Il Centro Permanenza temporanea migranti in Albania resta inutilizzato per i veti della Corte di Giustizia europea e della magistratura italiana
E’ ormai cosa nota a tutti che l’Italia ha realizzato un progetto per la gestione dei flussi migratori in territorio albanese.
Nell’ambito di questo progetto, è stato costruito un centro di permanenza temporanea per migranti nei pressi di Gjader, frutto di un investimento considerevole e della cooperazione bilaterale tra i due Paesi.
Tuttavia, queste strutture sono desolatamente vuote, bloccate da un intreccio legale che vede protagonista la magistratura italiana e la Corte di Giustizia dell’Unione Europea.
Un’opera completata nei tempi previsti
Il centro migranti, pensato per accogliere temporaneamente richiedenti asilo in attesa di decisioni rapide sui rimpatri, è stato completato secondo i tempi stabiliti e queste strutture, moderne e dotate di tutte le attrezzature necessarie, avrebbero potuto allentare la pressione sui centri italiani costantemente sovraffollati.
La costruzione, realizzata con un investimento complessivo di quasi un miliardo di euro, è stata un esempio di capacità operativa in tempi rapidi del governo Meloni.
Tuttavia, l’intervento giudiziario ha impedito fino ad oggi di metterla in funzione.
Le decisioni legali in sospeso
Il 4 dicembre 2024, la Corte di Cassazione italiana ha esaminato uno dei primi ricorsi.
Gli esiti dell’udienza, però, non si conosceranno prima di gennaio.
La sentenza potrebbe rappresentare un punto di svolta, anche se la vera partita si giocherà nella primavera del 2025, quando la Corte di Giustizia dell’Unione Europea si esprimerà sulla compatibilità del progetto con il diritto comunitario.
L’accusa rivolta al governo italiano è quella di aver agito in violazione delle norme europee sui diritti umani e sulla gestione dei richiedenti asilo.
Il governo italiano, da parte sua, ha sempre sostenuto che l’intero progetto rispetta le convenzioni internazionali e gli accordi bilaterali esistenti, come la Convenzione di Strasburgo del 1983.
Il mancato utilizzo delle strutture è un danno per tutti
Il mancato utilizzo delle infrastrutture rappresenta una sconfitta non solo per l’Italia, ma anche per l’Albania e per il sistema europeo nel suo complesso.
Le strutture avrebbero potuto ospitare i migranti in un ambiente adeguato, in condizioni di detenzione migliori rispetto ai centri italiani.
Anche la Polizia Penitenziaria italiana, che avrebbe dovuto gestire il carcere interno al Centro, si trova ora in una posizione di stallo come tutte le altre forze dell’ordine presenti a Gjader.
Un’occasione sprecata o una battaglia da continuare?
L’intervento della magistratura italiana e della Corte di Giustizia europea, pur rappresentando un freno all’attuazione del piano, non chiude definitivamente la porta a future iniziative.
Il governo Meloni ha ribadito il suo impegno nel cercare soluzioni innovative per affrontare il problema migranti, auspicando che la burocrazia europea non impedisca agli Stati membri di agire in modo autonomo per la gestione dei flussi.
La posta in gioco per il futuro
La primavera del 2025, quindi, sarà decisiva per il destino di questo progetto.
Se la Corte di Giustizia dell’Unione Europea dovesse bocciare definitivamente l’iniziativa, l’Italia si troverebbe a dover ripensare la sua strategia, pur mantenendo la cooperazione con l’Albania.
Ad ogni modo, nonostante le difficoltà, il governo Meloni ha dimostrato che è possibile completare progetti di grande portata con efficienza e determinazione.
Ora resta da vedere se l’Europa sarà in grado di riconoscere il valore di questa iniziativa o se continuerà a bloccare azioni innovative che potrebbero rappresentare soluzioni alternative al problema migranti.
Giovanni Battista de Blasis
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Guarda il video girato durante la costruzione del Centro di Accoglienza di Gjader
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