90 anni, 1 di catene. Gli asfalti elettorali in Molise sono una umiliazione alla mia intelligenza

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Uno dei suoi 90 anni lo ha trascorso in catene. Oggi, a 90 anni, vive di speranza. Anzi, è proprio la speranza a tenerlo in piedi, unita alla ferma convinzione che la Giustizia deve trionfare e che quelle strade gliele devono pagare. Strade che oggi sono bitumate di fresco per accaparrarsi voti e alleanze. Ricordate la storia dell’imprenditore che per un anno si è incatenato davanti al Consiglio Regionale del Molise?

Antonio Cappussi ha realizzato 80 chilometri di strade interpoderali e la Regione non gliele ha pagate. Non solo. L’ente nega e continua a negare quelle opere, anzi a rinnegarle, salvo ricordarsene in occasione di ogni tornata elettorale. Già, perché quelle strade vengono ristrutturate, ammodernate, bitumate qualche giorno prima delle elezioni, ogni volta, quasi fosse un rito, per guadagnarsi il voto degli agricoltori, degli allevatori, dei residenti, persino dei Sindaci e delle Amministrazioni comunali coinvolte.

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Perché, certo, al Sindaco di Busso non può che far piacere quella “ripulita” tardo invernale, e renderà senz’altro felici il Sindaco di Morrone del Sannio e quello di Macchia Valfortore, e quelli di Casalcriprano, Colle d’Anchise, Spinete, San Massimo, Larino, Campomarino e via dicendo. In Tribunale la Regione Molise, per bocca dei propri avvocati, dichiara al Giudice che di quelle strade non sa nulla, lo ripete al Commissario ad Acta, Rossi, a dispetto dei verbali di sopralluogo sottoscritti dai funzionari dell’Assessorato all’Agricoltura, dei documenti di consegna dei lavori, degli atti del Commissario ad Acta, dei verbali di ultimazione e di collaudo.

Fuori dai tribunali, quando ogni voto diventa prezioso per fare la differenza tra l’assicurarsi un nuovo quinquennio al potere o restare fuori dai giochi politici, ecco che alla Regione Molise ritorna magicamente la vista.

Anzi, la super-vista! Un vero e proprio miracolo, capace di curare una miopia giudiziaria che sta mettendo a dura prova la resistenza di un uomo che ha lavorato tutta una vita e che da anni sta portando avanti, da solo, a 90 anni, la propria battaglia di giustizia. Sulla vicenda è intervenuto Michel Maritato di Assotutela. “Sposiamo la causa del sig. Cappussi – ha fatto sapere il presidente – e siamo a disposizione, gratuitamente, con il nostro pool di avvocati, per tutelare nelle sedi opportune il diritto negato”.

“Quando ho cominciato ad incatenarmi – precisa Antonio Cappussi – avevo 86 anni e due ictus. Nel 2012 ne ho compiuti 90 e ho avuto un altro ictus: mentre ero in tribunale. La gente continua a camminare sulle strade che ho realizzato, a percorrerle con i mezzi agricoli e con le automobili, assessori e consiglieri regionali, aspiranti consiglieri e aspiranti presidenti, in lungo e largo, senza sosta.

Ebbene, quelli che voi giornalisti chiamate “asfalti elettorali” umiliano la mia intelligenza, violentano il mio essere. Sono andato a vederle le “mie strade”. Bitume sparso di recente, che brilla sotto il sole, le cunette ripulite, addirittura opere di contenimento e attraversamenti ad hoc. Mi fa male questa ipocrisia, eppure mi sento orgoglioso di ogni granello di pietrisco, ogni grammo di bitume, ogni manciata di cemento. Perché quelle strade le ho realizzate con i miei soldi, con i miei operai, con i miei mezzi. Però sono di tutti. Tanto che se ci mettessi una bomba finirei sotto processo.

Assurdo, vero? Pensate a quanto possa essere lacerante per me. Tutti sanno, ma fanno finta di non sapere. Devo dare atto al Consiglio Regionale di aver sostenuto la mia battaglia, ma oggi c’è bisogno di un atto di coraggio che riconosca finalmente il mio diritto, perché possa andarmene a testa alta, lasciando ai miei nipoti il ricordo di un uomo onesto che ha combattuto con dignità, fino alla fine.

Chiunque sarà il nuovo presidente della Regione Molise, quali che siano i venti consiglieri che siederanno nel Palazzo, maggioranza od opposizione, chiedo un impegno serio e immediato a chiudere immediatamente questa storia che mi sta consumando, nel fisico e nello spirito. Perché la Giustizia italiana è come le parabole del Signore. “La mano sinistra non deve sapere cosa fa la destra”. Proprio così. E il giudice delle vendite immobiliari non deve sapere che il debitore è creditore della Regione. Così vanno le cose in Italia e nel Molise. Ma non mi rassegno. 

Agli uomini e alle donne che governeranno la regione nei prossimi anni l’appello di un uomo che, alla fine dei suoi giorni, crede ancora nella Giustizia. E non solo quella divina. A chiunque mi aiuterà metterò una parola buona, io, che me ne andrò prima di loro. Ma vi prego, non umiliate ancora la mia intelligenza con gli ennesimi asfalti elettorali: non resisterei alle prossime urne! E domenica andrò a votare.”

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