IN CALABRIA È EMERGENZA ABITATIVA: NECESSARIO UN PIANO PER RIDURRE IL GAP

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di ANTONIETTA MARIA STRATI – Migliaia di famiglie calabresi continuano a vivere in condizioni di disagio abitativo, senza una prospettiva concreta di miglioramento. È il desolante quadro emerso dal report sul disagio abitativo in Calabria, realizzato da Uil CalabriaUniat Calabria, che chiedono alla Regione un piano straordinario per affrontare  il disagio abitativo nella regione.

La Corte dei Conti, infatti, nella sua relazione semestrale sullo stato di attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza, nell’evidenziare la lenta crescita della spesa a livello generale, ha rilevato come «si evidenziano ritardi per molti progetti, in particolare nei casi in cui la realizzazione risulta maggiormente complessa (ovvero, quando si tratta di opere pubbliche)».

«Prendendo a riferimento i progetti rientranti nel PINQuA – si legge – che rappresenta la misura del Piano più strettamente connessa alla questione abitativa, oltre un terzo di essi presenta dei ritardi rispetto alla rispettiva programmazione temporale; inoltre, circa l’80 per cento di tali ritardi si concentra nelle fasi precedenti l’avvio dei lavori».

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Nonostante gli interventi di riqualificazione, manutenzione ed efficientamento consentano di ampliare gli alloggi disponibili, opportunamente recuperando quelli sfitti perché difficilmente
utilizzabili, per la Corte dei Conti “si è forse persa un’occasione per aumentare gli sforzi di edificazione di nuovi alloggi”.

Mentre in Italia sono 650 mila le famiglie che aspetta l’assegnazione di un alloggio pubblico, questo mentre l’edilizia residenziale pubblica è costretta a districarsi tra difficoltà burocratiche e pratiche, la Calabria, nel 2016, registrava 11.117 domande inevase, pari a un’incidenza di 13,8 domande ogni 1.000 nuclei familiari residenti. Questo dato evidenzia un significativo fabbisogno di alloggi sociali nella regione. L’incidenza è di 13,8 domande ogni 1.000 nuclei familiari residenti, una delle più alte in Italia. Questo indica una carenza strutturale di alloggi disponibili, non adeguata
a rispondere al fabbisogno abitativo della popolazione più vulnerabile.

Non risultano, poi progetti specifici in Calabria legati all’efficientamento energetico di immobili ERP finanziati con risorse del Pnrr. Questo suggerisce una carenza di interventi mirati nel miglioramento delle condizioni abitative pubbliche, considerando che molti immobili ERP sono datati e richiederebbero interventi di ristrutturazione e miglioramento energetico per ridurre i costi e aumentare la vivibilità.

Le abitazioni energivore gravano sulle famiglie a basso reddito. A livello nazionale, ancora, solo il 14% delle famiglie più povere ha accesso a questo tipo di abitazioni. Per la Calabria, non sono disponibili dati dettagliati sugli alloggi a canone calmierato, ma la regione soffre probabilmente di un’offerta limitata, come riflettono i dati generali sul Sud Italia. Solo una piccola percentuale delle famiglie calabresi riesce ad accedere ad alloggi a canone calmierato, a causa di una disponibilità limitata. Il problema è particolarmente grave nel contesto della povertà diffusa nella regione, con un numero elevato di famiglie che rientrano nelle fasce più basse di reddito.

«L’assenza di interventi significativi per la riqualificazione di edifici ERP nella regione conferma la necessità di politiche più incisive per affrontare il disagio abitativo e migliorare la qualità degli alloggi», viene sottolineato dal sindacato nel report, ricordando come servono «politiche che prevedono l’intervento sul territorio attraverso il Pnrr che si esplica nella progettazione dei cosiddetti PINQuA (Programma innovativo nazionale per la qualità dell’abitare). Il Programma è finanziato dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza
(PNRR), nell’ambito della Missione 5 “Coesione e inclusione”, componente 2, investimento 2.3».

Approfondendo il dato relativo alla Calabria emerge che i 57 progetti presentati per il finanziamento attraverso il PINQuA sono concentrati in tre città: Corigliano-Rossano, che ne ha presentati 38 per un valore di 45 milioni di euro e una spesa ferma (secondo i dati aggiornati a luglio del 2024 presenti sul portale Openpnrr) all’8,6%; Lamezia Terme, con 16 progetti per un valore di 118 milioni di euro e una spesa ferma al 7,9% (secondo i dati aggiornati a luglio del 2024 presenti sul
portale Openpnrr) e Reggio Calabria, che ha presentato 3 progetti per un totale di 54 milioni di euro e una spesa ferma all’8,6% (secondo i dati aggiornati a luglio del 2024 presenti sul portale Openpnrr).

Nel report vengono sottolineati i numeri relativi agli interventi del Pnrr a valere sull’Ecobonus. In Calabria sono stati presentati 1845 progetti che sono stati finanziati con 439 milioni di euro a valere sul Pnrr e con 483 milioni di euro di investimenti in totale.

Nella relazione della Corte dei conti manca completamente il dato riferito agli interventi a carico di immobili di Edilizia
residenziale pubblica.

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«È importante sottolineare – si legge – che quando parliamo di finanziamento totale questo è il risultato dei finanziamenti del Pnrr, dei cofinanziamenti dello Stato, degli enti locali e dei
privati. Per quanto riguarda la riforma degli alloggi universitari in Calabria viene segnalato 1 solo progetto
per un finanziamento totale pari a 3,9 milioni di euro».

Sono, invece, 8 gli interventi del Pnrr finalizzati al potenziamento dell’Housing first (innanzitutto la
casa) e stazioni di posta per persone senza fissa dimora. L’investimento ha lo scopo di aiutare le persone senza dimora ad accedere facilmente all’alloggio temporaneo, in appartamenti o in case di accoglienza, e offrire loro servizi completi sia con il fine di promuoverne l’autonomia che per favorire una piena integrazione sociale. Il finanziamento a valere sul Pnrr ammonta a 6,8 milioni di euro.

Per quanto riguarda, infine, il Programma “Sicuro, verde e sociale: riqualificazione dell’edilizia residenziale pubblica”, approvato nell’ambito del Fondo complementare al Piano nazionale di ripresa e resilienza, che è finalizzato ad intervenire sul patrimonio di edilizia residenziale pubblica
con l’obiettivo di migliorare l’efficientamento energetico e l’adeguamento sismico degli edifici, nonché di implementare e migliorare le aree verdi nell’ambito urbano di pertinenza degli immobili, anche al fine di ridurre la segregazione ed esclusione sociale, oltre a situazioni di degrado ed obsolescenza, si segnalano 49 progetti, per un finanziamento a valere sul Piano nazionale complementare pari a 97,7 milioni di euro, con 75 gare bandite e 25 gare aggiudicate.

Non può essere trascurato, infine, il fatto che in Calabria sono 450 mila appartamenti vuoti o inutilizzati (circa il 40% del totale degli immobili), mentre in tutta Italia gli immobili inutilizzati sono 8,2 milioni.

Davanti a questo stato di cose, «la Uil Calabria e l’Uniat Calabria – si legge nella nota – hanno elaborato delle proposte che vogliono portare all’attenzione dell’opinione pubblica regionale. Per affrontare l’emergenza serve: un Piano straordinario per l’edilizia pubblica, che porti alla costruzione di nuovi alloggi e recupero del patrimonio immobiliare inutilizzato».

«E, ancora – hanno proseguito – interventi mirati all’efficienza energetica degli immobili per ridurre i costi e migliorare la vivibilità e la creazione di un’Agenzia regionale per l’abitare: Un ente unico per gestire il patrimonio pubblico, coordinare le politiche abitative e sviluppare progetti di edilizia sociale».

«Il rafforzamento dei fondi per l’affitto – continua la nota – misure contro gli sfratti e incentivi per alloggi a canone calmierato per supportare i bisogni delle fasce più deboli della popolazione e la riqualificazione delle periferie e rilancio dei borghi per contrastare il degrado e favorire l’inclusione sociale».

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«La casa è un diritto umano fondamentale sancito dalla Dichiarazione universale dei diritti umani – viene ribadito – che deve essere tutelato. In una regione come la Calabria, dove il 48,6% della popolazione vive in stato di deprivazione, è indispensabile considerare l’abitare come una politica di welfare prioritario per garantire inclusione e dignità sociale». (ams)



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