La Regione Lazio toglie i fondi per lo scheletro di cemento in via Cerbara

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Via Cerbara – Un passo indietro per l’assistenza sanitaria territoriale, è quello che purtroppo bisogna costatare a seguito dell’interruzione dei lavori nel cantiere di via Giuseppe Cerbara all’interno dell’Istituto San Michele. L’enorme scheletro di cemento armato da circa trent’anni sfregia il paesaggio di Tor Marancia, ed è destinato a restare abbandonato ancora per molto tempo.
Grazie allo stanziamento di circa 7 milioni di euro del Pnrr, meno di un anno fa, partirono i lavori per trasformare l’ecomostro in una Casa della Comunità di 750 metri quadrati e un Ospedale della Comunità di altrettanti 1.800 mq. Purtroppo però, da un paio di mesi i lavori si sono interrotti, destando le preoccupazioni degli abitanti e del Municipio.

La motivazione dell’interruzione dei lavori

La causa della sospensione dei lavori a via Cerbara, è dovuta alla Regione Lazio che ha deciso lo spostamento dei fondi del Pnrr verso altri progetti. Per ora niente di ufficiale ma l’Asl Roma 2 assicura, che la rimodulazione garantirà comunque l’assistenza sanitaria necessaria, infatti, la Casa della Comunità sorgerà nella Palazzina Liuzzi, edificio situato sempre nel San Michele, dove hanno traslocato temporaneamente i locali dell’Asl di via Malfante, ora in ristrutturazione. L’Ospedale della Comunità invece, verrà ospitato al Cto Andrea Alesini a Garbatella, però questo progetto probabilmente non sarà finanziato con i fondi del Pnrr.
Per saperne di più bisogna attendere il 15 gennaio, giorno in cui è previsto un incontro sanitario territoriale, dove sarà illustrata la situazione e chiarita la gestione delle risorse da parte della Regione Lazio.

Le dichiarazioni di Amedeo Ciaccheri

In una nota rilasciata sui canali social, il presidente del Municipio Roma VIII, Amedeo Ciaccheri, esprime tutta la sua preoccupazione: «La Regione Lazio ha deciso di spostare i fondi per la trasformazione dello scheletro di via Cerbara. Fondi Pnrr programmati da tempo per un cantiere già avviato. Il 27 dicembre la notizia è diventata formale con la pubblicazione sul Bollettino regionale.
Qua dovevano nascere una Casa della Comunità e un Ospedale di Comunità, due progetti sulla sanità pensati per migliorare il servizio sanitario territoriale.
La Casa della Comunità verrà mantenuta presso l’Asp San Michele ma dell’ospedale di Comunità nessuna notizia formale. E soprattutto nessuna informazione su che destino avrà questa struttura che da troppo rappresenta una pagina negativa della Regione Lazio, per il territorio e per la città. Abbiamo da tempo chiesto al Presidente Rocca di aprire un tavolo istituzionale per questo».

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La vista dello scheletro da viale Odescalchi

Cosa sono la Casa e l’Ospedale della Comunità?

Per Casa e Ospedale della Comunità si intendono delle strutture sanitarie di ricovero della rete di assistenza territoriale che svolgono una funzione intermedia tra il domicilio e il ricovero ospedaliero.
Sono rivolte a pazienti che, a seguito di un episodio di acuzie minore o per la riacutizzazione di patologie croniche, necessitano di interventi sanitari a bassa intensità clinica potenzialmente erogabili a domicilio, ma che necessitano di assistenza e sorveglianza sanitaria infermieristica continuativa, anche notturna, non erogabile a domicilio o in mancanza di idoneità del domicilio stesso (strutturale o familiare).
Prevedono un modello di intervento multidisciplinare e al suo interno si troveranno équipe multiprofessionali composte da medici di medicina generale, pediatri di libera scelta, specialisti ambulatoriali, infermieri e psicologi.

La storia incompiuta dello scheletro

Nel novembre del 1977 l’amministrazione dell’immenso patrimonio delle Ipab (Istituzioni pubbliche di assistenza e beneficenza) passa dallo Stato alle Regioni. Di questi beni fa parte anche l’istituto Romano di San Michele oggi Azienda pubblica di Servizi alla Persona, un complesso edilizio che si estende su un’area di 120 mila metri quadri, con dodici palazzine, un teatro, una chiesa e un centro sportivo.
Nell’area di via Cerbara nel 1988 si avvia un progetto per costruire una residenza sanitaria assistenziale per anziani disabili con trentadue posti letto; nel 1993, grazie ad un finanziamento regionale di circa due miliardi di lire, partono i lavori ma, nel 1998, a causa di un contenzioso con la ditta edile, i lavori vengono interrotti.
Nel frattempo cambiano le disposizioni per la costruzione e i finanziamenti sono improvvisamente insufficienti alla realizzazione della Rsa.
È così che il quartiere si è ritrovato con un’altra struttura incompiuta, un ecomostro che ci ricorda che danni può fare un’improvvida gestione delle risorse pubbliche.

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