Le nomine in Regione e il “gran galà della comunicazione” tra…

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Tra nomine rinviate e gran galà della comunicazione, le cronache degli ultimi giorni hanno portato alla luce la politica «cafonal» lucana.

Le nomine negli enti di sottogoverno della Basilicata attese per Natale sono prima slittate a Capodanno. Per poi essere rinviate a dopo la Befana. Tanto per non smentirsi, il generale Bardi, all’inizio del settimo anno del proprio mandato presidenziale, ha inaugurato il 2025 con il modus operandi di sempre. Quello del rinvio e della presa per i fondelli di quanti gli ruotano intorno: politici, e non solo.

Diciamolo pure: prendere in giro la gente, in questa Regione, sembra essere diventata una sorta di malattia sociale, più che un semplice metodo di governo, sperimentato con successo dal 2019 in poi. Da quando cioè il centrodestra ha vinto per la prima volta le elezioni regionali in Basilicata.

La presa per i fondelli, spesso anche a  ruoli invertiti, con i carnefici che diventato vittime e viceversa, è stata ormai elevata a “marchio di fabbrica” della politica “cafonal” in salsa lucana.

Senza scomodare il sommo poeta e la sua legge del contrappasso, è stato a dir poco divertente vedere sfilare, a pochi giorni dal Natale, decine di politici, amministratori e imprenditori, spesso con relative famiglie, su un pretenzioso “red carpet” di periferia, per essere “mitragliati” dai flash di falsi fotografi di autorevoli testate nazionali, presenti a loro insaputa – al pari di mons. Davide Carbonaro, presidente della Conferenza episcopale lucana, la cui foto campeggia nel “book” dell’evento – ad un cosiddetto gran galà internazionale della comunicazione, con sede in Basilicata.

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Per nostra fortuna, e con intimo sollievo, abbiamo scoperto che l’editore di questo giornale – il primo imprenditore lucano, oggi patron del Potenza-Calcio, ad aver sfidato il monopolio dei quotidiani di fuori regione, fondando la “Nuova” alla fine degli anni ‘90 del secolo scorso – si è guardato bene dal prestare la propria immagine alle “cronache” poco lusinghiere di fine anno. E meno male!

Per quanto invitato, infatti, Donato Macchia si è defilato – insieme a pochi altri – da quella che è stata una grande messinscena mediatica, foriera probabilmente di future, prosaiche contropartite, nelle modalità più disparate.

Dalle semplici inserzioni pubblicitarie. All’intitolazione di vie, piazze e belvederi ad un “pioniere” dell’etere che ha ormai soppiantato nella toponomastica regionale statisti del calibro di Emilio Colombo. O di ex presidenti di Regione, scomparsi da tempo, come Vincenzo Verrastro, Carmelo Azzarà,  Gaetano Michetti e Raffaele Dinardo.

Purtroppo, la memoria, in terra lucana, più che dalla caratura dei personaggi del passato, sembra essere condizionata dalla “potenza” – o presunta tale – dei loro posteri, in formato familiare. Parlare delle gesta dei padri – guarda caso: tutti privi di difetto, come di solito accade nelle cause di beatificazione dei santi – è diventato l’esercizio del momento. Una volta si rincorrevano titoli nobiliari. Oggi, ci si accontenta di un semplice segnale stradale. Fine della digressione.

Torniamo all’iniziale presa per i fondelli, dalla quale siamo partiti. Quella delle nomine di Natale, slittate a Capodanno. Per poi essere rinviate a dopo la Befana. Salvo ulteriori complicazioni.

A quanto pare, Vito Bardi non sa ancora come districarsi nelle lotte fratricide in atto tra i Fratelli d’Italia del Consiglio regionale della Basilicata. In particolare, è diventato arduo per il governatore lucano districarsi nella controversia scoppiata tra il capogruppo del partito di maggioranza relativa, Michele Napoli, e l’assessore al ramo dello stesso partito, Carmine Cicala.

Oggetto del contendere: la direzione generale di Alsia, l’Agenzia lucana di sviluppo e innovazione in agricoltura. Ruolo al momento ricoperto ad interim dal direttore generale dell’Agricoltura, Vittorio Restaino, da quando l’ex Dg di Alsia, Aniello Crescenzi, non si è visto rinnovare il contratto, per i tanti disastri gestionali compiuti nell’arco del proprio mandato.

Dicono – e non abbiamo motivo per metterlo in dubbio – che Restaino, nel suo ruolo di “commissario ad acta”, abbia trovato un’Agenzia allo stremo.

Un’Alsia trasformata in un campo di battaglia sindacale, con decine di contenziosi e un’eredità difficile da gestire, per precise responsabilità di una politica che, all’epoca, in questo come in altri enti di sottogoverno, non è stata in grado di fare la scelta giusta. Non sarà facile – è bene che si sappia – riportare l’Agenzia di sviluppo e innovazione in agricoltura ai suoi antichi splendori. Sempre che si abbia la “visione” politica di volerlo fare veramente.

Della qual cosa è lecito dubitare, se è vero – a quanto dicono i bene informati – che Cicala starebbe facendo il “pazzo” (metaforicamente parlando) nelle varie riunioni di giunta, pur di imporre il proprio ex braccio destro ai tempi della presidenza del Consiglio regionale, quale neo direttore generale di Alsia. Stiamo parlando del dott. Pierluigi Maulella Barrese, coordinatore in prorogatio della struttura di coordinamento dell’informazione del parlamentino lucano.

Un personaggio – con tutto il rispetto – che con l’Agricoltura non c’entra assolutamente nulla. A partire dal titolo di laurea posseduto. Mentre viceversa il capogruppo di Fdi, Michele Napoli, può ben dire di aver candidato un agronomo, il dott. Giovanni Padula, con tanto di curriculum che ne certifica la competenza. Salvo poi sperimentare sul campo le sue reali doti manageriali.

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Come finirà lo “scontro” Cicala-Napoli? Difficile dirlo.

La nostra sensazione è che Bardi – come al solito – prenderà per i fondelli tutti e due. Tra Maulella e Padula, alla fine spunterà un terzo incomodo. Così come nel frattempo è già stata messa in discussione la guida di Arlab, che il presidente della Regione pare volesse assegnare alla dott. Maria Rosaria Sabia. E non poteva esserci scelta migliore. Se non fosse che l’assessore Pasquale Pepe pare si sia messo di traverso a tutto vantaggio di un leghista dell’ultima ora di cui non si conosce neanche il nome.

Tra nomine rinviate e gran galà della comunicazione, le cronache degli ultimi giorni hanno portato alla luce la politica «cafonal» lucana. In foto il governatore Vito Bardi e il presidente del Consiglio regionale della Basilicata, Marcello Pittella
Il governatore Vito Bardi e il presidente del Consiglio regionale della Basilicata, Marcello Pittella

Dimenticavamo: il candidato in pectore per l’Apt al momento è la dott. Margherita Sarli. Persona notoriamente vicina a Pittella. Forse troppo vicina. Al punto da spingere Bardi a volerci ripensare. La qual cosa non ci sorprenderebbe affatto, visto il modus operandi sperimentato in questi anni dal governatore in carica. Per dirla con un proverbio napoletano: Bardi, da presidente della Regione, «promette certo e viene meno sicuro».

Nino Grasso

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Il punto di vista di Nino Grasso – Crisi idrica, il grande errore di Meloni: aver nominato Bardi commissario straordinario del governo

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