L’Unità di informazione finanziaria per l’Italia (“UIF”) ha pubblicato ieri il settimo numero del Quaderno delle casistiche di riciclaggio e di finanziamento del terrorismo, che riporta una selezione delle più recenti e rilevanti fattispecie approfondite attraverso l’analisi delle segnalazioni di operazioni sospette.
Per ogni caso viene riportato:
– un abstract, con la sintesi dell’operazione;
– la descrizione dei soggetti coinvolti;
– l’esposizione del caso;
– uno schema dell’operazione;
– elementi caratterizzanti l’operatività anomala (tratti principalmente dal Provvedimento UIF recante gli indicatori di anomalia del 12 maggio 2023).
Un caso riguarda i flussi finanziari connessi all’indebita percezione di rimborsi di crediti IRPEF. In particolare, è stato individuato un articolato network di persone fisiche e di società che percepiva indebiti rimborsi IRPEF erogati dall’Agenzia delle Entrate. Tale provvista confluiva successivamente su rapporti accesi da diversi soggetti presso la medesima filiale di un istituto bancario. Il destinatario finale dei fondi è risultato essere un dipendente della banca, poi licenziato per operatività fraudolenta a danno dei clienti. Gli approfondimenti condotti hanno mostrato che, diversamente da quanto riportato nei modelli 730, nessun soggetto beneficiario dei rimborsi fosse titolare di redditi da lavoro dipendente.
Un’altra fattispecie riguarda criticità in fase di richiesta o utilizzo di finanziamenti assistiti da garanzia pubblica. Sono risultate coinvolte società attive in settori economici eterogenei, alcune collegate tra loro, che hanno ottenuto dal medesimo intermediario finanziamenti di importo rilevante, assistiti dal Fondo Centrale di Garanzia per le PMI.
Le analisi condotte durante l’intero processo di erogazione del finanziamento hanno evidenziato le seguenti criticità:
– in sede di istruttoria è stato spesso valutato come elemento positivo e dirimente l’apporto di ulteriori capitali da parte dei soci (risultati, di fatto, fittizi);
– sono state rilevate incongruenze fra l’oggetto sociale delle imprese segnalate e il progetto d’investimento dichiarato;
– l’utilizzo del credito è apparso sospetto in quanto i fondi sono stati impiegati per finalità diverse da quelle dichiarate, (ossia per trasferimenti infragruppo, ulteriori aumenti di capitale di società collegate, pagamenti a favore di entità dal dubbio profilo soggettivo o acquisti di criptoattività).
Viene poi presentata una fattispecie di peculato di un funzionario amministrativo di enti locali. Trattasi del responsabile dell’area finanziaria di due enti locali che ha ricevuto denaro dagli stessi, a titolo di emolumenti, in misura superiore rispetto all’importo risultante dalle dichiarazioni fiscali. Successivamente, la provvista è stata trasferita, a fronte di presunti investimenti finanziari, a società estere fra le quali figura una persona giuridica attiva nel settore della produzione di software che, da notizie di stampa, risultava coinvolta in una serie di truffe informatiche.
Si analizza, poi, un caso di monetizzazione nel commercio di gioielli e metalli di provenienza illecita. In tale operazione è risultata coinvolta una rete di operatori professionali in oro con un’attività di compro-oro al dettaglio con volumi di operatività particolarmente elevati e non coerenti con la dimensione aziendale. Nel dettaglio, l’oro, di presumibile origine illecita, veniva acquistato da privati e rivenduto a diverse controparti per la successiva fusione e i relativi proventi vengono inviati in forma frazionata a numerose persone fisiche ricorrenti per la monetizzazione o a società operanti in settori non compatibili per il trasferimento su conti esteri. Frequente anche l’emissione di titoli di credito all’ordine dello stesso richiedente, prontamente riscossi in contanti. Tali evidenze, si legge nel documento, “unitamente alla ricorrenza dei comportamenti finanziari ricostruiti e valorizzati attraverso l’analisi di rete, contribuisce a corroborare l’ipotesi di un network di persone fisiche e giuridiche organizzato allo scopo di immettere nel circuito finanziario i proventi della vendita di oro di provenienza illecita”.
Un’ulteriore casistica riguarda la prestazione di garanzie fittizie in favore della Pubblica Amministrazione. La configurazione di tale operatività prevede il coinvolgimento di diverse imprese private e di enti pubblici che hanno stipulato, con la mediazione dello stesso professionista, contratti di prestito di titoli con due società estere allo scopo di utilizzare gli stessi a garanzia dell’adempimento di obbligazioni nei confronti della Pubblica Amministrazione.
Tali imprese estere sono risultate:
– non abilitate all’esercizio di attività finanziaria nei rispettivi paesi;
– accomunate dal medesimo esponente, coinvolto in precedenti vicende di truffe finanziarie e abuso di finanziamenti pubblici.
Inoltre, è emerso che non ci sono di riscontri sulla proprietà dei titoli in capo a dette società, con conseguenti dubbi sull’effettività delle citate garanzie.
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