Omicidio Vassallo, la procura chiude un altro capitolo dell’inchiesta. E lo fa con una richiesta di archiviazione presentata da tre magistrati (Elena Guarino, Francesco Rotondo – ora procuratore di Vallo della Lucania – e Mafalda Daria Cioncada) al gip del tribunale di Salerno, per due indagati non colpiti da provvedimenti restrittivi.
Si tratta di Salvatore Ridosso, figlio dell’ex pentito Romolo (boss originario di Scafati) arrestato per il delitto commesso il 5 settembre 2010 a Pollica, e del carabiniere Luigi Molaro, uomo di fiducia del colonnello Fabio Cagnazzo, anche lui arrestato perché ritenuto tra i responsabili dell’assassinio del primo cittadino. I due sono iscritti nel registro degli indagati per il depistaggio avvenuto subito dopo l’omicidio. Molaro anche per il traffico di droga. E proprio la droga e il presunto coinvolgimento dei fratelli Palladino al momento restano nodi ancora da sciogliere. Questo capitolo al momento resta aperto.
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LE POSIZIONI
La procura di Salerno, nella sua richiesta di archiviazione, non usa parole «tenere» nei confronti dei due indagati ma, alla luce delle indagini svolte, ammette che non ci siano prove relative al loro coinvolgimento nell’omicidio. Pur definendo «una circostanza inquietante» la chiamata effettuata da Molaro a Cagnazzo alle 21.14 del 5 settembre 2010 e rimasta senza risposta, «in quasi perfetta coincidenza temporale con l’uccisione del sindaco avvenuta alle 21,12 mentre si trovava nel ristorante del fratello di Vassallo». Ristorante nel quale aveva appuntamento con Cagnazzo per cena e dove, di fatto, si sarebbe intrattenuto con lui «fino ad ora tarda». Anche le «palesi contraddizioni» rese nel corso degli interrogatori da Salvatore Ridosso, per la procura, avrebbero «scarsa rilevanza» nella sua imputazione.
LO SCAFATESE
Per quanto riguarda Salvatore Ridosso, la procura – guidata dal procuratore capo Giuseppe Borrelli e dal vicario Luigi Alberto Cannavale – ritiene confermata la sua partecipazione al viaggio ad Acciaroli, assieme al padre Romolo e all’imprenditore Giuseppe Cipriano (anche lui in stato di arresto) due giorni prima dell’omicidio del sindaco pescatore di Pollica. Trasferta da lui stesso confermata nel corso delle indagini e fatta il 3 settembre del 2010. Ufficialmente quel viaggio era stato organizzato perché Cipriano doveva consegnare la chiavi di un’attività commerciale al gestore di un bar, di fatto era finalizzato a verificare la presenza delle telecamere nella zona del porto di Acciaroli. Trasferta per la quale è «astrattamente plausibile» si legge nella richiesta della procura che Salvatore Ridosso «non fosse stato messo a conoscenza delle effettive ragioni della spedizione». Se difatti il padre avrebbe partecipato a quel viaggio per dimostrare la sua volontà ad entrare nel «sodalizio criminale composto da Maurelli, Cafiero, Cipriano e Cioffi dedito allo spaccio di droga», si legge ancora nelle carte, lo stesso non può dirsi di Salvatore Ridosso.
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A prova di ciò i magistrati inquirenti riportano anche una intercettazione con Santa Di Nola nella quale Ridosso le confida che il padre gli avrebbe detto di «stare attento». Lo stesso Salvatore non avrebbe neanche partecipato alla riunione presso il distributore di benzina gestito da Lazzaro Cioffi (agli arresti per l’omicidio) e finalizzata proprio all’organizzazione del viaggio. «Scarsa rilevanza», scrive infine la procura, avrebbero avuto «le palesi menzogne» di Ridosso circa la frequentazione dell’abitazione dei Cipriano a Montecorice (descritta perfettamente pur essendosi stato solo una volta), e sulle occasioni in cui aveva frequentato Acciaroli.
IL CARABINIERE
Chiamato in correità nel delitto Vassallo da Romolo Ridosso nella sue confidenze in cella al pentito vesuviano Eugenio D’Atri la procura ritiene di aver fatto una attenta valutazione della fonti di prova prima di richiedere l’archiviazione della posizione di Luigi Molaro. Però nella richiesta al gip sottolinea «l’assoluta anomalia» del rapporto tra Cagnazzo e Molaro, in particolare perché il carabiniere era «completamente a disposizione» dell’ufficiale «per qualsiasi tipo di esigenza anche personale» in base ad un rapporto «quasi simbiotico». Sarebbe stata la natura di questo rapporto a far ritenere, secondo la procura, anche ai carabinieri di Castello di Cisterna che anche Molaro, che prestava servizio un’altra stazione, fosse inquadrato in quel comando dove era ospite nell’alloggio di Cagnazzo.
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Molaro, per la procura, è responsabile del depistaggio solo sul brasiliano, Bruno Humberto Damiani, perché fu lui a visionare le immagini dell’impianto di videosorveglianza la mattina del 6 settembre 2010, quindi a prelevare l’impianto, a redigere «strumentalmente l’appunto» di accompagnamento all’annotazione di Cagnazzo con la quale si coinvolgeva anche Roberto Vassallo insieme al brasiliano. Molaro, sentito dagli inquirenti, ammise di sapere del gommone che, dal porto di San Nicola di Agnone portava la droga ad Acciaroli. Ma, per la procura, non era con Cagnazzo al momento dell’omicidio.
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