Meloni, asse con Trump: «Pronti a lavorare insieme». Donald: «Giorgia fantastica, riferimento nell’Ue»

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Tre ore e trentasette minuti. Tanto è il tempo trascorso tra il momento in cui Giorgia Meloni ha varcato i cancelli della residenza di Donald Trump a Mar-a-Lago, in Florida, e quello in cui l’Airbus della presidenza del Consiglio è decollato dalla pista dell’aeroporto di Palm Beach, diretto di nuovo a Ciampino. Una visita lampo, ancor più breve di quanto si era immaginato appena divenuto pubblico il blitz americano che la premier si era impegnata a tenere segreto anche ai membri del suo governo. Un tempo sufficiente però alla leader italiana per affrontare con il presidente eletto degli Stati Uniti le questioni in queste ore al centro dell’interesse di Roma. A cominciare da quello che – pare ormai acclarato – è stato «il vero motore» della missione statunitense di Meloni: la detenzione a Teheran di Cecilia Sala, la giornalista italiana di 29 anni da 19 giorni prigioniera in una cella di isolamento del carcere di Evin.

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Tre ore o poco più che alla premier sono bastate anche – tra le altre cose – per incassare i complimenti entusiastici del tycoon, subito prima della cena tra i due leader conservatori. «È davvero emozionante – le parole di The Donald –, sono qui con una donna fantastica, il primo ministro italiano. Ha conquistato l’Europa e tutti gli altri, e stasera ceneremo insieme». Solo a rientro in Italia avvenuto, invece, sui social è apparso un bilancio dell’incontro da parte della presidente del Consiglio: «Bella serata», il tweet di Meloni, in cui ringrazia «il presidente eletto per l’accoglienza. «Pronti a lavorare insieme», conclude.

Il clima

Eccoli, entrambi sorridenti, di fronte al portone in ferro battuto dell’enorme villa che dal 1980 è monumento nazionale (e che Trump acquistò cinque anni dopo, trasformandola in un lussuosissimo golf club e ricavando al suo interno una sconfinata sala da ballo). L’aereo di Meloni, partito da Roma alle 11 del mattino, atterra a Palm Beach alle 18,34, dopo uno scalo in Irlanda. Alle 19,29 la premier arriva nella residenza del tycoon. Per dare inizio all’incontro per ottenere il quale la leader italiana, secondo fonti americane sentite dal New York Times, avrebbe «spinto aggressivamente» (anche se l’articolo non specifica se il pressing italiano sia stato destinato a ottenere il faccia a faccia in sé oppure a mettere al centro del colloquio il caso Sala).

Trump viene immortalato dai filmati dei presenti mentre sale la scalinata d’ingresso alla residenza e si sofferma a salutare altri ospiti che lo applaudono e gli gridano «We love you!». Meloni, in attesa qualche passo più indietro, assiste divertita alla scena. È l’inizio di una serata il cui clima si mantiene disteso, informale e – almeno in apparenza – rilassato, come del resto suggerisce il tenore della visita (che resta, appunto, informale). Elon Musk, l’amico della premier grazie alla sponda del quale Palazzo Chigi è riuscito a organizzare il blitz, non c’è: il patron di tesla e X, la cui presenza era stata inizialmente data per certa, avrebbe avuto un problema familiare che all’ultimo minuto lo ha costretto a rinunciare alla serata e tornare ad Austin, in Texas. Non mancano però personaggi di peso: i prossimi segretari di Stato e del Tesoro Marco Rubio e Scott Bessent, il consigliere per la sicurezza nazionale Mike Walz, il prossimo ambasciatore a Roma Tilman Fertitta. C’è anche Guido George Lombardi, imprenditore, amico e consigliere – nonché vicino di casa a Mar-a-Lago – di Trump. Mentre della delegazione italiana fanno parte, oltre a Meloni, l’ambasciatrice italiana a Washington Mariangela Zappia e il consigliere diplomatico della premier Fabrizio Saggio.

Tutti invitati da Trump, subito dopo cena, a partecipare alla visione della première del docufilm attorno al quale all’inizio era stata organizzata la serata. Si tratta di “The Eastman dilemma”, documentario in cui si accusa il sistema giudiziario a stelle e strisce di “perseguitare” Trump e i suoi alleati conservatori. Come John Eastman, legale del tycoon, che ha perso l’idoneità a esercitare la professione di avvocato in California dopo le contestazioni di The Donald e i suoi sui «brogli» che secondo i trumpiani avrebbero portato all’elezione di Biden nel 2020.

Finito il film, dopo qualche battuta con i presenti (la premier ha chiesto al futuro segretario di Stato Rubio se il suo nome di battesimo, Marco, fosse dovuto a origini italiane), Meloni non è rimasta a dormire nella residenza con vista sull’Oceano Atlantico. È salita di nuovo in auto, diretta in aeroporto. E alle 23,06 ora locale (le 5 del mattino in Italia) è decollata verso Ciampino, dove l’aereo di Palazzo Chigi è atterrato nove ore più tardi.

Le reazioni

Dal governo nessun commento ufficiale sulla missione, escluso il «pronti a lavorare insieme» della premier e il plauso via social di Matteo Salvini («Bene Meloni da Trump: mentre altri in Italia e in Europa lo attaccano e lo ignorano, noi diciamo Go Donald Go!»). Tra chi applaude alla visita, la prima di un membro europeo del G7, c’è anche Andrea Stroppa, referente di Musk in Italia. «Il presidente Meloni – scrive su X l’informatico – sta costruendo un rapporto con la nuova amministrazione americana molto solido. A livello personale – commenta Stroppa – piace molto, a livello politico buona sintonia. Per l’Italia opportunità di aumentare scambi commerciali e attrarre investimenti. Miope non sostenerla a prescindere». Un tema, quello degli investimenti, che di certo è stato affrontato, come dimostra il possibile contratto quinquennale sulle telecomunicazioni in discussione tra il governo e SpaceX.

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