Caserta (pm) – Giovedì scorso, sul quotidiano nazionale Il Foglio di cui è collaboratore, Antonio Pascale – casertano di elezione, noto scrittore e blogger, nonché agronomo attivo – ha pubblicato un articolo attualissimo dal titolo “Mica facile piantare alberi” ed il cui occhiello anticipa tutto “Da Roma a Milano, tutti vogliono le città alberate, ed è giusto. Ma oltre agli slogan serve molto altro”.
Lo scritto è a carattere nazionale, ma sembra concepito dall’autore avendo a mente Caserta.
Non c’è politico locale che, sentito sulle politiche ambientali per la città, non se ne esca con le solite frasi fatte – gli slogan, appunto – sull’importanza del verde urbano, sulla necessità di accrescerlo e preservarlo. Poi, quando, si passa dall’inconcludenza degli sproloqui al piano concreto delle decisioni, non si esita a consumare suolo e a ridurre gli spazi boscati per la spinta della lobby edilizia. E’, a sciagura dei nostri territori, lo schema annoso della politica locale concepita come esercizio del potere per la gestione degli affari. Non ne parliamo della cura delle alberature delle strade e delle poche e ristrette aree verdi, per le quali si fa poco e male, benché le attività di manutenzione vengano pagate come svolte a regola d’arte. Con predilezione, invece che per le potature, per le capitozzature, teoricamente vietate. E non si capisce se per i controlli inesistenti sugli interventi dei giardinieri o per l’approssimazione dei capitolati di affidamento dei lavori. Dice in proposito Pascale:
“…Qui si apre il capitolo più tragico e per molti tecnici agrari il più straziante. Alla potatura si preferisce la capitozzatura. Vietata in teoria ma di fatto quella più usata. In pratica, gli alberi diventano pali della luce”.
Speriamo che il testo di Pascale, specie nella parte in cui parla dell’importanza degli alberi sul surriscaldamento delle città, venga letto dal sindaco Marino e dal vescovo Lagnese, i quali sono notori ed attivi propugnatori del costruire, nell’idea propagandata che ciò possa avvenire, oltre che a vantaggio di quanti ne ritraggono guadagni e vantaggi diretti, nell’interesse della città. E per niente impensieriti del fatto che procedono in piena controtendenza rispetto all’ecologia più attuale.
Il primo cittadino ha fatto realizzare una serie di nuovi condomini, in pieno centro, con volumi abnormi che costituiranno ennesimi fattori di accumulo del calore dei raggi solari (che scientificamente si è capaci persino di calcolare attraverso il c.d. coefficiente di albedo). Ora, da quel poco che si riesce a sapere, intende ristrutturare l’ex mulino borbonico. Niente ci sarebbe di male, se non che già si vedono, nei rendering divulgati, dei corpi di fabbricato aggiunti e si notano le aree definite come di verde e per lo sport fortemente strutturate con impianti ed installazioni. Non serve dire che un ambiente alberato e di vegetazione integrale costituisce da se stesso e da sempre il luogo ideale per il movimento e l’attività motoria, oltre a sviluppare le attitudini vitali che l’urbanizzazione tende ad intorpidire.
Per il Macrico della curia casertana si può pressappoco dire lo stesso. Ribadiamo ancora una volta – giacché sappiamo che l’inclinare, nostro e non solo, per una foresta urbana nell’area è vista come un’eresia – un concetto relativamente alle necessità culturali, sociali e di intrattenimento che si rivendicano da parte della diocesi. Esse recedono rispetto al bisogno di verde naturale della città, dopo la cementificazione smodata che essa ha dovuto subire. E di più il capoluogo offre, volendoli cercare, altri spazi e volumi liberi per ogni altra necessità di quelle avute a mente al vescovato.
Ma ridiamo la voce ad Antonio Pascale: “A parte la loro bellezza [degli alberi, ndr], fanno ombra, e non è poco, anzi. Poi sudano, cioè, evapotraspirano, quindi sono come dei condizionatori d’aria sostenibili, altro che fonti rinnovabili. Provate a misurare la temperatura sull’asfalto e sotto un albero: vedrete la differenza. A livello planetario, la temperatura è aumentata di un grado, nelle città sta schizzando in alto perché cemento chiama cemento. Come frenare questa tendenza? Bisognerebbe raggiungere una copertura alberata di almeno il trenta per cento. Solo così le città sarebbero avvolte da una piacevole frescura… Quindi lo slogan “pianta più alberi” è giusto. Affinché sia credibile ed efficace, però, bisogna imparare a piantare gli alberi, dunque a programmare lo spazio urbano. Non pensare solo al giorno dopo, cioè a fare fate due foto alla scolaresca insieme al sindaco e all’assessore per i lavori pubblici che con la vanga hanno scavato la buca e piantato l’alberello. Bisogna pensare agli anni che verranno.”
Più chiaro di così non potrebbe essere, ci pare. Anche se nei centri decisionali si fa finta di non capire.
La responsabilità di quanto accade è, però, anche di una opinione pubblica evanescente a dir poco.
Per fortuna ci sono dei coraggiosi che si spendono per queste cose. Così, martedì prossimo 7 gennaio, la rete delle associazioni cittadine per l’istituzione di una consulta comunale permanente per la cura del verde in città si è autoconvocata per le ore 18 presso il comune per essere ricevuta dal sindaco. Al quale viene imputato anche il fatto di non rispondere alle richieste di convocazione che gli sono state fatte nel tempo. La parola d’ordine scelta per la mobilitazione è più che eloquente: “Non solo per la salute dei cittadini nonché per il decoro, ma soprattutto per la sicurezza (recente crollo albero (via Battisti -cedimento eucalipto viale Beneduce) risultato della mancanza di cura degli alberi e del verde in città”.
Temiamo, purtroppo, che la lodevole intenzione sarà frustrata da un sindaco non esattamente ecologista. Speriamo di sbagliarci.
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