La Corte Suprema di Giustizia del Venezuela ha imposto una sanzione di dieci milioni di dollari alla piattaforma social TikTok – Reuters
La Corte Suprema di Giustizia del Venezuela ha imposto una sanzione di dieci milioni di dollari (più di 9,6 milioni di euro) alla piattaforma social TikTok per «negligenza», ossia per non aver adottato le misure adeguate a fermare i video brevi dei cosiddetti “challenge”, le sfide online, che possono essere pericolose per chi vi prende parte. La vicepresidente della Corte Tania D’Amelio, si riferiva ai minorenni rimasti vittime nel tentativo di replicare alcune delle sfide.
«Con l’importo ricavato dalla multa inflitta, lo Stato venezuelano creerà un Fondo per le vittime di TikTok, per risarcire i danni psicologici, emotivi e fisici subiti dagli utenti, soprattutto se questi utenti sono bambini e adolescenti», ha aggiunto la giudice.
Oltre alla multa di dieci milioni di dollari, che dovrà essere pagata alla Commissione nazionale delle Telecomunicazioni del Venezuela entro otto giorni, la piattaforma cinese dovrà istituire una «rappresentanza con sede o ufficio nel territorio della Repubblica Bolivariana Repubblica del Venezuela».
Il processo a Caracas era iniziato il 21 novembre scorso, quando la giustizia venezuelana intervenne dopo la morte di tre adolescenti e l’avvelenamento di altri 200 ragazzini in varie scuole del Paese. I giovani avevano inalato sostanze chimiche promosse come parte di alcune sfide virali diffuse su TikTok. A fine novembre, il presidente Nicolás Maduro aveva suggerito che i rappresentanti della piattaforma fossero convocati davanti ai tribunali dopo la morte dei tre giovani.
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Il social network cinese è finito nel mirino di molte autorità nel mondo. La Commissione europea aveva avviato un’indagine a fine febbraio; il Canada ha, invece, ordinato la chiusura delle attività sul proprio suolo, pur non imponendo ai cittadini il divieto di accesso al social network. Negli Stati Uniti TikTok ha ricevuto diverse denunce per aver danneggiato la salute mentale dei minori e potrebbe essere bandito dopo il 19 gennaio 2025. Al centro della disputa c’è la legge nota come Protecting Americans from Foreign Adversary Controlled Applications Act, concepita per contrastare le potenziali minacce alla sicurezza nazionale derivanti da applicazioni controllate da governi stranieri.
Il 10 gennaio ci sarà un’altro passaggio formale: la Corte Suprema americana sarà impegnata nella discussione delle argomentazioni sul caso di ByteDance, la casa madre cinese di TikTok, dopo che, pochi giorni fa, il presidente eletto degli Usa, Donald Trump aveva chiesto ai giudici di sospendere l’attuazione della legge che vieterebbe la popolare app di social media TikTok o ne imporrebbe la vendita entro il 19 gennaio, sostenendo che vorrebbe avere tempo dopo il suo insediamento del 20 gennaio alla Casa Bianca per perseguire una possibile “risoluzione politica” alla questione.
Va detto che Trump ha 14,7 milioni di follower su TikTok un pubblico che, secondo i suoi avvocati, lo rende «uno degli utenti più potenti, prolifici e influenti dei social media», il che avrebbe consentito di rivedere la sua posizione al presidente eletto sul social media di mini video, comprendendo l’importanza della piattaforma come spazio per la libertà di espressione e il dibattito politico. «Limitare l’accesso dei cittadini ai media stranieri è una pratica che è stata a lungo associata ai regimi repressivi e dovremmo essere molto cauti nel lasciare che la pratica prenda piede qui», ha affermato Jameel Jaffer, direttore esecutivo del Knight First Amendment Institute della Columbia University, tra i gruppi d’opinione americana che sostengono la libertà di espressione. «Mantenere il divieto causerebbe danni duraturi al Primo Emendamento e alla nostra democrazia».
Nei giorni scorsi si è discusso molto negli Usa sul cambio di rotta di Trump non solo legato al diritto alla libertà di parola, ma secondo alcuni analisti dettato dalla volontà di non pregiudicare le relazioni diplomatiche con la Cina. Il 10 gennaio vedremo come si evolverà la vicenda tra TikTok e i giudici della Corte Suprema, tutti nominati dallo stesso Trump nel precedente mandato.
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