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Gli Stati Uniti d’America sono un Paese fantastico per le inchieste giornalistiche, per i complotti reali o presunti e per i segreti svelati e non sveltati che ne caratterizzano la, non troppo lunga, storia. In particolare, il mio interesse è catturato da quei personaggi che lavorano nell’ombra e che, pur essendo sconosciuti ai molti e privi di esposizione mediatica significativa, non anelano palcoscenici ricchi di riflettori. Il personaggio di oggi è Michael Glassner.
Alcuni lettori più attenti lo avranno individuato come co-responsabile di alcune campagne elettorali presidenziali e come importante sodale di Donald Trump. Glassner è il tipico rappresentante della borghesia ebraica della costa est, con una carriera scolastica ed un approccio al mondo del lavoro senza spiegazioni logiche per rapidità e successi.
Michael Glassner si laurea in scienze politiche e a 25 anni fa già parte dello staff di Bob Dole, leader repubblicano in Senato e candidato alla presidenza. Nel 1998 diventa il più importante consigliere di Lewis Eisenberg, presidente della Port Authority di New York e New Jersey, joint venture che controlla aeroporti, porti marittimi, eliporti, ponti, gallerie, trasporti ferroviari e su gomma, affari immobiliari miliardari e un corpo di polizia con migliaia di effettivi. E Glassner non è solo bravo, è anche “sfacciatamente fortunato”: pochi giorni prima dell’attentato alle Torri Gemelle, lascia il suo posto di lavoro alla Port Authority e anche il suo ufficio sito proprio nel World Trade Center… approda quindi alla IDT Corporation di Howard Jonas, multinazionale informatica che gestisce comunicazioni e trasferimenti finanziari.
Howard Jonas, sionista convinto e membro dell’AIPAC, convince Glassner a diventare attivista pro-Israele e a portare questo elemento all’interno dell’attività politica che nel frattempo si intensifica. Nel 2004 Glassner aiuta George W. Bush a essere rieletto e nel 2008 partecipa alla campagna presidenziale del duo McCain-Palin. Proprio in un’intervista a Jewish Insider dichiara: “Il mio interesse per la politica pro-Israele era cresciuto esponenzialmente” (in quel periodo, nda). Nel 2014 approda all’AIPAC, American Israel Public Affairs Committee, gruppo di sostegno ad Israele e considerato, senza smentite, il più potente e influente gruppo d’interesse a Washington.
Nel 2015 viene chiamato da Donald Trump come capo politico della sua campagna presidenziale, rendendo Trump più digeribile agli ebrei della costa est, spesso preoccupati per le strane esternazioni del tycoon. Il premio per l’ottimo lavoro svolto arriva con la nomina di Glassner nei Consigli di amministrazione dello United States Holocaust Memorial Museum, della Croce Rossa Americana e della Rutgers Business School.
Oggi Michale Glassner è presidente della C&M Transcontinental, società di consulenza strategica che vede fra i propri numerosi clienti: Save America PAC, Microsoft Corporation, Verizon, Comcast, National Business Aviation Association, AIPAC, IDT Corporation, Gartner, Business and Labor Coalition of New York e Kansas University.
Per far comprendere quanto il lavoro nell’ombra di Glassner possa tornare utile a chiunque abbia la capacità e il denaro per poterlo ingaggiare, riporto alcuni stralci di un suo articolo apparso sul Washington Times a proposito di Elon Musk e una sua eventuale collaborazione politica con Trump. A luglio 2022 così scriveva: “Il signor Musk non è un assolutista della libertà di parola; non è nemmeno un conservatore. È solo un opportunista qualunque… Come ogni buon socialista, la missione del signor Musk sembra essere quella di mungere le casse del governo il più a lungo e il più umanamente possibile”. Queste e altre dichiarazioni per dimostrare al signor Musk che a comandare il gioco sarebbe stato Trump e non il contrario e che la politica non è solo affare, ma anche dimostrazione di potere e di controllo dei media. Musk ha compreso e accettato, Trump felice, Glassner soddisfatto.
Oggi Musk è alla guida del nuovo Dipartimento per l’efficienza governativa. Fine di un capolavoro.
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