dal ’75 a oggi, seimila uscite in 53 nazioni

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CASTELFRANCO VENETO – Oltre un milione di chilometri percorsi in bicicletta. Prossimo traguardo da centrare: 1.111.111 chilometri da raggiungere nel 2029, quando avrà 80 anni. Gianfranco Guidolin, ex segretario comunale di Castelcucco, ma abitante a Castelfranco Veneto, ha trascorso gran parte della sua vita seduto sul sellino della bici. Per la precisione oltre 6 mila uscite sulle strade del mondo, con una media di 170 km al giorno, attraversando ben 53 Stati. Tutto rigorosamente documentato dal primo all’ultimo chilometro. Definirlo un maniaco dei numeri e della precisione assoluta è solo riduttivo.

La sua intera esistenza è registrata nel computer, giorno per giorno ed anche il suo futuro è programmato, già scritto (salvo imprevisti…). A Guidolin (omonimo dell’allenatore, ma non parente), una laurea in economia e commercio, piace dare i numeri. Quando ci incontriamo a Castelfranco all’hotel Roma, che è il suo quartier generale, la prima cosa che fa è consegnarmi un foglio che riassume l’intera sua vita in bicicletta. È tutto incolonnato in una tabella che parte dal 1975. Ci sono persino il dislivello totale, il tempo trascorso in sella (42.515 ore, con una media annua di 850 ore, il che significa 35 giorni completi sui pedali) e persino il numero delle biciclette usate nel corso degli anni: 13 di 4 marche differenti. Il suo record di percorrenza in un anno è di 44.444 km in 265 giorni.

Il diario

Fermiamoci, altrimenti si rischia di andare in tilt! Perché questa precisione così maniacale? «Non c’è una risposta netta. Io ho sempre avuto confidenza con i numeri. Quando ho iniziato a pedalare avevo 27 anni, prima facevo ascensioni in montagna. Ho preso da subito l’abitudine di tenere una sorta di diario con la distanza percorsa. All’epoca non c’erano i computerini con il contachilometri e le distanze le calcolavo basandomi sulle carte stradali. Potrei aver commesso qualche imprecisione. Appena sono arrivati i contachilometri da bici mi sono attrezzato. Ne ho già usati 15, perché non reggono la pioggia».

L’obiettivo del milione di chilometri è stato raggiunto nel maggio del 2024. Naturalmente era tutto pianificato da tempo, ma qualche disavventura ha complicato il rispetto dei programmi. Anche l’anno, come si può immaginare, non era causale. Nel 2024 ha toccato i 50 anni di pedalate e i 77 anni di età, numero palindromo. Quella dei palindromi (i numeri che si possono leggere sia da destra che da sinistra e il valore non cambia) è un’altra fissazione… pardon passione di Guidolin. Non a caso ora punta al milione 111.111, numero perfettissimo. Ma non solo: nel 2029, quando ha programmato di centrare l’obiettivo, avrà raggiunto anche il numero di 55 stati attraversati (per ora è a 53) e 1.111.111 diviso 55 dà (con un piccolo arrotondamento) 20.202, altro numero palindromo.

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Il milione (che sarà anche il titolo di un libro che sta scrivendo per ripercorrere i suoi viaggi) è stato centrato in Calabria, sull’Aspromonte nei pressi della diga del Menta vicino a Gambarie. Naturalmente non è stato un traguardo casuale. «Ho deciso di arrivare al milione di chilometri in quel posto, perché la diga è stata progettata da un mio amico, l’ingegnere Valletta, un bellunese che nel 2024 avrebbe compiuto cento anni. L’avevo invitato a raggiungermi per festeggiare assieme, ma è morto pochi mesi prima. Quando il contachilometri mi ha segnalato il milione di chilometri ero nei pressi della diga, mi sono fermato lungo la strada e ho festeggiato con Romeo, Gianni ed Alessandro, gli amici che mi avevano accompagnato. Viaggio quasi sempre da solo, però quella volta ho voluto compagnia per celebrare l’evento».


Lo scopo

Ora Guidolin è concentrato verso il traguardo del milione e 111.111, però la tabella di marcia è stata interrotta da un gravissimo incidente capitatogli in Australia. «Il 30 settembre sono salito in aereo con la mia bici, direzione Australia. Avevo in programma un tour di 6mila chilometri da Perth a Brisbane, passando per Adelaide, Melbourne, Canberra, Sidney e arrivo a Brisbane. Un percorso impegnativo, ma soprattutto pericoloso, perché si pedala lungo strade percorse dai camion-treni, bestioni con 5-6 rimorchi che provocano grandi spostamenti d’aria. Per questo era venuto con me anche mio fratello Gianni che mi seguiva con un’automobile. Ma purtroppo il viaggio si è interrotto presto». 

L’incidente

Mentre parla Guidolin scopre la gamba destra e mostra sul polpaccio uno squarcio, ancora non del tutto cicatrizzato. Una lacerazione profonda e piuttosto lunga. «Eravamo a 60 chilometri da Melbourne, dove ci attendeva una coppia di amici, originari di Castelfranco e Breganze, che da anni vivono in Australia. Ci siamo fermati per fare colazione in un motel. Mio fratello è andato a parcheggiare l’auto, mentre io mi sono avviato verso l’ingresso, con l’intenzione di lasciare la bici nelle vicinanze. Avevo appena messo il piede a terra, quando un grosso cane nero è spuntato alle mie spalle e mi ha azzannato il polpaccio. Sul momento non ho sentito molto dolore, avevo le calze rosse e non ho visto il sangue, ma quando sono entrato in albergo e ho tolto il gambale ho visto la ferita. Per farla breve, mi hanno caricato in ambulanza e portato in un ospedale privato, poi trasferito in uno pubblico attrezzato per l’intervento. Il tendine era stato reciso, lo hanno ricostruito. Sono rimasto convalescente per un mese, ospite a casa degli amici. Il giro dell’Australia è saltato. Mi sono fermato a soli 480 chilometri».

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Anche la disavventura ospedaliera è diventata per Guidolin, occasione per dare i numeri: «Lì la sanità si paga: il trasporto in ambulanza è costato 1300 dollari, l’ingresso all’ospedale 500, una seconda ambulanza 300, le medicazioni 60 dollari alla volta. Per fortuna che il secondo ospedale, quello dove mi hanno operato, era convenzionato con l’Italia e non ho dovuto pagare».

Viaggio in Oceania

Resta invece aperto il conto con l’Australia. «Mi sto riprendendo e riesco già a fare una trentina di chilometri al giorno. Nel 2025 conto di pedalare a Cuba, nel 2026 torno a finire il viaggio in Australia e andrò anche in Nuova Zelanda, nel 2027; conto di tornare a Capo Nord per la quinta volta, poi vorrei andare in Sudamerica e fare un po’ di Ande. Devo recuperare il tempo perduto per essere puntuale con l’appuntamento del milione 111.111 nel 2029!». Si alza, è ora di pedalare. I medici gli avrebbero detto di stare a riposo, ma per lui 30 chilometri al giorno sono riposo. «Purtroppo – chiosa con un po’ di amarezza – sento che gli anni passano e la mia media giornaliera si sta abbassando. Fino a due anni fa pedalavo per 170 chilometri al giorno, ora sono sceso a soli 130». “Soli” 130 chilometri, come andare da Mestre e Vicenza e tornare. Tutti i giorni, da 51 anni!

 





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