In Francia, Spagna, Italia e Regno Unito è boom negozi e piattaforme di rivendita online dell’usato, e non mancano i casi di baratto e donazioni. Abiti e accessori sono in testa tra lo shopping second hand che piace a sette ragazzi su dieci della generazione Z e ai ‘giovani adulti’ alla soglia dei 30/40 anni, anche con bimbi piccoli. E’ il mercato degli abiti e degli accessori usati che subisce una evoluzione. Non è più solamente una necessità per risparmiare, è sinonimo di moda, stile di vita attento all’ economica circolare e all’ambiente e include una spiccata voglia di generosità tra le nuove generazioni tanto che anche le grandi catene di fast fashion si stanno organizzando con sezioni dedicate al second hand e alla riparazione dell’usato. Lo vedevamo in alcune metropoli europee (a Londra anche gli occhiali da vista meritano spazi con prodotti usati in vendita, con spazi sia nei negozi che online), adesso il fenomeno è esploso in tutta Europa e, trend delle ultime settimane, in Inghilterra i ragazzi e le ragazze della Gen Z si stanno innamorando anche di accessori extra e di lusso, come gli orologi usati dando nuova benzina al mercato di seconda mano in evidente crescita, si legge in un report pubblicato sul Financial Times (ma si tratta di giovani facoltosi, non dell’intera generazione che invece ripiega sui prezzi stracciati dell’usato, in futuro si vedrà).
E’ un fatto comunque che la moda usata era passata di moda, relegata in mercatini rionali battuti da gente nostalgica, amante del vintage (anche disposti a pagarla cara) o cittadini con scarse possibilità economiche. Adesso rinasce e registra a livello europeo un incremento del 19% nel 2024 rispetto al 2023. Tra piattaforme online (come Vinted.it oppure Subito.it), APP, influencer, social come Instagram e TikTok e negozi, il nuovo sistema punta su sistemi di vendita originali che stanno diventando punti di ritrovo dei ragazzi delle principali metropoli. Lo shopping dell’usato fa sì leva sul risparmio ma è divenuto un nuovo modo di vivere perché correlato con il senso di libertà, indipendenza dai brand, generosità e amore per l’ambiente e l’economica circolare. La fotografia del nuovo fenomeno è contenuta nel report ‘PwC circular fashion survey on new generations 2024‘, a cura dell’organizzazione tedesca PWC che ha incluso le abitudini di consumo di 1500 persone, tra Millennials e Gen Z residenti in Italia, Germania, Regno Unito, Francia e Spagna. Lo shopping dei vestiti usati è il principale (29%), seguono le scarpe e le attrezzature per lo sport (entrambi i comparti segnano un 21%), mobilito (26%), borse (22%) e prodotti tecnologici 23%.
Gli studenti italiani, spagnoli e tedeschi acquistano beni usati più spesso degli altri europei e, in media, spendono tra 50 e 100 euro. Gli inglesi sono i più spendaccioni e in media sborsano tra i 200 e i 400 euro soprattutto per gli abiti.
Trendissima tra i ragazzi di tutta Europa l’organizzazione ‘vinokilo’ (il cui profilo Instagram conta 284 mila followers, la versione italiana 120.000) che vende usato al chilo in chiave community con eventi-feste molto gettonati (imminenti gli eventi italiani a Ravenna e Pescara, entrambi l’11 ed il 12 gennaio). E’ un mercato temporaneo e itinerante di capi di abbigliamento usati. Nato in Germania nel 2016 da un’idea del giovane imprenditore Robin Balser, è diventato molto seguito in tutta Europa. Non è un semplice mercato pop-up per la vendita al chilo di vestiti vintage usati ma “un movimento che ad oggi ha consentito il risparmio di circa 6,2 milioni di chili di Co2 riciclando tonnellate di capi ed accessori con un conseguente risparmio di emissioni che tocca anche e soprattutto logistica e trasporti – ha spiegato Balser in occasione dell’evento Ted+ svolto a Padova. Robin sostiene di “avere messo a sistema un modello di circolarità internazionale che risponde in modo concreto all’urgenza ambientale legata all’industria del fashion, tra le più inquinanti al mondo”. Prenotandosi (c’è un ticket da pagare all’ingresso) ci si può anche riservare un proprio spazio per vendere e per chi dona le proprie cose sono previsti ulteriori sconti sugli acquisti. Gli abiti arrivano dai magazzini di riciclaggio in tutta Europa e i prezzi partono da 50 euro al chilo il primo giorno e scendono nei giorni successivi.
A Parigi ragazze e ragazzi adorano la ‘friperie’ e monitorano i prezzi sui profili social o sulla lavagna esposta nella vetrina dell’originale punto vendita ‘Les sales voleurs’ di Rue Monge che vende abiti e accessori vintage e di seconda mano che vanno per la maggiore. Qui il negozio viene riempito di balle di abiti e accessori usati ogni giovedì sera per essere esposti dal venerdì per una settimana e poi essere sostituiti con altri. I prezzi sono fissi ma variano di giorno in giorno: ogni capo del magazzino costa circa 5 euro il venerdì e cala di giorno in giorno arrivando fino a 0,95 centesimi il giovedì successivo. La notte del giovedì tutto il negozio svuota di rimanenze e cambia completamente tutte le domeniche e i venerdì. Le tariffe sono decrescenti di giorno in giorno.
Ancora a Parigi è degno di nota ‘Sans Argent’. E’ un ‘negozio senza soldi’, ovvero una bottega dove tutto è gratuito, indirizzo amatissimo dagli appassionati dello shopping responsabile. Situato nel 12° arrondissement, offre un’ampia varietà di articoli gratuiti in attesa di una seconda vita. Qui è possibile svuotare i propri armadi (accettano dai vestiti ai giocattoli agli elettrodomestici). “Un approccio eco-responsabile, che incoraggia anche i clienti a fare donazioni di ogni tipo per riempire gli scaffali e partecipare così a questo circolo virtuoso di solidarietà, lottando contro gli sprechi. Ma Saint Argent è anche un luogo di ritrovo con laboratori creativi di upcycling, riuso e cucito” spiegano i responsabili dell’organizzazione.
Con diverse filiali a Milano, Genova, Torino, Teramo, Brescia e Rovigo, è molto frequentato da adolescenti e giovani adulti anche Humana Vintage, dell’organizzazione umanitaria Humana People to People Italia nata nel 1998 per sostenere progetti di sviluppo nel Sud del mondo e azioni sociali e di sensibilizzazione in Italia. Gli utili dell’attività di raccolta, selezione e vendita di abiti usati è destinato al sostegno dei progetti sociali e ambientali di Humana.A Milano, Varese, Lecco e Torino ci sono i negozi ‘Share Second Hand Reuse’, dove parte degli indumenti proviene dal materiale raccolto dai cassonetti gialli di Dona Valore, selezionati e rimessi a nuovo dalla cooperativa sociale Vesti Solidale, cooperativa sociale del Consorzio Farsi Prossimo, sistema di tredici cooperative promosso da Caritas Ambrosiana. Un’altra parte dei capi viene invece acquistata, in Italia e in Europa, da altre imprese (profit e no profit) che a loro volta si occupano di raccolta indumenti, selezione e igienizzazione.
Nella capitale si segnala l’originale e amatissimo dalla Generazione Z (che ama vestirsi con una punta di nostalgia per il passato) SiTenne Vintage Store, fondato dalla creativa Alberta Spezzaferro, consulente vintage, fondatrice e direttrice. Indirizzo unico nel suo genere perché qui si selezionano abiti originali di sartorie storiche, di teatro, cinema e performance, pezzi unici “che però vanno indossati tutti i giorni” precisa l’esperta che riporta a nuova vita anche abiti degli anni ’30 e abiti da sposa anche da noleggiare. Tra negozi pop-up e botteghe specializzate, si assiste anche ad un ritorno dei giovani e giovanissimi nei mercati rionali dell’usato presenti da molti anni nelle città della penisola. A Roma il mercato di Porta Portese si affolla di ragazzi e ragazze che ‘smucinano’ svegliandosi molto presto per trovare capi interessanti a prezzi stracciati e battendo anche i banchi delle pellicce usate, che la Gen Z non disdegna più, sono tornate di moda ma solo rigorosamente usate (nessuna pelliccia nuova per amore degli animali) e perché aumenta la consapevolezza di quanto le pellicce ‘eco’ siano fatte con materiali sintetici inquinanti e perciò per niente ecologiche.
Tra i marketplace dell’usato più frequentati, infine, i rinomatissimi Vinted, corposa community online rinomata in Auropa e Stati Uniti dove la Gen Z vende, acquista e scambia capi di abbigliamento e accessori di seconda mano. Su Subito.it ha grande successo l’area dedicata agli abiti usati: “in occasione di feste e ricorrenze la ricerca di moda second hand sulla piattaforma coinvolge soprattutto i giovani della GenZ e gli Young Millenials – si legge in una survey a cura dell’organizzazione. E in aria post-natalizia il sito ha aperto una sezione (‘Operazione reselling – il riscatto dei regali sbagliati’) interamente dedicata al riciclo dei regali appena ricevuti e non graditi.
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