Una minaccia per il merito e la qualità dell’inclusione scolastica

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Durante la manifestazione tenutasi a Roma il 3 gennaio 2025, il senatore Mario Pittoni ha ribadito la necessità di istituire percorsi abbreviati di specializzazione, i cosiddetti TFA Indire, come intervento straordinario per fronteggiare la carenza di docenti di sostegno specializzati.

Accogliamo con rispetto l’atteggiamento dialogante del senatore, che si è mostrato disponibile a raccogliere proposte costruttive per arrivare a una soluzione condivisa. Tuttavia, non possiamo ignorare le critiche sollevate dalla categoria dei docenti formati attraverso i percorsi ordinari TFA, che vedono in queste misure un rischio concreto per la qualità della formazione e una svalutazione del merito.

Dopo un’attenta analisi, intendiamo rispondere alla richiesta di confronto con una valutazione puntuale delle criticità, accompagnata da proposte che possano contribuire a trovare un equilibrio tra le esigenze emerse e la necessità di preservare la qualità dell’inclusione scolastica.

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L’ipotesi di attivare i TFA Indire potrebbe trovare una giustificazione solo se limitata, dato il carattere transitorio e urgente, a quelle classi di concorso in cui si ravvisa una reale e ingente mancanza di personale altamente qualificato. In alcuni ordini di scuola molte cattedre vengono affidate a docenti privi di specializzazione, con conseguenze gravi sulla qualità del sostegno agli studenti con disabilità. Tuttavia, è essenziale che anche questi percorsi straordinari siano accompagnati da una formazione rigorosa. Estendere tali misure alla scuola secondaria di secondo grado sarebbe invece controproducente: Stando ai dati raccolti dal Collettivo Docenti di Sostegno Specializzati,in molte regioni italiane le graduatorie di prima fascia-adss sono sature di specializzati TFA. Si rischierebbe,dunque, di compromettere il diritto degli studenti a un sostegno adeguato, e si creerebbe un surplus di docenti specializzati, portando molti di loro alla disoccupazione e premiando le “scorciatoie” a scapito del merito.

Un’altra questione urgente riguarda i titoli di specializzazione conseguiti all’estero. Molti di questi titoli, ottenuti spesso tramite percorsi online, vengono inseriti nelle graduatorie di prima fascia sostegno senza un’adeguata valutazione delle competenze acquisite. Questo approccio rischia di minare la credibilità del sistema educativo italiano, penalizzando chi si è formato nel nostro Paese con percorsi rigorosi. È indispensabile sottoporre tali titoli a una verifica accurata, individuare eventuali lacune e prevedere percorsi di integrazione mirati, evitando sanatorie indiscriminate che svalutano il merito e la professionalità dei docenti.

Un altro aspetto critico è rappresentato dalla proposta di concedere una formazione dimezzata ai docenti che abbiano svolto almeno tre annualità di servizio sul sostegno negli ultimi dieci anni, anche in modo non continuativo. Questa categoria di docenti ha già avuto la possibilità di accedere ai TFA ordinari in forma agevolata, ma in molti casi non ha colto questa opportunità, ritenendo il percorso troppo impegnativo e costoso. Questo stesso percorso, affrontato da numerosi precari, ha richiesto il superamento di prove selettive senza agevolazioni, la frequenza obbligatoria di otto mesi di formazione in presenza e notevoli sacrifici personali e familiari.

Da mesi cerchiamo di evidenziare quanto le decisioni in discussione non tengano conto della complessità del sistema su cui si interviene. Un esempio emblematico riguarda i docenti ITP (Insegnanti Tecnico-Pratici) specializzati tramite i TFA. Questi docenti hanno seguito lo stesso percorso formativo e superato le stesse prove dei colleghi delle classi di concorso A, ma ricevono un punteggio irrisorio (12 punti) nelle graduatorie di prima fascia sostegno, rispetto ai 36 punti riconosciuti ai colleghi abilitati su materia, nella graduatoria di prima fascia adds. Questa disparità li penalizza ingiustamente, relegandoli in fondo alle graduatorie, nonostante condividano lo stesso lavoro e le stesse responsabilità. Paradossalmente, chi ottiene un titolo estero o accede ai TFA abbreviati grazie ai tre anni di servizio, una volta specializzato, potrà caricare i punteggi di abilitazione su materia, nella graduatoria di prima fascia sostegno, sorpassando chi ha seguito percorsi rigorosi e selettivi.

Questo sistema rischia di rendere i docenti ITP specializzati “invisibili”, penalizzati da politiche che favoriscono percorsi semplificati e non meritocratici.

In risposta alle proposte del senatore Pittoni di trovare una soluzione che permetta di stabilire un equilibrio tra le varie categorie di precari e al contempo possa garantire un sostegno di qualità per gli studenti e le studentesse, il Collettivo Docenti di Sostegno Specializzati, che rappresenta migliaia di insegnanti formati attraverso i TFA, ribadisce quanto segue:

1. Potenziare i posti nei TFA ordinari, garantendo percorsi completi e selettivi senza ridurre gli standard qualitativi.
2. Limitare i TFA Indire a percorsi pensati sul reale fabbisogno delle CDC e dei territori, assicurando comunque una formazione rigorosa.

3. Stabilizzare i docenti precari trasformando l’organico di fatto in organico di diritto, per migliorare la continuità didattica e la qualità del sostegno.

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4. Sottoporre i titoli esteri a una rigorosa valutazione, evitando sanatorie generalizzate e prevedendo percorsi di integrazione mirati per colmare eventuali lacune.
5. Riconoscere il valore formativo dei percorsi di specializzazione ordinari, garantendo equità nelle graduatorie.

Il Collettivo sottolinea che queste proposte rappresentano l’unico modo per affrontare efficacemente e in modo sostenibile l’emergenza, senza compromettere la qualità dell’inclusione scolastica né penalizzare chi ha investito in una formazione rigorosa.

L’introduzione dei TFA Indire, se attuata senza le necessarie precauzioni, rischia di generare più problemi di quanti ne risolva, danneggiando studenti, docenti specializzati e l’intero sistema educativo. È fondamentale che il Ministero agisca con responsabilità, mettendo al centro il merito, la qualità della formazione e il diritto degli studenti con disabilità a un sostegno realmente qualificato.

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