QUOTIDIANO “ITALIA OGGI” * INTERVENTO ON. DE BERTOLDI: «È NECESSARIO REALIZZARE IL PROGETTO DI UN CENTRO SOLIDO, NON POPULISTA MA POPOLARE»

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15.10 – venerdì 3 gennaio 2025

(I documenti seguenti sono tratti da materiale stampa inviato all’Agenzia Opinione) –
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Di: onorevole Andrea de Bertoldi (*)

Nell’anno del Giubileo, non certo a caso, occorre realizzare il progetto politico di un centro solido, non populista, ma popolare. È un pensiero che coltivo da oltre un anno, allorché mi sono reso conto che nella politica contemporanea, la demagogia, il populismo, l’accentramento delle decisioni in pochissime persone, rimangono purtroppo una costante, non certo funzionale al reale interesse del Paese.
La politica è sempre più ostaggio del consenso immediato, orientata dai sondaggi piuttosto che dal pensiero, e ciò determina oltre modo un’estremizzazione a destra o a sinistra delle posizioni.

Mai come oggi occorre invece confrontarsi, ascoltare, condividere le critiche e tornare davvero alla comunità delle teste pensanti, che rappresentarono nella prima Repubblica il vero plusvalore per la ricostruzione della Nazione. Le parole del cardinale Parolin, in occasione dell’incontro prenatalizio con i parlamentari in Vaticano, sono così risuonate come un opportuno richiamo all’umiltà ed al confronto per i governanti, e contemporaneamente, la riflessione di Natale di monsignor Crociata, presidente delle conferenze episcopali europee, il forte richiamo al senso dell’umiltà ed al dono della mitezza, qualità che dovrebbero improntare l’impegno politico di chiunque abbia cuore il destino della Comunità. Non posso non convenire, ponendolo come un richiamo all’intera classe politica della quale faccio parte, sulle parole del Vangelo ove Gesù dice di essere «mite e umile di cuore».

E la mitezza, per dirla con monsignor Crociata, non è debolezza ma piuttosto un rapporto con gli altri non mosso da intenti di dominio, di prevaricazione e di sopraffazione. Mi pare risulti evidente uno stridente contrasto con i comportamenti propri della politica contemporanea, proprio per questo sempre più lontana dalla partecipazione popolare.

Una politica moderata, ispirata al cattolicesimo liberale, dovrà essere propedeutica ad azioni legislative concrete, orientate a far crescere un Paese, che finalmente possa riconoscersi nella politica, ritornando a riempire quei seggi elettorali, attualmente pericolosamente vuoti, e tale quindi tali da limitare oggi la rappresentatività stessa dei politici, che rinunciano al confronto in considerazione del tessuto sociale e dell’andamento demografico nazionale ed europeo: aumenta infatti l’età della vita media e (dati Istat) ci sono 193,1 anziani ogni cento giovani. È tempo quindi di promuovere una vera politica di supporto per la famiglia e per le comunità: non «giovani contro anziani», ma misure integrate per favorire e aiutare entrambe le componenti.

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E ciò anche ascoltando la voce della chiesa: esponenti del clero come monsignor Paglia e il cardinale Zuppi hanno, nel tempo, dato indicazioni specifiche ed accurate, tradotte, poi, in provvedimenti normativi (basti pensare al ddl anziani), che dovrebbero però essere riproposti e rafforzati. E lo stesso ragionamento vale per il terzo settore, risorsa straordinaria per lo sviluppo di reali supporti di welfare nei confronti delle persone, ed al riguardo cito l’esempio (concreto) di aiuto al prossimo della comunità dei “Ricostruttori nella preghiera” di padre Guidalberto Bormolini. Sono queste meritorie iniziative umanitarie che devono costituire un modello per una Politica di nuovo realmente popolare.

Naturalmente necessitano risorse finanziarie che nella visione dell’incremento della tassazione, che servirebbe solamente ad allontanare investimenti e capitali dal nostro paese. A ciò si dovrà però accompagnare un taglio della spesa improduttiva, spesso nascosta in misure anche sociali e di welfare, ma in realtà utili solo a foraggiare clientelismi ed interessi di parte. Una politica improntata al cattolicesimo liberale nella scia del pensiero degasperiano, deve infatti essere ispirata dall’equità nell’applicazione della leva fiscale, e dalla morigerata prudenza nell’utilizzo del denaro pubblico, che non dovrà più essere, come ahimè avvenuto nel recente passato, un mezzo di mera ricerca del consenso.

Insomma, l’anno del Giubileo possa essere non solo un miglior viatico di speranza per i credenti, ma pure un percorso di rinascita del centro nella politica italiana. Ne ha bisogno la politica, di maggioranza e di opposizione, che necessita di un maggior dialogo e di più efficace trasversalità, ma ne ha bisogno soprattutto l’Italia ed il consesso europeo al quale apparteniamo.

 

(*) Già deputato FdI, oggi nel gruppo misto

 

 

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