Il Primo ministro slovacco minaccia di interrompere i rifornimenti di elettricità all’Ucraina che giungono dall’Ue, la stessa Ue che rassicura chi vuol essere rassicurato che la fine dei rifornimenti di gas russo alle nazioni europee non avrà conseguenze significative sullo stato dell’Unione, che avrebbe già trovato alternative idonee per assicurare la continuità sociale dei milioni e milioni di cittadini europei che da quelle forniture ancora dipendono, certo non con l’intensità di un tempo, ma in misura ancora consistente, e soprattutto a prezzi decisamente più alti per le famiglie e le imprese. Ed è questo ciò che non si tiene in conto e si sottovaluta.
Salvatore Carollo ha – come sempre – dato un quadro realistico e intelligente della situazione che va creandosi a livello mondiale e non solo europeo a causa della decisione – che sta raggiungendo l’acme delle conseguenze prevedibili a coloro che ancora ragionano liberamente – or ora richiamata. La conseguenza più rilevante è nell’apertura di un confronto di potenza sui ghiacciai delle alte vette del potere mondiale tanto inedito quanto decisamente preoccupante per l’equilibrio mondiale medesimo. Su quei ghiacciai si muovono ora le slitte trainate dai cani dell’inferno polare che portano il gas liquefatto e il greggio – ossia il petrolio – che va raffinato che proviene dallo shale oil e dallo shale gas Usa che il nuovo Trump vuole imporre minacciando barriere tariffarie alle merci europee in caso di non acquisto entusiasta.
Saranno infatti queste risorse energetiche fossili con alti gradi di carbonizzazione e di difficile raffinazione e rigassificazione (per la scarsa qualità dei giacimenti in questione e per le tecnologie altamente inquinanti che le caratterizzano) a dover colmare il divario di risorse necessarie per garantire la continuità della stessa vita sociale europea. E si propaga la falsa notizia che una simile politica sia perseguibile senza deindustrializzare irreversibilmente il cuore del continente europeo.
Ecco ciò che sfugge alla burocrazia celeste dell’Ue narcotizzata dai deliri green: il disegno degli Usa di sostituire le proprie precarie insufficienti fonti energetiche – prima richiamate – è totalmente illusoria e non compatibile non solo con lo stato del confronto di potenza mondiale, ma anche con la stessa continuità dell’economia capitalistica a libero mercato.
Le imprese che dovessero deliquefare il gas e raffinare lo shale oil affronterebbero costi di produzione elevatissimi che si scaricherebbero sui consumatori e, si noti, non solo famiglie, ma anche complesse filiere di imprese industriali e terziarie, nonché i servizi sociali che ancora esistono nell’attuale capitalismo a liberismo e a leva finanziaria dispiegate.
L’Ue dovrebbe allora sprofondare nei sussidi urlando a squarciagola la canzone peronista dei sovraprofitti – che altro non è che il delirio del capitalismo di destra che sta tracimando nel mondo (quello di sinistra si è liquefatto…). Ma questo significa non avere una visione realistica e non propagandistica, veramente sostenibile tanto socialmente quanto industrialmente.
Come ci ha insegnato in questi anni Emiliano Brancaccio, l’altalena tra capitalismo anarchico e capitalismo centralizzato (quello che si crede sia la globalizzazione già disciolta come… neve al sole) continua, ma ora ha assunto il volto trumpiano del capitalismo Usa neo-imperialistico dai tratti leninisti e del capitalismo di guerra. Ci si chiede se una tale strategia sia possibile, soprattutto considerando che l’autonomia energetica Usa è illusoria in primo luogo per le stesse imprese nordamericane che del delirio shale oil and gas già stanno pagando pesanti prezzi.
Una simile strategia può sostenersi solo con il debito e un proliferare di guerre locali sempre più estese…
— — — —
Abbiamo bisogno del tuo contributo per continuare a fornirti una informazione di qualità e indipendente.
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link