«Pagano imprese e famiglie mentre le società fanno utili»

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PESARO – Rincari dell’acqua, tempesta perfetta non solo per le famiglie ma anche per albergatori, ristoratori, baristi, estetiste, parrucchieri, commercianti. A ottobre l’Aato aveva approvato la delibera che mette in atto le direttive Arera e che prevede l’aumento dell’8% come conseguenza degli aumenti dei costi dell’energia e delle materie prime. Nelle ultime settimane sono arrivate a casa dei pesaresi i conguagli di fine anno con il ricalcolo dei consumi di tutto l’anno. Batoste da centinaia di euro che stanno arrivando anche alle imprese con effetto moltiplicatore.

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 Agnese Trufelli, fresca direttrice Confcommercio Marche Nord affonda: «Siamo di fronte ad uno strano paradosso di economia aziendale: si dividono gli utili tra i soci, mentre i costi della gestione societaria e degli investimenti si distribuiscono su famiglie e imprese sottoforma di aumenti tariffari. Una prassi oramai consolidata dalle società di servizi e dagli enti che le controllano, applicata ieri per i rifiuti, e oggi per l’acqua».

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Il precedente dei rifiuti

Nel mirino finisce Marche Multiservizi che gestisce le reti idriche, ma anche Aset e le Amministrazioni comunali. Trufelli aggiunge: «Siamo già intervenuti la scorsa primavera sull’aumento della tassa rifiuti, non credevamo di doverci ripetere oggi anche sull’acqua. Non è un augurio di buon anno, nè per le famiglie e nè per chi, come albergatori e ristoratori, deve sostenere elevati consumi idrici per soddisfare le esigenze dei loro clienti».

Prosegue il presidente di Confcommercio Marche Nord, Angelo Serra: «Le società di servizi non possono funzionare a corrente alternata: essere, un giorno, una società “pubblica” quando devono erogare servizi alle comunità governate dai propri soci, cioè i Comuni, e un altro giorno, “privata” quando c’è da dividere gli utili – che nel 2023 sono arrivati a quota 12,3 milioni di euro – aumentando le tariffe su famiglie e imprese».

Infine, l’appello congiunto di Trufelli e Serra: «Comuni, Aset e Mms rivedano in fretta questa strategia che penalizza il potere di acquisto ed i consumi delle famiglie, scaricando sulle imprese costi di gestione societarie e degli investimenti previsti, che, al contrario, dovrebbero essere in larga parte sostenuti dagli utili delle società stesse, altrimenti ci vedremo costretti ad organizzare iniziative con tutti i nostri associati. Uno degli obiettivi delle società pubblico-privata infatti – concludono i vertici Confcommercio – è quello di perseguire il giusto equilibrio tra i benefici di una corretta e trasparente gestione aziendale ed i servizi alla comunità. Solo così le società possono rappresentare un vero “welfare” sociale ed economico per famiglie e imprese, soggetti che contribuiscono alla creazione di ricchezza e alla diffusione di benessere per il nostro territorio e le Marche».

Carla Mascitelli, presidente Cna Acconciatura ed estetica parla di una «tempesta perfetta per le imprese. Siamo molto preoccupati perché stanno arrivando bollette che raddoppiano se non triplicano l’importo medio. Chiediamo l’aiuto delle istituzioni perché intervenga sul calcolo delle tariffe e calmierare i costi. Parrucchieri ed estetiste fanno un grande utilizzo di acqua e questi rincari vanno a pesare fortemente sui bilanci». Michele Matteucci, presidente Cna di Pesaro e Urbino aggiunge: «In questi giorni sono numerose le segnalazioni da parte di cittadini ma anche di bar, ristoranti, alberghi, tintolavanderie che si son viste recapitare bollette relative ai consumi di acqua raddoppiate e in qualche caso triplicate».

Passo indietro

«Si tratta – puntualizza – di aumenti insostenibili, per questo invitiamo Aato, Comuni ed ovviamente Marche Multiservizi e Aset a rivedere gli aumenti apportati e con essi anche i ricalcoli. Il paravento delle indicazioni generali di Arera, l’Autorità di regolazione per Energia Reti e Ambiente, ci pare debole e non può diventare un alibi per aumenti che hanno una così pesante ricaduta sulla collettività. Rischiamo la recessione».

Infine Mario Di Remigio, presidente dell’associazione ristoratori pesaresi di Fipe Confcomnercio chiosa: «Sono anni che ci battiamo per ottenere una tariffa agevolata per la categoria come già accade per gli albergatori, ma dopo tanti tavoli ci sentiamo presi in giro. Un ristorante come il mio paga da 1000 a 1200 euro al mese di acqua, abbiamo paura di aprire la bolletta perché parliamo di aumenti che abbasseranno notevolmente i ricavi. Questo a scapito delle imprese». Sabato prossimo, 11 gennaio, l’associazione Evolviamo terrà una manifestazione di protesta in piazza del Popolo e nel frattempo ci sono altre associazioni che si stanno aggiungendo.

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