Regionali, governo pronto allo stop per De Luca in Campania. La sfida di FdI sul Veneto

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Fine della corsa. Il testo del ricorso è praticamente pronto, manca solo il via libera del Consiglio dei ministri che – salvo colpi di scena dell’ultimo minuto – arriverà domani. Il governo è pronto a impugnare la legge “salva De Luca” votata due mesi fa dal consiglio regionale della Campania. Il provvedimento che, nelle intenzioni del governatore “sceriffo”, poteva aprire la strada alla sua terza ricandidatura a presidente di Regione sfidando la contrarietà del suo partito, il Pd. Invece dopo aver soppesato a lungo i pro e i contro della questione, Palazzo Chigi ha deciso: il precedente sarebbe troppo rischioso, sarà ricorso.

De Luca e il terzo mandato, il centrodestra ricorre al Tar. Cosa succede ora: la vicenda e gli scenari possibili

Una scelta, quella di ricorrere alla Corte costituzionale sul provvedimento campano, non priva di contraccolpi politici, in maggioranza. Dove più d’uno riferisce di una Lega già sul piede di guerra. C’è irritazione, nel Carroccio, a dir poco. Perché si scrive stop a Vincenzo De Luca, certo, ma si legge altolà a Luca Zaia. Il doge leghista del Veneto che, come molti nel Carroccio, confidava nella possibilità (per la verità più simile a uno spiraglio) che il governo lasciasse correre sulla Campania. Così da poter battere i pugni sul tavolo nel momento in cui il centrodestra dovrà decidere sul suo successore, sventolando un assioma già pronto: «Se De Luca può correre per un terzo giro, posso farlo anch’io».

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Un tentativo che pare destinato a schiantarsi contro il muro eretto da Fratelli d’Italia e forzisti. Lo confermano le parole di un meloniano di peso, Luca Ciriani. «In Veneto – chiarisce con La Stampa il titolare dei Rapporti col Parlamento – indicare il candidato tocca a FdI». Mentre per quanto riguarda il terzo mandato, non se ne parla: «Il problema avrebbe potuto essere affrontato in Parlamento con una proposta di legge, magari da parte della Lega», che invece «ha preferito muoversi con un blitz in Commissione». E ora, mette in chiaro, sarebbe «poco serio» tornare indietro e «aggirare la volontà dell’Aula con ricorsi, cavilli vari o altre invenzioni come fa la Campania». Idem per quanto riguarda l’idea salviniana di spostare il voto al 2026: «Non capisco quali siano le basi giuridiche». Parole che fanno ribollire le chat del Carroccio. Tanto che c’è chi, come il segretario della Liga veneta Alberto Stefani sul Gazzettino, evoca lo scenario di fine mondo: «Il Veneto spetta a noi, anche a costo di andare da soli». Salvini, in diretta social ieri pomeriggio, non commenta. Ma ricorda «i 500 sindaci» che la Lega può vantare in Italia. Molti dei quali, non a caso, in Veneto.

Per la verità un «cavillo» il centrodestra campano sta provando a sfruttarlo: un ricorso al Tar, presentato 48 ore fa, per annullare la seduta del consiglio regionale in cui è stato approvato il via libera al terzo mandato deluchiano. Mossa spinta soprattutto dalla Lega. Con un obiettivo doppio: da un lato, mettere i bastoni tra le ruote all’ex sindaco di Salerno. Dall’altro, provare a risolvere in Campania la partita De Luca, senza che si renda necessario impugnare la norma a Roma. Così da tenere ancora aperto uno spiraglio per una nuova corsa di Zaia.

Una strada su cui gli alleati non nascondono la perplessità. «Sul terzo mandato – avverte il coordinatore campano di FI Fulvio Martusciello – la linea sarà dettata dal governo nella seduta del 7 gennaio, in accordo con i leader nazionali. Il Tar – sottolinea l’eurodeputato – non ha competenza sulla legittimità della legge relativa al terzo mandato, ma solo sulle procedure seguite». Mossa con poche speranze di riuscita, dunque.

CARTE COPERTE

De Luca, nel frattempo, continua a tenere coperte le proprie carte. Al Nazareno nessuno ha capito che cosa intenda davvero fare lo “sceriffo”, che «in ogni caso – ripete il commissario dem campano Antonio Misiani – non sarà il candidato del centrosinistra». Che punterà con ogni probabilità su un profilo del M5S, come Roberto Fico. Eppure per il governatore uscente una mossa per sparigliare le carte ancora ci sarebbe. Anche dopo l’impugnativa del governo. Dimettersi, costringendo la regione al voto in tempi brevi. E candidarsi prima che dalla Corte costituzionale arrivi un responso sul ricorso. Una prospettiva che qualche giorno fa è stato lo stesso Martusciello, in lizza come candidato del centrodestra, a evocare a un evento degli azzurri campani: «Difficilmente la Corte costituzionale riuscirà a pronunciarsi prima delle elezioni regionali». Dunque «De Luca sarà candidabile, con il rischio concreto che, a distanza di pochi mesi, gli eletti delle sue liste possano essere dichiarati decaduti». Insomma: anche in caso di ricorso, difficilmente il Cdm di domani scriverà la parola fine. Sulla partita campana come su quella Veneta.

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