A Pordenone il lavoro dipendente cresce sotto la media

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Nel 2023 l’occupazione dipendente nel settore privato (esclusa l’agricoltura e il lavoro domestico) del Friuli Venezia Giulia è aumentata di circa 2.100 unità rispetto all’anno precedente (+0,6 per cento), confermando una tendenza positiva iniziata nel 2015 e interrotta solo momentaneamente dalla pandemia nel 2020. Nel confronto con il 2018, quindi cinque anni prima, il numero di lavoratori dipendenti che presentano almeno una giornata retribuita in regione è complessivamente aumentato di oltre 28.000 unità (+8,1 per cento). Lo rende noto il ricercatore dell’Ires Fvg Alessandro Russo che ha rielaborato dati Inps.

Il lavoro dipendente tra 2018 e 2023

Sempre nel periodo 2018-2023 la crescita osservata ha riguardato tutto il territorio regionale, solo l’area pordenonese presenta un aumento inferiore alla media (+6,5 per cento). La componente femminile ha evidenziato un incremento un po’ più sostenuto (+8,5 per cento contro +7,7 per cento degli uomini). Per quanto concerne le tipologie contrattuali, sono aumentati prevalentemente i contratti a tempo indeterminato (+9,9 per cento, pari a +24.221 unità); risulta comunque significativa anche la dinamica dell’occupazione stagionale (+30,2 per cento, 2.424 unità in più). Crescono, ma in misura decisamente inferiore, gli occupati a tempo determinato (+1,2 per cento) e in apprendistato (+3,9 per cento). Si rileva inoltre una espansione più che doppia in termini percentuali del lavoro a tempo pieno (+9,8 per cento, 23.377 occupati in più) rispetto a quello parziale (+4,4 per cento).

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Oltre un terzo è over 50

Gli under 35 (+14,6 per cento) e soprattutto gli over 55 (+37,1 per cento) hanno registrato delle dinamiche fortemente positive, mentre sono diminuiti significativamente gli occupati nella fascia 35-44 anni (-10,8 per cento), in linea con le tendenze demografiche. I lavoratori ultracinquantenni, in particolare, rappresentano ormai oltre un terzo del totale degli occupati dipendenti (nel 2008 erano pari al 16,7 per cento). L’occupazione dei lavoratori non comunitari è sensibilmente cresciuta negli ultimi anni (+43,2 per cento, quasi 15.000 in più), in misura molto maggiore rispetto a quella dei cittadini dell’Ue (+4,2 per cento, +13.245). Il settore che ha evidenziato l’espansione più consistente è stata l’edilizia (+29,5 per cento), favorita dalle generose agevolazioni fiscali che hanno caratterizzato gli ultimi anni; è cresciuta più della media regionale anche l’occupazione nel turismo (alberghi e ristoranti, +13,2 per cento).

I redditi

La retribuzione media annua lorda (in termini di reddito imponibile previdenziale, che comprende i contributi a carico del lavoratore) nel 2023 è stata pari a 24.203 euro in regione, che diventano 34.546 euro per quella parte di occupati (197.093, poco più della metà) che hanno lavorato per l’intero anno con un orario a tempo pieno. Il Fvg è al sesto posto a livello nazionale (prima la Lombardia, il Veneto è quarto) e Trieste è dodicesima tra le province (con un imponibile medio pari a quasi 26.000 euro); in regione l’area isontina registra l’importo più basso (22.220 euro).

La perdita di potere d’acquisto dei salari

Se si considerano solo i lavoratori a tempo pieno che lavorano con continuità nel corso dell’anno, si può osservare che in regione il reddito imponibile medio è aumentato del 5,9 per cento tra 2018 e 2023. A livello nazionale la variazione è stata leggermente superiore (pari a +6,6 per cento); in Trentino Alto Adige ha sfiorato il 10 per cento, nelle regioni del Sud si registrano al contrario gli incrementi di minore entità (in Sicilia, Molise, Calabria e Sardegna sono stati inferiori al 4 per cento). In termini reali, ossia tenendo conto della dinamica dei prezzi (particolarmente intensa nel biennio 2022-2023), la variazione delle retribuzioni risulta però decisamente negativa (-9 per cento), sottolineando la generale perdita di potere d’acquisto dei salari. In effetti l’inflazione nel periodo 2018-2023, misurata in base all’Indice dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati, è stata complessivamente pari al 16,3 per cento, quindi molto superiore rispetto agli andamenti osservati delle retribuzioni. Questo indice viene utilizzato per adeguare periodicamente i valori monetari, i canoni di affitto e gli assegni dovuti al coniuge separato e si riferisce ai consumi dell’insieme delle famiglie che fanno capo a un lavoratore dipendente.

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