Germania sotto shock per l’attacco sotto elezioni

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Il giorno dopo la strage, con il tricolore tedesco issato a mezz’asta su tutti gli edifici pubblici come disposto dalla ministra dell’Interno, Nancy Faeser, la ricostruzione dei fatti appare pressoché completa.

Ci sono il reo confesso e il movente dichiarato («ho agito per vendetta su come la Germania tratta le rifugiate saudite») mentre appare sempre più innegabile la complicità colposa del fallimentare sistema di sicurezza del mercatino di Natale di Magdeburgo, bucato con incredibile facilità dall’attentatore. Per superare le barriere di protezione intorno alle bancarelle gli è semplicemente bastato utilizzare la corsia di emergenza riservata alle ambulanze.

Drammaticamente incerta resta invece la conta delle vittime. L’ultimo bollettino riporta 5 morti (tra cui un bambino di 9 anni) e 205 feriti di cui una trentina in condizioni critiche al centro della grave preoccupazione esternata nella nota ufficiale del cancelliere Olaf Scholz senza alcuna retorica e dopo l’urgente appello dei medici degli ospedali della Sassonia-Anhalt a tutti i donatori di sangue.

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IL MASSACRO di Magdeburgo ha le dimensioni di una catastrofe naturale abbattutasi su un paese indifeso, ed è più o meno così perché la vigilia devastata dalla strage improvvisa non è solo e tanto quella di Natale ma più in generale delle imminenti elezioni federali. Di fatto l’attentato compiuto da Taleb Al Abdulmohnsen ingerisce nel voto nazionale ben più degli endorsement pro-Afd di Elon Musk.

Basta registrare l’ultimo sondaggio della Bild, il tabloid nazional-popolare sempre ben sintonizzato con la pancia dei tedeschi: «Ci fidiamo ancora davvero a frequentare ancora i mercatini di Natale?» è il quesito che restituisce l’impatto del terrore facendo ben capire quale sia il clima di paura che si sta alimentando in vista delle urne del 23 febbraio. Sarà (anche) questa la domanda che milioni di elettori si faranno prima di imbucare la scheda.

Il mercato di natale di Magdeburgo, in Sassonia, dopo l’attentato del 21 dicembre 2024, foto Ebrahim Noroozi /Ap

NESSUNO A BERLINO, lo nega più, e infatti fra le segreterie dei partiti si prova cinicamente a calcolare ormai soltanto a chi potrà giovare politicamente il brutale attentato di Natale.

Un arma a doppio taglio per chiunque abbia intenzione di impugnarla in campagna elettorale: il terrorista di Magdeburgo denuncia sì il pericolo islamico esattamente come Afd però non è distante dall’album di famiglia dell’ultradestra, mentre il suo profilo multi-polare mette in crisi non poco anche la stretta sui migranti siriani imposta dall’Ue e lo stop alle richieste di asilo dei siriani appena varato dal governo Scholz: se il “nemico” è già dentro i confini a cosa serve raddoppiare la sicurezza, come prevedono i programmi dei partiti progressisti? Un altro quesito a cui a rispondere saranno probabilmente gli elettori.

CON IL LEIT MOTIV della rivendicazione complottista del medico saudita che fa leva, tanto per cambiare sull’ex cancelliera Angela Merkel, iniziatrice dell’islamizzazione imposta per prima dalla Cdu e tuttora paladina dei rifugiati. Giusto Sahra Wagenknecht può vantare sulla carta un possibile guadagno dopo che ha messo sulla graticola la ministra Faeser insieme a tutti i governi precedenti. La leader del Bsw chiede polemicamente come siano stati utilizzati i miliardi destinati alla sicurezza contro il terrorismo, parlando direttamente alle tasche del paese.

«La polizia potrebbe aver valutato male il pericolo del sospettato nonostante gli avvertimenti» ammette Jochen Kopelke, presidente federale del sindacato di polizia prima di precisare che «solo perché le autorità di sicurezza tedesche ricevono segnalazioni dall’estero non significa che possiamo elaborarle immediatamente. Per fare questo abbiamo bisogno di maggiori poteri e risorse per prevenire crimini gravi» è un altra inquietante richiesta pre-elettorale

 

PER ADESSO I TEDESCHI sono ancora paralizzati dallo shock provocato dalla scena post-apocalittica della piazza vuota di Magdeburgo. Rimane stampata in testa l’immagine delle decine di guanti chirurgici usati rimasti sul terreno della strage, i pezzi di palle di natale frammisti al sangue non ancora rappreso.

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L’orrore andato in scena in tutte le edizioni dei telegiornali nazionali. Mentre non si fermano le commemorazioni spontanee, a partire dalla solidarietà della comunità islamica tedesca scesa in campo nel ricordo delle vittime e per denunciare l’estremismo.

Sullo sfondo resta il conto perlomeno politico che la Germania comunque presenterà, prima o poi, a Elon Musk. Colui che ha «permesso la propagazione dell’odio e della violenza che vediamo oggi sulla sua piattaforma» per dirla con le parole di fuoco di ieri di Karl Lauterbech, ministro della Sanità della Spd.



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