Più domande che certezze su Matthew Livelsberger, l’attentatore che ha fatto esplodere un Cybertruck Tesla a Las Vegas. Per gli investigatori è ancora presto per definire l’episodio
Matthew Livelsberger, l’attentatore di Las Vegas, ha lasciato messaggi e un manifesto per spiegare l’attacco e il suicidio. Un mix di aspetti personali e politici di una persona afflitta da una forma profonda di depressione. Ma anche toni cospirativi di un soldato pluridecorato delle forze speciali americane.
Il protagonista
Gli uomini dello Sceriffo hanno recuperato un paio di lettere nel telefonino del Berretto Verde dove il militare afferma che la sua azione «non è terrorismo» ma un modo «per dare la sveglia» al paese: «L’America è un malato allo stadio terminale, andiamo verso l’abisso…Il mio è un atto per liberare la mente dai fratelli che ho perso e dal peso delle vittime che ho provocato». Seguono poi recriminazioni personali, legate alla famiglia e alla vita. Matthew ha poi inviato al responsabile di un podcast una mail con il suo manifesto dove tocca molti argomenti usando toni complottisti. Sostiene che il suo piano era quello di raggiungere il Messico. Afferma che da anni i cinesi lanciano droni da sottomarini verso il territorio Usa. Dice di aver partecipato a crimini di guerra durante le missioni in Afghanistan nel 2019. Ritiene di essere seguito dagli apparati di sicurezza. Avverte di aver preparato una potente autobomba. Invita a fornire le informazioni per evitare un conflitto mondiale. Gli investigatori, secondo la CNN, avrebbero esaminato il documento e per ora lo attribuiscono al protagonista del gesto suicida davanti all’hotel.
La famiglia
Sposato due volte, padre di una bambina, aveva avuto contatti sporadici con i parenti più lontani. Poco prima di Natale la moglie lo aveva lasciato perché lo accusava di infedeltà. Alcuni conoscenti hanno riferito di comportamenti aggressivi da parte del soldato, misogino e possessivo, spesso sprezzante verso la donna. C’erano anche idee politiche differenti: lei democratica, sostenitrice di Bernie Sanders, lui repubblicano trumpiano, con qualche «nota» complottista. Negli ultimi giorni, poi, aveva mandato messaggini alle sue ex fidanzate: ad una, dopo aver affittato la Tesla, aveva detto di sentirsi «come Batman». Interessanti i dettagli anticipati da indiscrezioni sui media e confermati dall’FBI. Matthew era da tempo in una cura per depressione ma, secondo i medici che lo seguivano, il suo stato non era considerato «pericoloso». Avevano ritenuto che non ci fossero rischi di suicidio o violenze. Inoltre, una sua ex fidanzata ha raccontato di possibili danni celebrali in seguito all’impegno nel conflitto afghano, sintomi che sarebbero peggiorati nel corso del tempo.
Il viaggio
Lo Sceriffo ha ricostruito gli ultimi giorni di vita. Tornato in licenza dalla Germania (base di Camp Panzer, Stoccarda), è andato a Denver dove ha noleggiato la Tesla – versione pick up – il 28 dicembre usando l’app Turo, come ha fatto anche Jabbar. Successivamente si è diretto ad Albuquerque (New Mexico), quindi ha tagliato attraverso l’Arizona per arrivare a Las Vegas. Durante il viaggio, giorno 30, ha comprato due armi. Le telecamere di sorveglianza hanno «ripreso» il mezzo in diversi punti della città a partire dalle 7.30 del Primo Gennaio. Un’ora dopo circa, alle 8.40, il veicolo si ferma davanti alla Trump Tower: passano 17 secondi e c’è la deflagrazione.
I veterani
Le storie di Jabbar, attentatore a New Orleans, e di Livelsberger sono parallele. Il primo, un ex soldato con difficoltà nel ritorno alla vita civile, alle prese con questioni di divorzio e di soldi, si è radicalizzato in tempi recenti trovando la «risposta» nello Stato Islamico. Così si è preparato per compiere la strage: veicolo potente, ordigni, fucile, appartamento a fare da base vicino al Quartiere francese. Voleva uccidere molti e lo ha fatto. Il secondo, ancora in servizio nell’Us Army, sergente delle forze speciali, malato di depressione, paranoico, lasciato dalla moglie, si è tolto la vita con un gesto eclatante. Con le sue «conoscenze» tecniche avrebbe potuto provocare molti danni e, invece, ha limitato l’azione violenta a sé stesso. Le due vicende rispecchiano in qualche modo un recente rapporto sullo stress post bellico/disordine mentale dei soldati: 541,672 i casi registrati negli ultimi cinque anni, con un aumento del 40 per cento. Massiccio il numero dei ricoveri in ospedali.
Indagini
L’inchiesta su New Orleans è ora concentrata sulle mosse di Jabbar nei giorni precedenti all’eccidio e in passato. Ha destato attenzione un viaggio del militare in Egitto nel 2023, un paese scelto – diceva – perché era economico per una vacanza. E’ stato davvero solo una visita turistica o ha avuto modo di incontrare qualcuno legato ad ambienti estremisti? Molto interesse, poi, per il materiale sequestrato nell’appartamento dove ha soggiornato alla vigilia dell’attacco. Gli artificieri hanno rinvenuto gli ingredienti chimici per preparare le bombe, istruzioni ed altre componenti. Dall’analisi degli ordigni inesplosi trovati vicino a Bourbon Street è emerso l’uso di una miscela particolare, mai vista prima d’ora in azioni in Occidente. E ci si chiede come se la sia procurata oppure dove avvia imparato a confezionarla.
L’allarme
L’FBI intanto ha messo in guardia i dipartimenti di polizia sulla possibilità di nuovi attacchi con l’uso di veicoli-ariete. C’è il rischio di azioni pianificate ma anche di episodi di emulazione. Timori che spingono le autorità ad adottare misure di sicurezza migliori – se possibile – rispetto a quanto fatto attorno al Quartiere francese insanguinato dal raid dell’ex soldato Shamsud Jabbar.
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