La crisi dell’auto in Italia e “l’anno nero di Stellantis”

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I numeri parlano chiaro, e a volte sono impietosi. Il settore auto è in crisi: sui mercati da mesi si registra un crollo dei volumi, mentre la transizione verso l’elettrico non decolla. Le auto a emissioni zero che l’Unione europea vorrebbe tra una decina d’anni sembrano lontane dal rimpiazzare del tutto i veicoli di oggi. Una sorta di “tempesta perfetta” che colpisce in maniera significativa tutta l’Europa e il suo tessuto industriale più rilevante. La crisi dell’auto non tocca solo il nostro Paese e nemmeno esclusivamente l’Europa, dove pure c’è qualche eccezione come la Spagna, dove il mercato ha chiuso il 2024 in ripresa, superando il milione di veicoli venduti e con un aumento del 7,1% rispetto al 2023. La situazione di difficoltà del settore arriva fino a Tesla, che nel 2024 ha fatto registrare il primo storico calo: poco meno di 1.800.000 veicoli venduti, (-1,1% rispetto al 2023).

I dati delle vendite di auto in Italia

Diamo un’occhiata ai dati sulle vendite in Italia. Nel nostro Paese nel 2024 le immatricolazioni sono state 1.558.704, lo 0,5% in meno del 2023 e in calo del 18,7% rispetto al 2019, “l’anno che ha preceduto la pandemia e al cui livello il mercato italiano non riesce a tornare – spiega il centro studi Promotor -, nonostante il Pil abbia già raggiunto e superato il livello del 2019”. Contando solo il mese di dicembre, il dato delle auto vendute è di 105.715, il 4,93% in meno dello stesso mese dell’anno precedente.

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Il caso Stellantis

Stellantis non fa eccezione: nel 2024 ha immatricolato in Italia 452.615 auto (-9,9% sul 2023) e la quota di mercato si è attestata al 29%, in calo del 3% rispetto al 2023. A dicembre 2024 le vendite del gruppo in Italia sono state di 24.411 auto (-18,1% sullo stesso mese del 2023), con una quota del 23,1% (-3,7% rispetto allo stesso mese dell’anno precedente). Tra i marchi, Fiat ha registrato un -41,1% di immatricolazioni a dicembre rispetto allo stesso mese del 2023, ma resta leader per le vendite in Italia contando l’intero anno, con 143.867 auto, comunque con un calo percentuale a due cifre rispetto al 2023.

Le auto preferite dagli italiani

La Panda, prodotta a Pomigliano, rimane la vettura preferita dagli acquirenti italiani, con oltre 4.500 immatricolate nel solo dicembre e con circa centomila in tutto l’anno. Fiat Professional resta anche il miglior brand nei veicoli commerciali con oltre 46.000 immatricolazioni e una quota del 23,6%: in particolare la leadership assoluta è del Ducato, con poco meno di ventimila vendite, prodotto nello stabilimento di Atessa (Chieti).

Jeep conferma l’ottava posizione nel ranking assoluto, con una quota di mercato del 4,4%, grazie soprattutto all’Avenger: il suv disegnato a Torino è il più venduto in Italia e anche primo nel segmento B-suv, sia a dicembre, sia nei dodici mesi del 2024. Ed è inoltre il terzo modello in assoluto più venduto in Italia e nella top 5 tra tutti i modelli 100% elettrici del mercato. Secondo i dati provvisori forniti dall’Anfia (associazione nazionale filiera industria automobilistica), tra i marchi Fiat nel 2024 hanno venduto molto meno del precedente anno Maserati, con un calo che supererebbe il 40%, Lancia, Ds e Alfa Romeo.

“2024 anno nero per Stellantis”

Ferdinando Uliano, segretario generale della Fim-Cisl, parla senza mezze misure del 2024 come “anno nero di Stellantis”. “I dati della produzione si chiudono negativamente dopo due anni di crescita e per la prima volta tutti gli stabilimenti sono in negativo, con gli autoveicoli che fanno segnare perdite maggiori rispetto ai veicoli commerciali”, ha detto ieri il sindacalista illustrando a Torino i dati Stellantis del 2024. “La riduzione della produzione – ha osservato – è stato un continuo peggioramento da inizio anno, raggiungendo cali produttivi nelle auto dal 21 al 70%. Le previsioni negative che avevamo stimato negli ultimi due report trimestrali purtroppo hanno avuto un riscontro con la realtà di fine anno, con un aggravio in termini di volumi e di aumento dell’uso degli ammortizzatori sociali e di chiusure anticipate di fine anno che hanno coinvolto quasi 20mila lavoratori”.

Secondo i dati diffusi dalla Fim-Cisl, nel 2024 Stellantis ha prodotto 475.090 unità (-36,8%). Le auto sono scese a 283.090 unità (-45,7%). “Per trovare un dato così basso di produzione bisogna spostare le lancette al 1956”, ha sottolineato Uliano.

Le prospettive per gli stabilimenti italiani

Le prospettive per quest’anno e per il prossimo? “Stellantis ha ribadito 2 miliardi di investimenti per il 2025 e sei miliardi di acquisti ai fornitori italiani. È sicuramente un cambio di impostazione al piano industriale precedente da noi giudicato insufficiente. Tuttavia la situazione in termini di volumi non subirà significative modifiche nel corso del 2025”, ha affermato Uliano. “Hanno aggiunto la nuova piattaforma small – ha proseguito – con i due nuovi modelli compatti a Pomigliano dal 2028, la nuova 500 e a Mirafiori in aggiunta alla 500 ibrida. Verranno ibridizzate le auto previste nelle versioni elettriche tra il 2025 e il 2026 a Melfi. Poi è stato annunciata per Atessa la nuova gamma large sui veicoli commerciali. A Cassino verranno sviluppate anche le versioni ibride delle full electric previste su Stelvio e Giulia in aggiunta al nuovo modello top di gamma sempre su piattaforma large. Su Modena verrà lanciata la collaborazione con Motor Valley per il lancio del progetto alto di gamma”.

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Secondo la Fim-Cisl, però, i nuovi lanci produttivi impatteranno solo dal 2026 e mancano ancora risposte importanti sulla gigafactory e sul rilancio di Maserati: “Su questi e altri aspetti abbiamo richiesto di approfondire la situazione nei prossimi mesi con Stellantis e Governo”, ha aggiunto Uliano.

Le prospettive per il 2025 non sembrano rosee, almeno non senza un cambio di rotta. “Invece di irrogare multe miliardarie, l’Unione europea – sostiene Gian Primo Quagliano, presidente del centro studi Promotor, che analizza l’andamento per i concessionari – dovrebbe prevedere aiuti alle case automobilistiche tali da compensare i danni prodotti dalla politica adottata dall’Unione nella transizione energetica”. Le aziende della filiera italiana, attraverso l’Anfia, pensano a un 2025 difficile, ma hanno più speranze sul 2026, parlando di “un divario enorme tra i veicoli venduti e quelli prodotti a livello nazionale” per l’Italia.

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Per l’associazione delle case automobilistiche estere che operano in Italia, l’Unrae, “la transizione verso una mobilità a zero emissioni non mostra segni di accelerazione: anche il 2024 risulta un anno sprecato”. “Non possiamo accettare che una politica frammentaria e scoordinata, a livello sia europeo che italiano, si trasformi in un peso economico così penalizzante per i costruttori”, ha sottolineato il presidente Michele Crisci.

La manifestazione del 5 febbraio a Bruxelles

“Il crollo dei volumi sui mercati e la transizione verso elettrico e digitale sono una tempesta perfetta che colpisce in maniera significativa tutta l’Europa e il suo tessuto industriale più rilevante”, ha sottolineato Uliano, annunciando che “Fim-Cisl, insieme a tutte le organizzazioni sindacali europee di IndustrialAll Europe, ha indetto un’importante manifestazione il 5 febbraio 2025 a Bruxelles che vedrà un’importante partecipazione dei lavoratori metalmeccanici di tutta Europa”. “La situazione del settore automotive – ha aggiunto – deve trovare risposte anche dall’Unione europea. I singoli Paesi non sono in grado di rispondere in maniera sistematica ad una crisi che investe tutte le case automobilistiche”.



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