La sicurezza europea sarà al centro del semestre di presidenza della Polonia al Consiglio Ue

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Con l’inizio del 2025 la Polonia assumerà per la seconda volta nella sua storia la presidenza del Consiglio dell’Unione europea, l’organo composto da un rappresentante del governo di ogni Stato membro. Varsavia si prepara a ricoprire un ruolo di primo piano nell’Unione in un momento di forti minacce alla libertà e alle democrazie del continente. La presidenza polacca sarà una boccata d’aria per l’Europa dopo i sei mesi con l’Ungheria al timone, caratterizzati più che altro da polemiche e intimidazioni da parte della cricca di Viktor Orbán (nonché da azioni politicamente inaccettabili, come la telefonata dello stesso Orbán a Vladimir Putin della settimana scorsa). Presiedere il Consiglio, infatti, vuol dire gestire l’agenda di incontri e negoziati, quindi avere un grande peso all’interno del processo decisionale europeo.

La Polonia ha progettato il semestre in funzione della sicurezza. È per questo che gran parte delle attività della presidenza saranno coordinate dal ministero degli Affari Esteri (Mae), sotto la guida esperta del ministro Radosław Sikorski.

Già protagonista della prima presidenza polacca nel 2011, Sikorski torna a dirigere le operazioni con una visione strategica e una rete diplomatica rafforzata, forte anche di un baricentro europeo sempre più spostato a Est. Il capo della diplomazia polacca già fatto sapere che porterà avanti le priorità della presidenza in stretta collaborazione con i nuovi leader dell’Unione, in particolare l’Alto rappresentante dell’Unione per gli Affari esteri Kaja Kallas e il Commissario per la difesa e lo spazio Andrius Kubilius.

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Il sostegno all’Ucraina è in cima alla lista di priorità del semestre. Il prossimo 24 febbraio ci sarà il terzo anniversario dell’invasione su vasta scala dell’Ucraina da parte della Russia, una guerra che non riguarda solo Kyjiv ma tutta l’Europa; una guerra ibrida che si combatte tutti i giorni su più fronti, tra propaganda, disinformazione, uso strumentale dei migranti, attacchi alla società civile, nello sport e nella cultura.

Il ministro Sikorski ha sottolineato che la presidenza della Polonia si impegnerà per garantire un sostegno duraturo e incrollabile a Kyjiv e alla sua ricostruzione, e proporrà una crescente pressione sulla Russia e sui suoi alleati per porre fine all’aggressione in corso il prima possibile.

L’evento più importante già in calendario sarà la conferenza dedicata alle sanzioni, prevista per il 25 febbraio e organizzata in collaborazione con l’inviato per le sanzioni dell’Unione europea David O’Sullivan, durante la quale verranno discusse strategie per intensificare le misure contro Mosca e Minsk e prevenire l’elusione delle sanzioni. La Polonia insisterà anche per proporre l’utilizzo dei beni congelati della Banca Centrale Russa per sostenere l’Ucraina, ma su questo sarà ancora più difficile trovare l’ok di tutti gli Stati membri.

Sicurezza esterna è ovviamente sinonimo di sfera militare, quindi il sostegno all’Ucraina nella risposta all’offensiva russa va dato prima di tutto aiutando gli uomini al fronte in tutti i modi possibili, finanziando lo “Scudo orientale” (East Shield) e promuovendo una solida industria della difesa europea. «Abbiamo bisogno di un’azione congiunta e ambiziosa sulla difesa europea, che integri gli sforzi della Nato. C’è bisogno di aumentare la nostra capacità difensiva a partire da una maggiore spesa militare, un’industria della difesa più forte e colmando le lacune nel nostro know-how. La presidenza polacca sosterrà queste attività e spingerà per un dibattito approfondito sul finanziamento della difesa nell’Unione», ha detto il ministro per gli Affari europei della Polonia, Adam Szłapka durante la conferenza stampa di presentazione del semestre di presidenza della Polonia.

Ma la parola chiave “sicurezza” può essere declinata in molti modi. E la difesa dei confini europei e dell’Ucraina è solo il primo di sette pilastri su cui poggerà l’architrave della sicurezza europea in questi mesi. Il secondo è quello della sicurezza interna degli Stati europei, costantemente minacciata dalle autocrazie illiberali, dalla criminalità organizzata, ma anche dai disastri naturali e dal terrorismo. «Vogliamo rendere l’Unione sempre più impermeabile alle minacce ibride, garantire che l’area Schengen funzioni correttamente, ridurre la migrazione irregolare e rispondere alle sfide di sicurezza interna poste dall’aggressione russa contro l’Ucraina», ha detto ancora Szłapka.

Solo che la sicurezza non è solo difesa fisica di confini e persone. Anche la disinformazione minaccia la gli Stati europei e i loro cittadini. Diventa quindi sempre più importante, nelle parole di Szłapka, imparare a riconoscere la disinformazione e la manipolazione di agenti esterni, mitigare la polarizzazione e la radicalizzazione nel cyberspazio, affrontare le situazioni di crisi che comportano interferenze da parte di Paesi terzi con i sistemi informativi dell’Unione.

C’è poi la sfida della competitività europea, con l’Unione che nei prossimi anni rischia di vedersi superare da autocrazie e altri Stati in ascesa se non si adegua al cambiamento tecnologico, alla transizione energetica e climatica, nonché alle nuove sfide poste dalle tensioni della politica internazionale. Per questo la Polonia ritiene necessario approfondire il mercato unico, rimuovere le barriere alle attività transfrontaliere, in particolare nel settore dei servizi e promuovere iniziative che migliorino l’accesso al capitale privato per le aziende che vogliono crescere e investire.

Al fianco della sicurezza economica c’è quella energetica, che significa prima di tutto ridurre la dipendenza dell’Unione europea da altri Paesi, a partire da quei regimi illiberali a cui in passato gli Stati membri si sono ingenuamente legati per la fornitura di idrocarburi. Ma sicurezza energetica è anche ridurre la dipendenza da tecnologie importate, quindi da componenti e materie prime essenziali necessarie per realizzarle.

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Gli ultimi due pilastri dell’architrave di sicurezza europea saranno la sicurezza alimentare – da garantire con un’agricoltura competitiva e aggiornata, capace di proteggere i settori più vulnerabili e garantire che i produttori extra-Ue rispettino gli standard di qualità, sicurezza e sostenibilità alimentare dell’Unione – e la sicurezza sanitaria, promossa soprattutto a partire da una trasformazione digitale dell’assistenza sanitaria e sulla necessità di migliorare la sicurezza dei medicinali nell’Unione europea, con particolare attenzione alla prospettiva dei pazienti. Sia la diversificazione delle filiere di fornitura dei medicinali che il supporto alla loro produzione nell’Unione svolgono un ruolo chiave.

La Polonia ha costruito la sua credibilità europea in materia di sicurezza un po’ alla volta, dimostrandosi sempre risoluta e inflessibile al momento di difendere l’Ucraina o prendere provvedimenti contro la Russia. Inoltre Varsavia ha una spesa per la difesa intorno al 4,2 per cento del Pil e ha già deciso di portarlo al 4,7 nel 2025. Nell’ultimo anno poi Donald Tusk ha trasformato il suo Paese da fortezza del populismo di destra, razzista e sovranista, a modello per l’Europa liberale. Un’Europa che però può essere davvero sicura solo se dimostra di poter essere inclusiva, aperta, anche e soprattutto in vista dell’allargamento dell’Unione.

Nei prossimi sei mesi infatti, la presidenza polacca darà impulso all’allargamento promuovendo progressi significativi per Ucraina, Moldavia e Balcani occidentali. Particolare attenzione sarà rivolta alla Georgia, con l’obiettivo di invertire la tendenza anti-europea promossa dal partito di governo e rafforzare le aspirazioni filo-europee della società civile. «L’allargamento è parte di ciò che concepiamo come politica di sicurezza, e non parlo solo di Ucraina e Moldavia, ma anche dei Balcani occidentali», ha detto a Linkiesta Ignacy Niemczycki, Segretario di Stato alla Presidenza del consiglio dei ministri. «Discorso diverso per la Georgia perché, come sappiamo, al momento il governo georgiano non è intenzionato ad avvicinarsi all’Unione europea, ma idealmente sarebbe stato uno dei punti in agenda».

La Polonia sosterrà anche un riavvicinamento tra l’Unione europea e la Turchia, riconoscendo il ruolo strategico di Ankara sia in termini di sicurezza che di economia. Una maggiore cooperazione economica sarà al centro di un forum dedicato al Partenariato Orientale, previsto a Varsavia il 16 aprile 2025, per aggiornare e rafforzare il format introdotto proprio dalla Polonia nel 2009.

Il motto e il logo della presidenza polacca riflettono profondamente l’identità e le ambizioni di questo semestre. Il motto è semplice, diretto, con quella freddezza dell’Est Europa che non lascia troppo spazio a interpretazioni: “Sicurezza, Europa!”. Così la Polonia vuole trasmettere un messaggio chiaro: solo attraverso un’azione congiunta e determinata l’Unione può affrontare le sfide di un mondo sempre più instabile e competitivo.

Il logo è stato ideato da Jerzy Janiszewski, lo stesso artista che creò il simbolo di Solidarność nel 1980: nel simbolo unisce la bandiera polacca alle lettere “Eu”, a rappresentare l’impegno della Polonia verso l’Unione europea e la sua storia di rinascita democratica. «Il logo rappresenta la migliore tradizione del movimento Solidarność e il ritorno della Polonia al centro del dibattito europeo», ha detto in conferenza stampa Magdalena Sobkowiak-Czarnecka, Sottosegretario di Stato responsabile della presidenza.

La presidenza polacca del 2025 non sarà solo un banco di prova per la diplomazia e la leadership di Varsavia, ma anche un momento cruciale per ridefinire le priorità e il futuro dell’Unione europea. Se è davvero unita, come suggerisce il logo di Janiszewski, l’Europa è più forte.

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