Sardegna, Alessandra Todde dichiarata decaduta. “Avanti, impugnerò l’atto. Certa del mio operato”

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Terremoto alla Regione Sardegna: il Collegio regionale di garanzia elettorale ha fatto una dichiarazione di decadenza da consigliere regionale per Alessandra Todde, che così perderebbe anche la carica di presidente della Regione. Sarebbero state rilevate delle inadempienze sulle spese tenute durante la campagna elettorale 2024, che hanno portato all’emissione di un’ordinanza ingiunzione indirizzata al Consiglio regionale, il quale dovrà stabilire una data per la decisione sulla decadenza. L’atto è impugnabile presso il Tribunale ordinario. E infatti la diretta interessata ha subito dichiarato di voler “andare avanti” e di voler “impugnare l’atto”.

Giuseppe Conte e Alessandra Todde (Ansa)

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Todde: “Vado avanti, impugnerò l’atto nelle sedi opportune. Sentiti Conte e Schlein, ho il supporto dei partiti”

“La notifica della Corte d’appello è un atto amministrativo che impugnerò nelle sedi opportune. Ho piena fiducia nella magistratura e, non essendo un provvedimento definitivo, continuerò serenamente a fare il mio lavoro nell’interesse del popolo sardo” ha commentato a caldo la presidente, eletta meno di un anno fa.

Oggi, poi, Todde – nel punto stampa di stamane in Consiglio regionale, a Cagliari, dopo un incontro coi capigruppo dei partiti del Campo largo – aggiunge di aver “sentito il presidente del M5S, Giuseppe Conte, e la segretaria del Pd, Elly Schlein”. “Ho il supporto della mia forza politica e di tutte quelle della maggioranza che stanno lavorando per sostenermi. Ci siamo confrontati dal punto di vista politico, non nel merito” ha precisato Todde, prima donna e prima esponente M5s a ricoprire l’incarico di presidente della Regione Sardegna. “Credo sia importante distinguere il piano politico, quello amministrativo, da quello giudiziario. Sono una persona lineare e perbene”. A chi le chiede se si aspettava uno sviluppo del genere, la presidente ha risposto con una risata: “Non sono un’indovina. Bisogna avere la forza della verità e dei fatti. Io so lavorare solo così”.

“Certa della legittimità del mio operato. Atti legittimi quando saranno definitivi”

Sono assolutamente certa della legittimità del mio operato e certa che i miei atti sono stati corretti” ha puntualizzato la presidente della Regione nel punto stampa di stamane. “Quello per cui noi siamo stati eletti è servire i sardi. Questo non finisce finché non ci sono atti definitivi. Quindi, noi continuiamo a lavorare con assoluta motivazione, per questo siamo stati eletti e per questo riceviamo soldi pubblici”.

“Il tema della legittimazione non si pone nella misura in cui non ci sono atti definitivi. Il Consiglio regionale farà il suo percorso e nel frattempo continuiamo a lavorare con assoluta legittimazione” ha ribadito Todde, proseguendo: “C’è una Giunta delle elezioni che farà le sue valutazioni e poi chiederà al Consiglio regionale di esprimersi coi tempi propri del Consiglio. Nel frattempo, dal punto di vista del mio percorso, io farò tutto quello che i miei avvocati riterranno corretto per difendermi nelle sedi opportune. Il ricorso è normale. Credo che ci si debba difendere. I miei avvocati non condividono le osservazioni” del Collegio elettorale di garanzia.

“Non è mio compito entrare nel merito. Giusto ribadire le proprie ragioni nelle sedi competenti ed è quello che faremo”. Quindi nessuna irregolarità?, le viene chiesto. “Sicuramente non nel merito. Poi, nella forma, nei formalismi – io non sono un giurista – non posso entrare” ha risposto la presidente, che si è affidata allo studio legale Ballero. “Abbiamo ricevuto osservazioni da parte della Corte d’appello e abbiamo risposto con una memoria. In questo modo collaborativo, come abbiamo sempre fatto, continueremo a confrontarci nel merito”.

“Siccome le mie spese sono state gestite da un comitato elettorale e io personalmente non ho sostenuto nessuna spesa sono forte di questo” ha precisato la presidente della Regione. “Sono forte del fatto che ho condotto una campagna elettorale per la coalizione assolutamente legittima. Ho molta serenità da questo punto di vista”.

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I punti contestati alla presidente

Innanzitutto, secondo il collegio, la dichiarazione relativa alle spese elettorali della campagna non sarebbe “conforme” a quanto sancito da due norme, la legge nazionale 515 del 1993 e la regionale 1 del 1994, che la recepisce. In secondo luogo, “non risulta essere stato nominato il mandatario, la cui nomina deve ritenersi obbligatoria” ai sensi delle due leggi richiamate. Ancora, si legge nel documento, “non risulta essere stato aperto un conto corrente dedicato esclusivamente alla raccolta dei fondi”. E poi, quarto punto, “non risulta l’asseverazione e la sottoscrizione del rendiconto da parte del mandatario che avrebbe dovuto essere nominato”.

Secondo il collegio, ancora, “non è stato prodotto l’estratto del conto corrente bancario o postale” e “non risultano dalla lista movimenti bancari i nominativi dei soggetti che hanno erogato i finanziamenti per la campagna elettorale, come previsto dalle due norme sopra citate”. E poi, ultimo punto: non sarebbe chiaro su quale conto siano state indirizzate le donazioni raccolte durante la campagna attraverso PayPal, somme comunque non rilevanti. Per i componenti del collegio, dunque, il rendiconto elettorale del comitato elettorale del M5s, inviato il 23 maggio in adempimento degli obblighi previsti dalle leggi, firmato dal senatore Ettore Licheri e inviato alla Corte dei Conti, non chiarisce “se le spese indicate nei documenti depositati afferiscano alle spese della singola candidata alla carica di presidente o alla campagna elettorale dei candidati alla carica di Consigliere sostenuti dal Movimento”.

La dichiarazione elettorale presentata riporta “di aver sostenuto spese, come da rendiconto allegato, per complessivi euro 90.629,98 e di aver ricevuto contributi e o servizi per euro 90.670,00”. Nel documento il collegio riporta di aver ricevuto i documenti e la memoria della presidente a integrazione dei dubbi sollevati, ma sostiene non siano sanabili.

Giuseppe Conte, Alessandra Todde e Elly Schlein al quartier generale, Cagliari, 27 febbraio 2024

Giuseppe Conte, Alessandra Todde e Elly Schlein al quartier generale, Cagliari, 27 febbraio 2024 (Ipa)

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L’assemblea sarda dovrà stabilire una data per la decisione

L’Assemblea sarda, presieduta dal segretario del Pd sardo Piero Comandini, dovrà stabilire una data per la decisione sulla decadenza di Alessandra Todde. Dunque non è scontato che la governatrice eletta il 26 febbraio 2024 con il 45,3% delle preferenze – superando di soli 0,3 punti percentuali il candidato del centrodestra Paolo Truzzu (ex sindaco di Cagliari ed esponente di Fratelli d’Italia) non porterà a termine il suo mandato di cinque anni. Il provvedimento dovrebbe transitare prima per la Giunta delle elezioni e poi per l’aula legislativa del Palazzo consiliare. I tempi, insomma, non dovrebbero essere brevi.

 

Ritorno alle urne in caso di decadenza

La palla ora passa al Consiglio regionale. I tempi potrebbero essere lunghi. Ciò che è certo è che, in caso di decadenza, si tornerà alle urne. Ma nel frattempo Todde resterà alla guida della Giunta regionale. Come prevede la legge, l’atto notificato ieri è impugnabile presso il Tribunale ordinario.

Subito è arrivata la solidarietà del segretario dell’Unione Popolare Cristiana (Upc), Antonio Satta. “Fa bene Todde ad avere fiducia nella magistratura. l’unica via per chiarire questa vicenda – sottolinea Satta – perché la Sardegna ha bisogno di organi di governo nel pieno delle loro funzioni. Noi del centrosinistra non crediamo ai complotti, a differenza del centrodestra”.

 

Intanto, primo mese di esercizio provvisorio, al centro tema della riforma sanitaria regionale

La presidente della Regione, dunque, per il momento resta al lavoro al suo posto. Lavoro che proprio in questi giorni ha in agenda un tema caldo come quello della Sanità, oggetto nell’isola di polemiche tra gli schieramenti ormai da diversi anni. Gli esponenti del Campo largo si erano lasciati il 31 dicembre dopo il vertice di maggioranza ad hoc proprio con il tema individuato come prioritario sul tavolo. Oggi si è riunita la direzione regionale del Partito democratico, tutta dedicata all’analisi delle proposte, avanzate dalla stessa Todde, di modifica del testo del disegno di legge, presentato lo scorso agosto e ancora mai discusso in Commissione.

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La Commissione si riunirà mercoledì 8 gennaio, con l’audizione dell’assessore della Sanità, Armando Bartolazzi. Il tempo stringe anche perché nel frattempo è scattato il primo mese di esercizio provvisorio, autorizzato dal Consiglio regionale nell’ultima seduta. Per questi motivi, la presidente ha annunciato di voler andare avanti. Ma con la spada di Damocle della possibile decadenza. E di un clamoroso ritorno alle urne.



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