La Ue si prepara all’arrivo di Trump. E Meloni tratta con i frugali: «Flessibilità sulle spese militari»

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dal nostro inviato

SAARISELKA (Finlandia) Scorporare le spese della Difesa dal Patto Ue per aumentare gli investimenti nel comparto. E tutto questo per prepararsi al ciclone Donald Trump, il presidente eletto americano che già minaccia la Nato e chiede agli europei uno sforzo monstre per sostenerla: non più il due per cento del Pil, ma il cinque. Missione impossibile? Giorgia Meloni ci prova. A smuovere i rigoristi del Nord. A rompere il ghiaccio – letteralmente, visto che da queste parti, al summit Ue di Saariselka, in Finlandia, il paesaggio non offre molto altro – con i Paesi che fino a qualche anno fa mettevano l’Italia tra i “Piigs”, acronimo non proprio di cortesia per indicare gli Stati Ue che vivono al di sopra delle proprie possibilità. È anche questa la missione del vertice europeo a quattro – Svezia, Finlandia, Italia e Grecia – fra le foreste artiche finlandesi.

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Meloni si presenta a metà mattinata sotto una bufera di neve. Si presta alla foto con “Father Christmas”, Babbo Natale, vera mascotte del ritrovo in Lapponia, la abbraccia e lei di rimando gli dice: «I love you!». Non ha voce, solo un filo, brucia ancora l’influenza che l’ha presa a Bruxelles. Ci scherza su davanti al camino nella residenza presidenziale finlandese, i leader sul divano scalzi come si usa da queste parti: «Ragazzi mi sa che sto peggio di voi – sorride ai cronisti – se non muoio a questo giro..».

NELLA BAITA

La seconda giornata del summit è dedicata al tema della sicurezza. Nella baita innevata del padrone di casa Petteri Orpo la premier cerca di saldare un asse tra Nord e Sud Europa sulla grande questione che pende sul futuro della Nato. Organizzazione che Trump, sull’uscio dello Studio Ovale, mal sopporta e vorrebbe non pesasse solo sulle tasche dei contribuenti americani. Fa sul serio Trump. Se è vero, come riporta la stampa a stelle e strisce, che di recente ha minacciato di alzare la posta. Cinque per cento del Pil in armi e sicurezza. Più del doppio dei vincoli attuali, il 2 per cento, che per l’Italia sono già una chimera come non smette di ricordare il ministro Guido Crosetto: difficile centrare l’obiettivo entro il 2028 come ha promesso alla Nato l’allora premier Giuseppe Conte. Fa sul serio Trump e lo ha ricordato mercoledì sera in una cena con gli alleati europei a Bruxelles e il presidente ucraino Volodymyr Zelensky il segretario della Nato Mark Rutte. Con il nuovo corso a Washington DC, se gli europei vorranno ancora avere le spalle coperte dalla minaccia russa ad Est dovranno fare uno sforzo senza precedenti. Tradotto: puntare subito al 3 per cento del Pil nella Difesa e sarà questa l’asticella che la Nato fisserà al summit dell’Aja il prossimo anno. Dove trovare i soldi? Eurobond? Un nuovo Patto? Fra i leader non c’è accordo unanime. I rigoristi tengono il punto. Meloni sa bene che aumentare i fondi per le spese militari vuol dire rischiare sul piano del consenso. Soprattutto in Italia. «Dobbiamo pensare alle esigenze di famiglie e imprese» ricorda ai presenti nelle ore in cui a Roma la sua maggioranza prova a sigillare una legge di bilancio dopo un travagliato iter parlamentare. Per questo tesse la tela europea. Con la nuova legislatura che muove i primi passi a Bruxelles, la presidente del Consiglio e leader dei Conservatori europei spera di riaprire una finestra per discutere del Patto di stabilità. E per farlo ha bisogno di saldare un’alleanza trasversale in Ue per togliere almeno una parte di quelle spese dai vincoli di deficit e debito della Commissione. Ne parla con gli alleati duecento chilometri a Nord del Circolo polare artico. Il greco Mitsotakis le fa sponda. Qualche spiraglio – ancora preliminari, sarà lunga- anche dai premier finlandese e svedese Orpo (ex ministro delle Finanze) e Ulf Kristersson. Entrambi formalmente di centrodestra, esponenti dei Popolari europei, ma con la fama di falchi quando si parla di finanza.

LE SPESE INUTILI

A Saariselka comunque il quartetto fa i conti con l’ombra di Trump sulla Nato. Discute fra l’altro come evitare inutili sdoppiamenti tra spese militari chieste dell’alleanza e programmi della Difesa di matrice europea. Carri armati, jet da combattimento, elicotteri. La notizia è che c’è un pezzo di Europa e di Nato – Svezia e Finlandia hanno aderito all’Alleanza un anno fa e ora sorvegliano il confine Est con la Russia – che cerca di preparare il terreno alla nuova era americana. Meloni spera di fare da tramite grazie ai buoni uffici che vanta con il capo dei Repubblicani Usa. Nel pomeriggio si risparmia la gita alla fattoria delle renne, dà forfait per riposare in hotel. Trump, l’Ue, la Nato. È una partita che si incrocia con la guerra in Ucraina e le minacce di Putin ai Paesi europei. Per garantire la sicurezza di Kiev l’Europa deve armarsi e spendere di più, fanno sapere da Washington. Come, resta da vedere. Qualcosa forse si capirà dalla visita che Rutte farà presto, prima dell’Inauguration day, al nuovo presidente Usa nella sua residenza di Mar a Lago.

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