Il caos in Francia, quello in Romania e nella massoneria

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31. Forti Enrico noto come Chico| Valeria Pacelli
18 maggio 2024: arriva in Italia Chico Forti, l’ex velista condannato all’ergastolo negli Usa per l’omicidio di Dale Pike, ucciso nel 1998 su una spiaggia di Miami. Non è un ritorno qualunque: ad accoglierlo, all’aeroporto di Pratica di mare, c’è la premier Meloni in persona. Poi Bruno Vespa va ad intervistarlo in carcere. “Accolto da re…”, gli racconta Forti. Ed è in carcere che avrebbe chiesto a un detenuto (secondo il racconto di quest’ultimo) di mettere a tacere Marco Travaglio e Selvaggia Lucarelli. Il detenuto ha raccontato tutto a un garante, pregandolo di avvertire il direttore del Fatto, il quale ha segnalato la vicenda alla Procura di Verona. È stato aperto un fascicolo senza indagati né reati. Forti non è mai stato iscritto e il 18 novembre 2024 il fascicolo è stato archiviato.

32. Foti Tommaso | Marco Lillo
A dicembre è stato nominato ministro al Pnrr. Il Fatto ha ricordato che – almeno alla nomina – era indagato per corruzione e traffico di influenze e che la procura di Piacenza ha chiesto il 16 febbraio 2024 per lui l’archiviazione ma il Gip (dieci mesi dopo) non aveva ancora deciso. Il nostro giornale ha dedicato tre articoli alla vicenda per capire meglio cosa emergeva dall’indagine. Abbiamo scoperto alcune mail intercorse tra Foti, l’assessore del suo partito e gli uffici dell’urbanistica di Piacenza. Quelle mail documentano l’attivismo dell’allora deputato, senza ruoli nel comune, per una società in relazione a una convenzione tra comune e una società per un parcheggio, nel 2019. Al neo ministro abbiamo posto domande. Pur non rilevanti penalmente per i pm, infatti, quei fatti restano di interesse pubblico. Il ministro non ci ha risposto. Ci sarà tempo nel 2025. Anche per capire se il gip archivierà.

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32bis. Fitto Raffaele | Chiara Brusini
L’ex ministro al Pnrr festeggia una promozione che sembrava improbabile dopo il no di Fratelli d’Italia alla rielezione di Ursula von der Leyen alla guida della Commissione Ue. Da vicepresidente esecutivo per la politica di Coesione e le riforme supervisionerà il Next Generation Eu. Ma il Piano italiano, che ha gestito fino a fine novembre, arranca. Nei primi 10 mesi del 2024 sono stati spesi 17 miliardi, nel migliore dei casi a fine anno si arriverà a 22. La metà rispetto ai 44 previsti nel cronoprogramma del governo.

33. Gasperini Gian Piero | Daniele Fiori
Antipatico e perdente. Erano questi i due principali argomenti dei suoi detrattori. Sul primo, de gustibus. Il secondo è stato smentito la notte del 22 maggio, quando l’Atalanta ha vinto l’Europa League, il primo trofeo internazionale della sua storia. Gasp ha portato la provincia al trionfo: l’apice di un ciclo che ha trasformato Bergamo nella più bella realtà del calcio italiano. E che sembra non conoscere fine: Gasperini e la sua Atalanta ora possono puntare anche allo scudetto.

34. Georgescu Călin | Gianni Rosini
Da outsider vince al primo turno delle presidenziali. Ma i partiti tradizionali non sono d’accordo: “E’ sostenuto dalla Russia!”. Proteste, ricorso alla Corte Costituzionale, i giudici stabiliscono che il voto è regolare, poi ci ripensano: “Abbiamo letto documenti secretati, c’è stata ingerenza di Mosca”. Tutto da rifare. L’Europa ha paura ad accogliere un nuovo Orban a Bruxelles e tenta di sbarrargli la strada. I partiti pro-Ue si tutelano e creano una mega-coalizione. L’impressione, comunque vada, è che così il candidato presidente ne uscirà più forte.

35. Germano Elio | Davide Turrini
Tre film in un anno e pure un David di Donatello. Zitto zitto Elio Germano ha fatto bingo. L’insegnante dal segreto (atroce) e confessato di La confidenza. Il Matteo (Messina Denaro?) in Iddu. Enrico Berlinguer nella Grande ambizione. Ora manca l’interpretazione di un papa e quella di Aldo Moro (ah no ci pensa Gifuni). Della serie: non è mai troppo tardi. Anche se non c’era nulla da dimostrare.

36. Grande oriente d’Italia | Giuseppe Pipitone
Per la principale obbedienza massonica del Paese quello che sta per finire è uno degli anni più controversi della sua storia bicentenaria. Forse solo ai tempi dello scandalo P2 i fratelli muratori hanno vissuto momenti peggiori. Questa volta, però, non c’entrano le logge deviate. Ad avvelenare il clima alla villa del Vascello è l’ormai insanabile spaccatura tra i sostenitori del Gran Maestro Stefano Bisi e quelli di Leo Taroni, aspirante numero uno che si è candidato al vertice del Goi con un programma antimafia. Una guerra intestina deflagrata dopo il voto del marzo scorso e combattuta a colpi di carte bollate e accuse incrociate di brogli. Cause e ricorsi che hanno portato alla nomina da parte del tribunale di un curatore speciale: si tratta dell’avvocato Raffaele Cappiello, primo profano (cioè non massone) a rappresentare il Goi dal 1805, anno della sua fondazione.

37. Guterres Antonio | Riccardo Antoniucci
Per aver sostenuto i principi del diritto internazionale sanciti dalla carta fondativa delle Nazioni Unite si è guadagnato il titolo di persona non grata. Da parte di Israele, che lo ha accusato più volte di “giustificare il terrorismo” dopo gli appelli contro la carneficina a Gaza. Da parte dell’Ucraina, che non ha apprezzato la sua visita diplomatica al vertice dei Brics, dove era presente anche Vladimir Putin. Ma lui non è un leader qualunque, è il segretario generale dell’Onu.

37bis. Khameini Ali Ḥoseynī | Marco Pasciuti
Represse nel sangue le rivolte del 2022, l’Iran continua a boccheggiare. L’economia soffoca, sotto la cenere arde il malcontento. Riaprire i trattati sul nucleare e convincere gli Stati Uniti ad alleviare il giogo delle sanzioni è l’obiettivo affidato al presidente riformista (per i canoni iraniani) Masoud Pezeshkian, ma la collaborazione militare con la Russia e Israele sfuggito al controllo Usa in Medio Oriente rendono il compito quasi proibitivo. Tel Aviv resta nel mirino anche se Hezbollah è depotenziata e il nodo da risolvere resta la capacità di arricchimento nucleare, la carta che Teheran tiene nella manica e a cui non intende rinunciare. La prospettiva di Donald Trump alla Casa Bianca non fa presagire progressi. La volontà di dialogo affidata ai proclami del governo tarda a dare frutti, l’Ayatollah amministra lo stallo in cui langue la Repubblica islamica.

38. Khelif Imane | Daniele Fiori
L’atleta più discussa delle Olimpiadi. La pugile algerina oro a Parigi è stata ingiustamente accusata di essere uomo: infinite polemiche, montate dalla destra mondiale, hanno segnato il suo match con Angela Carini, ritirata dopo 45 secondi. Khelif, per quel che sappiamo, è un’atleta iperandrogina: una donna con una eccessiva produzione di ormoni maschili. Tema delicato, mentre a Parigi Khelif è stata vittima di scontri politici e della faida tra boxe mondiale e Cio.

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39. Kj1, orsa | Alberto Marzocchi
Uccisa in estate su ordine del governatore Maurizio Fugatti, è stata il simbolo della complessa coesistenza tra i grandi carnivori e la popolazione trentina. Era l’esemplare più anziano delle nostre Alpi. La morte di Andrea Papi ha segnato uno spartiacque. E la politica locale, ricorrendo unicamente ai fucili, non fa altro che accentuare le divisioni.

40. Le Pen Marion Anne Perrine nota come Marine| Martina Castigliani
La leader delle destre estreme ha la sindrome di chi è in ascesa da troppo tempo, ma alla fine manca sempre l’obiettivo. Alla vittoria scontata delle Europee è seguito lo schiaffo della sconfitta alle legislative. Ora è ago della bilancia, ma non
abbastanza per essere al potere: una condanna. Come quella che rischia in primavera per uso improprio dei fondi Ue: in ballo c’è anche l’eleggibilità e, di conseguenza, la corsa all’Eliseo del 2027. Allora sì, è una maledizione.

40 bis. Mélenchon Jean-Luc | Martina Castigliani
Già dato per finito svariate volte, ha guidato l’unica altra forza capace di tenere testa alla destra di Marine Le Pen. Forse la vera spina nel fianco di Emmanuel Macron, l’ex socialista che ha trascinato le sinistre (malgrado le ostilità interne) continua a sognarsi presidente. Gli elettori lo premiano, gli alleati lo mollano. Tra i rari leader capaci di ascoltare la pancia del popolo, porta il peccato di non aver ammesso discendenze. In bilico.

40 ter. Macron Emmanuel Jean-Michel Frédéric | Martina Castigliani
Da autoproclamato leader dell’Europa che sognava di portare alla pace (invocando la guerra) a presidente della Repubblica aggrappato allo scranno, mentre il suo impero si sgretola ogni giorno di più. Il capo dell’Eliseo che si crede Re Sole ha vissuto e fatto vivere gli ultimi 12 mesi allo stremo con una sola strategia: sperare che il popolo smetta di pretendere di avere una voce. Ha una via d’uscita, ma la ritiene inaccettabile perché presuppone l’ammissione di colpe. Al tramonto.



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