I Mediatori Creditizi sono a rischio di estinzione? Come affrontare le sfide tra difficoltà di accesso al credito per le PMI e l’avanzata dell’AI

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1. “È colpa del mercato o delle banche”

Molti mediatori attribuiscono la loro crisi esclusivamente a fattori esterni, come la stretta creditizia o il comportamento sempre più restrittivo delle banche. Questo alibi li porta a credere che sia impossibile migliorare la situazione, ignorando che adattarsi e diversificare i servizi può fare la differenza.

2. “L’AI non può sostituire il fattore umano”

Sebbene sia vero che l’AI non può replicare empatia e competenze relazionali, molti mediatori usano questa convinzione come scusa per non innovare. Pensare che il “fattore umano” sia sufficiente li porta a sottovalutare il valore dell’integrazione tecnologica, che è ormai indispensabile per restare competitivi.

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3. “I clienti non capiscono il nostro valore”

Questo alibi scarica la responsabilità sui clienti, accusandoli di essere poco consapevoli o di voler risparmiare a tutti i costi. Invece, spesso il problema è nella comunicazione: il mediatore non riesce a spiegare chiaramente il valore aggiunto della propria consulenza, né a educare i clienti sull’importanza di una gestione strategica del credito.

4. “Non ci sono più margini di guadagno”

Un altro alibi comune è pensare che il settore non offra più opportunità economiche. In realtà, chi riesce a specializzarsi in ambiti come i finanziamenti agevolati, il factoring o le garanzie pubbliche può trovare nuovi spazi di profitto. Il problema è che molti non vogliono investire tempo e risorse per acquisire queste competenze.

 

5. “Non ho tempo per formarmi o cambiare”

Molti mediatori si giustificano con la mancanza di tempo, concentrandosi esclusivamente sulla gestione operativa quotidiana. Questo approccio li blocca in una spirale di inefficienza, impedendo di pianificare strategie di lungo termine che potrebbero salvare la loro attività.

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6. “I clienti preferiscono le piattaforme digitali perché sono più economiche”

Questo alibi ignora il fatto che molte PMI, pur utilizzando piattaforme digitali, cercano ancora un supporto personalizzato e umano per navigare tra le complessità del sistema creditizio. Non si tratta di competere sui costi, ma di offrire un servizio di valore superiore.

7. “Non posso permettermi di investire in tecnologia o formazione”

Molti mediatori vedono l’innovazione come un costo anziché un investimento. Tuttavia, questa mentalità li condanna all’immobilismo. In realtà, piccoli passi – come partecipare a corsi online o adottare strumenti di base per la gestione dei clienti – possono già fare una grande differenza.

8. “Il settore è saturo, non c’è più spazio per crescere”

Questa convinzione è spesso una profezia che si autoavvera. In realtà, il settore non è saturo, ma richiede un riposizionamento. Mediatori che si specializzano in nicchie specifiche o si differenziano attraverso la consulenza strategica trovano spesso più opportunità di quanto immaginano.

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9. “Non sono bravo con la tecnologia”

La paura di affrontare strumenti digitali o tecnologie avanzate è un alibi comune. Tuttavia, oggi esistono soluzioni user-friendly e percorsi di formazione adatti anche a chi non è esperto. Non è necessario diventare programmatori, ma capire come usare la tecnologia per migliorare la propria attività è fondamentale.

10. “Ci penserò quando la situazione sarà più stabile”

Questo alibi è forse il più pericoloso. Aspettare che il mercato migliori o che la situazione economica si stabilizzi significa restare indietro. I mediatori che procrastinano spesso si trovano a dover affrontare la crisi senza gli strumenti per reagire.

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Conclusione: basta scuse, è il momento di agire

Gli alibi non risolvono i problemi, ma li aggravano.

La sopravvivenza dei mediatori creditizi dipende dalla capacità di guardarsi allo specchio e riconoscere che il cambiamento è inevitabile. Investire in formazione, tecnologia e comunicazione non è un lusso, ma una necessità. Solo chi sceglie di evolversi potrà trasformare le difficoltà in opportunità e garantire un futuro alla propria professione.





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