IL CONTRIBUTO PER L’ASSISTENZA
Ne hanno diritto gli over 80 disabili gravissimi già con indennità di accompagnamento e un Isee sociosanitario sotto i 6 mila euro annui. Raggi (Patronato Acli): «I requisiti sono decisamente restrittivi». La sperimentazione avviata da questo mese è di durata biennale
Una «Prestazione Universale» che così universale proprio non è: è la misura in vigore da questo inizio di 2025, una novità che rientra nel contesto della riforma sulla disabilità.
Per tutti il Bonus Anziani, di fatto un sostegno per pochi se non pochissimi. Come già spiegato da Bresciaoggi lo scorso 30 dicembre, fino al 31 dicembre 2025 l’Inps avvierà una sperimentazione della riforma in materia di disabilità attiva in nove province italiane scelte centralmente da Roma: Brescia (unica in Lombardia), Catanzaro, Firenze, Forlì-Cesena, Frosinone, Perugia, Salerno, Sassari e Trieste. Le risorse impegnate nella nuova misura sono 500 milioni di euro, 300 per il 2025 e 200 per il 2026.
Voltando pagina
Si tratta di una sperimentazione biennale, che dovrebbe preludere all’introduzione di una prestazione universale definitiva. Proprio perché la «Prestazione Universale» è una novità di questi giorni «non abbiamo dati sullo storico, né domande già presentate, quindi il condizionale è doveroso – precisa il direttore del Patronato Acli di Brescia Fabio Raggi – tale prestazione appare avere requisiti molto restrittivi e quindi la platea che ne godrà sarebbe davvero ristretta». Per avere diritto a questo sostegno infatti bisogna essere over 80 anni, avere una disabilità gravissima, essere già in possesso di indennità di accompagnamento e avere un Isee sociosanitario inferiore ai 6 mila euro annui.
Un numero esiguo
Tenendo conto delle risorse disponibili si stima quindi una platea inferiore alle 30 mila persone, «per la Lombardia le stime sono di 6.300 persone, quindi nel Bresciano ad averne diritto sarebbero circa 600 persone – valuta Mauro Paris, segretario Spi Cgil di Brescia –. Meno di 700: numeri ridicoli rispetto ai dati sull’invecchiamento e sulle tendenze demografiche in corso. È un tradimento dello spirito della Legge Delega, che era stata pensata come un intervento strutturale sul sistema della non autosufficienza e del lavoro di cura, intervento intesto come presa in carico del bisogno di cura della pensiona anziana». Della specifica misura Paris evidenzia in particolare due aspetti fortemente critici, quello anagrafico e quello geografico: «Il problema dell’autonomia della persona anziana non insorge meccanicamente dopo gli 80 anni, anzi, i disturbi e le malattie cognitive possono manifestarsi prima. Il requisito anagrafico tradisce insomma anche il principio sanitario: non tutti gli anziani sono non autosufficienti e non tutti invecchiano allo stesso modo.
Situazioni diverse
Diverso inoltre se si invecchia in un paesino sperduto dell’Alta Valcamonica o in città. La Legge Delega invece puntava su un cambio di paradigma: dalla prestazione di carattere economico a quella di servizio, cioè di una lettura effettiva dei bisogni della persona anziana e la conseguente erogazione di servizi necessari». Ancora, il segretario dello Spi punta il dito contro i criteri di valutazione della non autosufficienza: «Si tratta di uno schema molto complesso, che mette in difficoltà gli stessi medici, per mancanza di informazione completa e tempestiva. Dal primo gennaio in teoria il medico di base è la figura che dovrebbe far partire tutto l’iter per la prestazione universale stendendo un’apposita certificazione introduttiva ma mancano le disposizioni attuative. Insomma il 31 dicembre, nelle province della sperimentazione, è cessato il vecchio ordinamento ed è entrato in vigore questo della riforma ma senza le basi per realizzarsi davvero».
Il livello di difficoltà
Sull’indicatore economico la critica arriva anche da Roberto Bocchio, segretario Fnp Cisl di Brescia: «L’Isee richiesto è molto basso, sarebbe il caso di alzarlo almeno a 10 mila euro. E sarebbe bene legare la fruizione di questa prestazione a chi prende la pensione sociale, o la minima. L’ideale sarebbe avere una riforma strutturale e non bonus a spot, ma siamo realisti e accettiamo anche questo piccolo passo sperando che ce ne siano altri e migliori». Stando così le cose il suggerimento è quello dapprima di fare l’Isee: «al Patronato siamo al servizio anche per questo – conclude Raggi – quindi consigliamo agli over 80 che hanno l’indennità di accompagnamento di fare l’Isee e, in caso, presentare la domanda».
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