla cerimonia di intitolazione avvenuta all’interno del museo. Presenti per il Perugia Calcio anche il direttore generale sportivo Mauro Meluso e il direttore sportivo Jacopo Giugliarelli.

Ad aprire la memoria dei ricordi è stato padre Mauro: «Mi piace ricordare Carlo che sorrida e sia qui in mezzo a noi. Ieri lo abbiamo celebrato con una messa nella chiesa del Gesù. Il Natale è la festa della gioia, non siate tristi, se potesse oggi Carlo direbbe ‘grazie’ ad ognuno di noi».

A seguire l’intervento video del presidente del Perugia, Javier Faroni: «È un grande piacere essere con voi in questo importante evento. Per noi è un onore avere il museo che abbiamo, che Perugia possa vantare questa ricca storia e mostrarla a tutti gli appassionati di calcio del mondo. Per questo – ha aggiunto Faroni – oggi vogliamo rendere un grande omaggio a Carlo e a tutto il suo lavoro per aver costruito questo museo e soprattutto ringraziare suo fratello, sua moglie e tutto il team del museo del Perugia che lavora giorno dopo giorno e che è sempre presente per farlo crescere, renderlo più ricco e, dalla presidenza, c’è l’impegno di fare in modo che questo progetto possa proseguire. Un impegno che possiamo e dobbiamo mantenere a breve termine, che è quello di ampliare il museo e rafforzarlo, diffonderlo, affinché tutti conoscano la ricca storia che ha il Perugia».

Così il direttore generale Hernan Garcia Borras: «Visto che intitolare un museo è una cosa importante, abbiamo voluto conoscere la storia di Carlo e parlando con chi lavora nel club e anche con altre persone, abbiamo capito chi era. Da quel momento è stato facile concretizzare la giornata di oggi».

Per le istituzioni, presente l’assessore allo sport del Comune di Perugia Pierluigi Vossi: «Sono commosso perché sento rievocare certi ricordi che fanno tornare alla mia infanzia e riaffermare l’unione che c’è fra la squadra e la città nata tanti anni fa. Uno scrittore sudamericano, amante del calcio, diceva ‘un popolo senza memoria è un popolo senza futuro’, per questo ringrazio Carlo in particolare, ma anche Claudio e tutto il gruppo del museo che ci dà la possibilità di avere un futuro, anche in vista di alcune ricorrenze che cadranno il prossimo anno (50 anni dalla storica promozione in A e 120 anni del club, ndR)».

Assente per un piccolo problema di salute, ma presente attraverso una lettera letta da Roberto Fratini, Elio Clero Bertoldi, storico giornalista perugino e grande amico di Carlo: «Carlo Giulietti merita ampiamente questo riconoscimento per l’animo che lo ha sostenuto, la fatica spesa, la stessa intuizione iniziale di creare qualcosa che resistesse ai tempi, il suo ‘amore’ sviscerato per Perugia ed il Perugia. Tuttavia ritengo che se questo attestato gli fosse arrivato, per assurdo, in vita, avrebbe posto una condizione per accettarlo: la condivisione con gli altri amici con i quali aveva portato a termine questa significativa, grande impresa. Cosa significa amare una maglia se non si conosce quello che c’è dietro quel simbolo biancorosso? Sono convinto che se tecnici e calciatori dedicassero un pizzico del loro tempo libero a visitare le ricchezze storiche, monumentali, culturali e paesaggistiche del capoluogo umbro – conclude Bertoldi nella sua lettera -, non potrebbero non innamorarsene perdutamente. Ed un innamorato per la sua ‘fiamma’ è pronto a fare ed a dare tutto. Anche sul campo di gioco».

Il commosso saluto di Marilù, la moglie di Carlo: «Il quadro di Nakata che vedete qui appeso è l’ultimo cimelio che Carlo ha raccolto, ad un mese circa dal suo addio. Sono commossa per l’affetto della gente e per la vostra presenza qui oggi».

Infine il ricordo di Claudio, fratello gemello di Carlo, che ha voluto raccontare alcuni aneddoti legati al proprio vissuto insieme come quando, ai tempi di Guido Mazzetti e Lino Spagnoli, i due fratelli anticipavano l’orario del pranzo per incontrare i giocator che all’epoca mangiavano nel pre gara al ristorante ‘Trasimeno’, in pieno centro storico, all’epoca di proprietà di Furio Pagnotta (padre di Carlo, fondatore di Umbria Jazz), e sentire Mazzetti che ‘martellava’ i giocatori su come affrontare l’avversario di turno. Ma anche altri ricordi legati al mitico ‘piazzone’ e al Santa Giuliana, con foto inedite mostrate nello schermo della sala stampa del museo.

Prima dei saluti finali c’è stato spazio per mostrare alcuni cimeli davvero rari come il pallone da calcio del 1938, un Grifo in legno donato da Sergio Ragni e due maglie della nazionale di Hidetoshi Nakata.

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