Perché è il momento dell’euro digitale. L’analisi del prof. Bagella

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È lecito chiedersi se la circolazione di una moneta digitale istituzionale, emessa cioè dalla banca centrale, sia compatibile con la circolazione di una moneta tradizionale, cartacea. Secondo molti esperti lo è, a patto che vengano introdotti regolamenti chiari per definire il rapporto tra le due monete. In questa direzione si stanno già muovendo la Fed e la Banca centrale cinese, mentre la Bce? L’analisi di Michele Bagella, professore di Economia monetaria presso l’Università di Roma Tor Vergata

21/12/2024

La diffusione massiva delle criptovalute, come il dollaro Tether, pone interrogativi cruciali per il ruolo delle banche centrali e la sovranità monetaria degli Stati. Una prima domanda che è lecito porsi è se la circolazione di una moneta digitale istituzionale, emessa cioè dalla banca centrale, sia compatibile con la circolazione di una moneta tradizionale, cartacea. Secondo molti esperti lo è, a patto che vengano introdotti regolamenti chiari per definire il rapporto tra le due monete. Diversi studi delle banche centrali e numerosi paper, incluso uno di Fabio Panetta, governatore della Banca d’Italia (“Il presente e il futuro della moneta nell’era digitale”, dicembre 2021) sottolineano inoltre che le criptovalute hanno poco a che vedere con la moneta digitale istituzionale.

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Il bitcoin per esempio è uno strumento speculativo privato, un’attività finanziaria, che per sua natura registra continui cambiamenti di valore, e non deve essere confuso con una moneta digitale emessa da enti istituzionali, come la Bce. Tenuto conto di una simile differenza, vi sono almeno tre motivi che giustificano l’introduzione dell’euro digitale da parte della Banca centrale europea. Il primo motivo è che altre banche centrali, come la Fed e la Pboc, la Banca centrale cinese, in più occasioni, hanno dichiarato di avere in programma l’emissione di una moneta digitale.

Se la Bce non si adeguasse, rischierebbe non solo di rimanere indietro nello sviluppo tecnologico del settore monetario di sua competenza, ma potrebbe esporre l’euro all’instabilità che le due nuove monete potrebbero causargli. Il secondo motivo riguarda le modalità regolamentari della sua introduzione che dovranno tener conto delle difficoltà di consumatori e imprese.

La Bce, con la sua esperienza nel controllo dei mercati, è chiamata a garantire che la transizione avvenga in modo sicuro ed equilibrato. In un paper dell’aprile 2023, Chiara Scotti del direttorio della Banca d’Italia dà molti dettagli al riguardo. “L’Eurosistema adotterà tutte le iniziative che saranno necessarie a evitare effetti indesiderati. In primo luogo, l’euro digitale non sarà remunerato. Convertire depositi in euro digitale sarebbe equivalente a un prelievo di contante. I depositi continueranno quindi a essere la migliore forma di moneta utilizzabile come riserva di valore”. La capacità dei consumatori di detenere euro digitale sarà soggetta a dei limiti individuali e le imprese non potranno detenere moneta digitale, e ricevere solo pagamenti.

Vale a dire che l’introduzione dell’euro digitale non penalizzerà i depositi bancari, che continueranno a svolgere la loro funzione, senza provocare instabilità pericolose ai bilanci delle banche. Inoltre, sarebbe auspicabile che la regolamentazione dell’euro e del dollaro sia simile perché le differenze potrebbero determinare forme di concorrenza tra le due valute che per esempio andrebbero a svantaggio del primo, se i depositi dell’equivalente moneta americana fossero remunerati. Proteggere consumatori e imprese dai rischi finanziari è compito della Bce che potrebbe limitarli attraverso accordi con la Fed. Inoltre, la transizione dalla moneta cartacea a quella digitale potrebbe rivelarsi complicata per alcune fasce della popolazione meno avvezze alla tecnologia. Tuttavia la storia insegna che l’adozione di nuovi strumenti di pagamento, come le carte di credito, è avvenuta gradualmente.

Allo stesso modo l’euro digitale affiancherà quello cartaceo, lasciando scegliere al possessore quale dei due adottare per effettuare i pagamenti. Il terzo motivo riguarda la sicurezza, la garanzia di tutela della privacy e il controllo. Sarà fondamentale rendere impenetrabile e non esposto a furti il sistema di dati a monte dell’euro digitale. Inoltre, l’utilizzo ricorrente delle criptovalute per scopi illeciti suggerisce che anche le monete digitali delle banche centrali possono essere usate al medesimo fine. La sfida consiste nel bilanciare sicurezza finanziaria e libertà economica. Le valute digitali delle banche centrali, essendo soggette a controlli puntuali, possono offrire molte più garanzie delle valute digitali private, grazie agli strumenti di controllo legale.

La stabilità finanziaria è infine l’obiettivo strategico da tutelare per evitare crisi e salvaguardare il bene comune. La competizione tra valute digitali istituzionali potrebbe generare squilibri se l’uso di una di queste offrisse condizioni più favorevoli (costi minori) come strumento di pagamento. Per esempio, l’introduzione di una moneta digitale da parte della Banca centrale della Cina potrebbe generare instabilità nel cambio col dollaro digitale se, come ha detto in più occasioni (e durante l’ultima riunione dei Brics), il governo cinese richiedesse ai Paesi del Global south, acquirenti dei suoi prodotti, di pagarli in yuan digitali. Intendo dire che adottare una moneta digitale non è solo un’opportunità e una necessità strategica per preservare la sovranità economica e monetaria europea, ma è anche un’evoluzione che presenta dei rischi che vanno minimizzati con accordi tra le banche centrali sulla loro regolamentazione.

Sicurezza e controllo devono essere tutelati, ricordando che senza un euro digitale, c’è il rischio che i cittadini e le imprese europee preferiscano valute straniere, compromettendo il valore e la stabilità dell’euro stesso e con esso l’integrazione economica europea. L’evoluzione tecnologica nel settore monetario è inevitabile che avvenga e che si adegui a quanto sta accadendo nei sistemi produttivi con l’introduzione della robotica e dell’intelligenza artificiale. Ignorare questo cambiamento epocale significherebbe per la Bce lasciare spazio ad altri attori, con conseguenze negative per il sistema economico europeo e italiano. In definitiva la sfida non è solo tecnologica, ma anche politica e strategica. L’euro digitale non sarà solo un nuovo strumento di pagamento, ma una risposta necessaria alle dinamiche di un mondo sempre più interconnesso e competitivo.

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