Un governo senza opposizione – Buttanissima Sicilia

Effettua la tua ricerca

More results...

Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors
Filter by Categories
#finsubito

Sconto crediti fiscali

Finanziamenti e contributi

 


Solo Faraone, di Italia Viva, contesta Schifani. Le denunce su Piano di Rientro e crisi dei pronto soccorso

Il Pd e il Movimento 5 Stelle sono ancora affaccendati a esibire il proprio contributo alla Finanziaria da 800 milioni, nonostante il voto contrario al testo finale. Cateno De Luca, invece, ospita Schifani nella conferenza di fine anno della Città Metropolitana di Messina e gli dedica parole al miele, dopo le invettive del passato. Nessuno di loro si è accorto di questo maestrale che fa vacillare in maniera pericolosa il mondo della sanità. Specie quella dei privati convenzionati, che a causa del nuovo nomenclatore tariffario si vedranno costretti a licenziare se non addirittura a chiudere. Nessuno ha pensato a un’interrogazione da discutere all’Assemblea regionale. Qualcuno, forse, incaricherà il proprio addetto stampa di scriverci un comunicato dopo la Camera di Consiglio del Tar, fissata il prossimo 28 gennaio. O forse, neanche quello. Perché di fatti, in Sicilia, l’opposizione non esiste.

L’unico a praticarla è rimasto Davide Faraone, che però non ha un solo deputato regionale al suo fianco. E’ un lupo solitario. Si è armato di accappatoio e secchi per ribadire l’impreparazione del governo (per non dire altro) sulla gestione dell’emergenza idrica; ha fatto la spola nei Pronto soccorso degli ospedali per denunciare la situazione da terzo mondo, che rende impossibile la vita dei pazienti e del personale sanitario; ha rinunciato a issare la sua bandierina al Comune di Palermo dopo aver giudicato “deleteria” la nomina del presidente della Regione come commissario dell’emergenza rifiuti (sarà lui a velocizzare le pratiche per i termovalorizzatori). Italia Viva non ha potuto giocare con le mance come il resto dei partiti concorrenti, di maggioranza e opposizione; e quindi, in attesa di controprove, rimane l’unica anima “candida” di un’opposizione in disarmo, che non ha nulla da chiedere al potere né può pensare di ricavarne profitto.

Finanziamo agevolati

Contributi per le imprese

 

A Palermo i due assessori vicini a Lagalla e Faraone, si sono dichiarati apartitici per evitare al sindaco il fastidio del licenziamento, o della sommossa di Forza Italia. Oggi, però, l’ex sottosegretario alla Salute, al netto delle colpe del passato (che spesso gli rinfacciano), ha acceso un faro su certe nefandezze di cui nessun altro, all’interno di Sala d’Ercole, si cura. Nell’ultima conferenza stampa convocata assieme a Fabrizio Micari, ex rettore dell’Università di Palermo e già candidato alla presidenza della Regione con il centrosinistra, Faraone ha rimarcato il senso delle sue battaglie, a partire dalla dannata questione del decreto Schillaci che, da un lato, ha mandato nel caos i sistemi informatici per la prenotazione e l’erogazione delle prestazioni; e, dall’altro, rischia di far calare il sipario su molte strutture convenzionate, che affiancano il pubblico nel tentativo di far restare in piedi il Servizio sanitario.

“La sanità in Sicilia andrebbe commissariata da parte del ministero della Salute. Il ministro Orazio Schillaci, invece, dorme e continua a far fare, a questa classe dirigente, il nulla”, ha detto Faraone. Che però un timido risultato l’ha raggiunto: “spingere” Schifani fino all’ospedale Villa Sofia per appurare le profonde criticità di sistema. Un’ispezione, in pratica. “Siamo riusciti a far alzare Schifani dalla sua poltrona e a fargli visitare un ospedale a Palermo – prosegue – ne siamo contenti. Schifani però deve andare al ministero della Salute e chiedere spiegazioni circa il piano di rientro”. Il Piano di rientro, a cui la Sicilia è legata dal 2007, impedisce di fare investimenti e programmare nuova spesa. A differenza del Veneto, ad esempio, la Regione non ha potuto assumersi l’onere di prorogare di tre mesi il vecchio tariffario – a mo’ di transizione – e utilizzare questo periodo di tempo per mettere a punto i sistemi di prenotazione o, magari, per calmierare l’impatto del nuovo nomenclatore, che prevede parecchie sforbiciate a determinate prestazioni (specie quelle erogate dai laboratori analisi).

“C’è una sanità che è andata in tilt, distrutta e rasa al suolo – ha ribadito il capogruppo di Italia Viva alla Camera -. I pronto soccorso ormai ospitano i pazienti anche per otto giorni. Ci si muore lì dentro. Non è sui medici e sugli infermieri che bisogna scaricare le responsabilità, ma queste ricadono su piazza Ottavio Ziino e su Palazzo d’Orleans”. Faraone, che in passato non ha lesinato critiche anche all’operato di Giovanna Volo, il cartonato dell’assessore alla Salute, ha poi elencato sette domande rivolte al governatore della Sicilia. “L’ufficio di programmazione della Regione è in grado di dire se e quando potrà dirsi concluso il Piano di rientro? La Regione non ha trasmesso i dati all’Agenas sulle liste d’attesa, come si farà a destituire i direttori delle aziende sanitarie e a ridurre le liste d’attesa in assenza di parametri? Si parla di personale insufficiente ma quante assunzioni sono previste? A che punto è la proposta di rimodulazione della rete ospedaliera? Cosa sta facendo la regione per evitare che i siciliani vadano al Nord o all’estero per curarsi? A che punto è l’attuazione degli investimenti sulla sanità in Sicilia a valere sui fondi del Pnrr? Come si interverrà sulla questione relativa ai tariffari degli ambulatori accreditati? Chiediamo a Schifani risposte – ha sottolineato – nella sanità siciliana regna un misto tra rassegnazione e assuefazione, salvo indignarsi e scandalizzarsi al prossimo morto al pronto soccorso”.

Domande legittime e perfettamente attuali. Che si uniscono alla percezione diffusa della sanità come merce di scambio: “Su tutto – ha aggiunto il renziano – domina il perpetrarsi della inaccettabile gestione delle nomine delle posizioni apicali nelle aziende sanitarie ed ospedaliere, vero cancro della sanità pubblica siciliana, in cui l’unico parametro decisionale rimane l’appartenenza e la fedeltà politica, mentre competenza e merito sono assolutamente messi da parte”. Ricordate cos’è accaduto con queste nomine? Che in prima commissione, all’Ars, le opposizioni chiesero un’integrazione documentale per capire quali dei manager nominati dalla politica avessero le carte in regola per poter fare i direttori generali. Ma, nonostante le palesi inadeguatezze rappresentate dai giornali (non è solo una questione di processi in corso, ma di capacità e precedenti), le nomine sono diventate ufficiali grazie al cosiddetto silenzio-assenso: al momento di esprimere il voto, in commissione non c’era nessuno, mancava il numero legale. Anche i sei dell’opposizione avevano marcato visita. Basta questa immagine per asserire che il governo non avrà problemi fino all’ultimo dei suoi giorni?





Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Mutuo 100% per acquisto in asta

assistenza e consulenza per acquisto immobili in asta

 

Source link