Italiani: risparmiare è meglio che acquistare

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C’è poco da fare: gli italiani sono santi, poeti e navigatori, ma, soprattutto, risparmiatori. Anzi in una classifica mondiale si collocano all’undicesimo posto fra i popoli più accumulatori di ricchezza.

E così, anche nell’anno appena concluso, i nostri connazionali hanno ulteriormente aumentato il proprio tesoretto. E ciò a dispetto di un potere di acquisto pur sempre minacciato, nonostante il progressivo rientro dell’inflazione, e in presenza di una dinamica salariale che, per lungo tempo, non si è adeguata ai rincari (anche se nel terzo trimestre 2024, secondo l’Istat, le cose sono migliorate, con un +3,7% su settembre 2023).

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Un atteggiamento che limita i consumi e spinge a prestare una forte attenzione ai prezzi, attestando un marcato bisogno di sicurezza.

A testimoniare tutto questo è l’indagine svolta da Banca Intesa Sanpaolo e Centro Einaudi, in collaborazione con Bva Doxa, riguardante, appunto, il risparmio e le scelte finanziarie nel 2024, condotta su un campione rappresentativo, distribuito su tutto il territorio nazionale, di 1.000 intervistati (in possesso di un conto corrente bancario o postale; il panel è formato da coloro che decidono gli investimenti della famiglia).

Nel 2024, appunto, la sicurezza (intesa come solidità dell’impiego del capitale, ma anche in senso lato) resta una priorità: il 65% la reputa la vera caratteristica cui prestare attenzione.

Il bisogno di avere una scorta di liquidità si colloca al secondo posto, mentre cala il grado di diversificazione dei portafogli e si allunga l’orizzonte temporale degli investimenti.

Il 95% dei soggetti conferma, anche, la propria indipendenza finanziaria, sia pure con sensibili differenze di genere, livello di istruzione, professione e fasce di età.

Va detto che, negli ultimi due decenni, il risparmio gestito ha registrato una crescita notevole pure a livello mondiale: dunque molte altre nazioni assumono un habitus identico.

L’effetto dell’invecchiamento

“Tra il 2005 e il 2023 – osserva Banca Intesa – il valore del risparmio gestito è balzato dal 73 al 102% del Pil mondiale. In Europa il settore è cresciuto dal 107 al 167% del Pil, e in Italia dal 70 al 95%, compresa la ricchezza assicurativa (2022). E il potenziale di sviluppo resta significativo, sia per colmare il vuoto di domanda di investimenti più evoluti, sia per rispondere alle crescenti esigenze previdenziali”. Insomma, l’invecchiamento della popolazione aumenta la propensione all’accumulo di ricchezza, per salvaguardare un futuro che, altrimenti, potrebbe essere molto meno garantito.

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A dispetto delle incertezze di natura geopolitica, o forse proprio a causa di queste, il 59,4% dei nostri connazionali dichiara di avere risparmiato nei dodici mesi precedenti l’indagine (diffusa il 12 dicembre), in netto progresso rispetto al 53,5% del 2022 e al 54,7% del 2023. Cala lievemente, però, la quota media di reddito risparmiata (all’11% contro il 12,6 per cento).

Non mancano, inoltre, le eccezioni. Dopo un 2023 che aveva visto un risveglio di attenzione da parte degli italiani verso gli argomenti economico/finanziari, i dati 2024 si riportano su valori storici, con il 30 % che si dichiara «per niente interessato» a questi temi.

Ma non si tratta di un vuoto culturale. Di nuovo a proposito del contesto mondiale, Banca Intesa e Cento Einaudi, osservano infatti che, rispetto agli altri Paesi europei, l’Italia ha una ‘forma mentis’ più incline al risparmio, la quale si accompagna a uno scarso ricorso all’indebitamento per i consumi di beni non durevoli. Così l’utilizzo del credito al consumo è ancora basso e riguarda essenzialmente i soliti beni (come l’automobile), o i grandi eventi famigliari (il matrimonio dei figli, per esempio).

L’aumento dello stock di ricchezza netta, che, come detto, colloca gli italiani all’undicesimo posto mondiale, è dovuto al ruolo chiave attribuito al risparmio: accantonare risorse è una cosa «indispensabile» secondo il 30 per cento degli intervistati, un livello fra i massimi della serie storica indagata. Se si considerano anche le risposte che giudicano il risparmio «molto utile» o «abbastanza utile», si arriva alla quasi totalità del campione (96,7 per cento).

Obbligazioni e mattoni

In un contesto, macroeconomico e geopolitico complesso, la banca rimane il consulente più apprezzato: raccoglie infatti oltre il 60% delle citazioni in tutte le classi di età, con picchi superiori ai due terzi per i soggetti fra i 45 e i 64 anni.

Cresce, fra il 2023 e il 2024, l’inclinazione delle famiglie verso le obbligazioni: la relativa quota nei portafogli sale dal 28 al 34 per cento.

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Flette, invece, la percentuale di chi opera in azioni (dal 6 al 5,6%). Gli investimenti alternativi catturano un limitato interesse: i metalli preziosi rimangono, in questo caso,  la scelta più popolare, seguiti dagli investimenti etici e di tipo Esg.

Il mattone è sempre un must, visto che gli immobili pesano per il 63% sul patrimonio medio del campione. Aumenta così la quota di giovani proprietari, al 60% dal 49,2% del 2023. Incrementano anche le assicurazioni a copertura delle spese mediche, dal 14 al 17% del panel.

Gli italiani tornano a risparmiare in barba all’inflazione



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