700 ore di ferie solidali alla collega vedova: come funziona e limiti

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I rapporti di lavoro funzionano meglio se c’è serenità nella vita privata. Ne beneficia l’umore e, conseguentemente, la performance in ufficio. Non sempre però quel che succede nella propria esistenza consente di svolgere al meglio le mansioni contrattuali. Ne sa qualcosa una 40enne di Forlì che, a causa della malattia del marito, ha dovuto utilizzare tutte le sue ore di ferie per assisterlo in una fase molto difficile, iniziata tre anni prima con la diagnosi di un grave problema di salute.

Con la scomparsa del coniuge, il lutto ha colpito tutta la famiglia ma – in soccorso – sono arrivati i colleghi della lavoratrice che, in uno slancio di altruismo e di empatia, hanno scelto di “donarle” ben 700 ore di ferie aggiuntive, per consentirle di stare qualche mese a casa e di passare più tempo con i figli minori, molto scossi per il recente evento.

Di seguito vedremo un po’ più da vicino questa storia di solidarietà in ufficio, cogliendo anche l’occasione per parlare dell’istituto del diritto del lavoro, che prende il nome di “ferie solidali“. Come funziona? E a quali limiti è sottoposto? Ecco cosa sapere.

Conto e carta

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700 ore di ferie donate dai colleghi della ditta, il gesto di umanità e solidarietà

La donna non si aspettava questa bella “sorpresa” da parte dei suoi colleghi di lavoro in una ditta di imballaggi di Meldola, in Emilia Romagna. Arrivate su proposta del capo reparto, 700 ore di ferie in regalo non sono affatto poche e ben rappresentano la vicinanza nel difficile momento della scomparsa di una figura cara.

La gratitudine si è palesata in una lettera pubblica di ringraziamento, che ha fatto il giro del web e che testimonia che negli ambienti di lavoro, lo spirito di squadra si vede – anche e soprattutto – quando un collega non se la passa troppo bene sul piano personale e affettivo. Ogni collega ha donato qualche ora di ferie per raggiungere un totale di 700 ore, vale a dire qualche mese di riposo retribuito.

Oltre al sollievo di poter recuperare le energie e passare più tempo in famiglia, nella lettera pubblica la lavoratrice – vedova da poche settimane – ha espresso anche un certo stupore, scrivendo di essere rimasta “senza parole” e forse ignorando la possibilità – offerta dalla legge – di donare le proprie ferie ad un’altra persona.

In mancanza dell’aiuto dei colleghi e del capo reparto – per cui non è stato chiesto nulla in cambio – la donna sarebbe dovuta tornare in ufficio subito dopo il decesso del marito, perché – come accennato sopra – aveva speso tutte le sue ore di ferie. In verità, tra visite, ricoveri e convalescenze di durata sempre maggiore, per stare vicina al coniuge – invalido al 100% – la donna ha dovuto far riferimento non soltanto alle ferie, ma anche ai permessi (rispetto ai quali è preferibile evitare l’abuso) e al congedo previsti dalla legge 104.

Al decesso del marito, all’età di 47 anni, il rischio concreto era quindi quello di dover tornare a lavorare immediatamente, ma – come ovvio – senza essere nelle condizioni emotive e senza avere le energie giuste. Tuttavia, vent’anni trascorsi in questo luogo di lavoro devono aver consolidato legami ed amicizie, conducendo all’apprezzato gesto di solidarietà.

Cosa sono le ferie solidali: condizioni e limiti

Come abbiamo visto sopra, se un dipendente usa tutte le sue ore di ferie per assistere il familiare malato, al suo decesso può evitare di tornare al lavoro subito, se i colleghi gli vengono incontro con le ferie solidali.

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La cessione delle ferie è prevista dal d. lgs. n. 151 del 2015 –  e  in particolare dal suo art. 24 secondo cui:

i lavoratori possono cedere a titolo gratuito i riposi e le ferie da loro maturati ai lavoratori dipendenti dallo stesso datore di lavoro, al fine di consentire a questi ultimi di assistere i figli minori che per le particolari condizioni di salute necessitano di cure costanti, nella misura, alle condizioni e secondo le modalità stabilite dai contratti collettivi stipulati dalle associazioni sindacali comparativamente più rappresentative sul piano nazionale applicabili al rapporto di lavoro.

Alcuni dei contratti collettivi (e aziendali) hanno ampliato la platea di beneficiari, anche ai casi della grave malattia del lavoratore stesso o dell’assistenza a un familiare non autosufficiente.

Appare evidente il richiamo al caso della donna forlivese, che abbisognava di ore in più di riposo per occuparsi dei figli minori, rattristati dalla scomparsa del genitore. In particolare, le ferie solidali consentono ai colleghi di cedere i giorni di riposo già maturati e hanno le seguenti caratteristiche:

  • la cessione è volontaria, gratuita (senza monetizzazione) ed è tipicamente il frutto di un accordo tra chi lavora in azienda (nel caso visto sopra è stato il capo reparto a promuovere l’idea);
  • sono donate al collega che vive una situazione personale difficile o una fase particolarmente delicata della sua vita;
  • servono a permettere ulteriori assenze dal lavoro, anche dopo aver terminato le proprie ferie e permessi;
  • sono cedibili soltanto le ferie eccedenti il minimo legale, vale a dire i giorni di riposo che superano le 4 settimane all’anno previste dal d. lgs. n. 66 del 2003. Pertanto non sono donabili le ferie maturate ma non ancora godute, se rientrano nel minimo legale.

In concreto, la possibilità di avvalersi delle ferie solidali è disciplinata dai Ccnl e da accordi aziendali ad hoc, che dettagliano modalità, limiti e condizioni della cessione delle ferie. Nel caso visto sopra, è stata un’iniziativa spontanea ed interna alla ditta in cui lavora la donna, a stabilire la donazione di 700 ore di ferie.

I passi da compiere per la cessione dei giorni di ferie

Il dipendente dovrà concordare l’utilizzo di queste ferie aggiuntive con il datore di lavoro e l’ufficio risorse umane. Va da sé d’altronde che cessione e utilizzo delle ferie dovranno essere documentati e verbalizzati, nel rispetto delle normative contrattuali e degli accordi aziendali e per conferire chiarezza e trasparenza alla pattuizione tra le parti (datore di lavoro, beneficiario e colleghi donatori).

Perciò in linea generale:

  • il dipendente farà una richiesta scritta al datore di lavoro o all’ufficio risorse umane, che includerà i motivi della richiesta, la dichiarazione di aver terminato permessi e ferie e la durata del periodo di pausa dal lavoro;
  • i colleghi dovranno dichiarare formalmente di cedere una parte delle loro ferie al beneficiario, compilando una dichiarazione scritta che evidenzia la loro scelta volontaria e libera.

Ambo le parti debbono presentare una richiesta di applicazione delle ferie solidali all’ufficio risorse umane, seguendo le modalità e i limiti previsti dal Ccnl di riferimento.

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Sarà il datore di lavoro a dare il via libera, considerando le esigenze organizzative e produttive dell’azienda, e agirà proprio come se fosse il dipendente a chiedere delle ferie per sé. Il capo potrà opporsi alle ferie solidali soltanto per ragioni fondate e documentate, da rendere note ai lavoratori entro un termine ragionevole. Mentre, da parte sua, il dipendente che dona le sue ore di ferie, avrà diritto ad avere una conferma scritta della cessione e a conservare una copia della richiesta e dell’autorizzazione datoriale.





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