Il prezzo del gas resta intorno ai 50 euro per megawattora, ma potrebbe subire un nuovo aumento nel breve periodo, arrivando fino a 70 euro/MWh. A lanciare l’allarme è Gianclaudio Torlizzi, fondatore di TCommodity, intervistato da Class Cnbc. Secondo Torlizzi, infatti, l’interruzione delle forniture di gas russo verso l’Europa attraverso l’Ucraina sta mettendo sotto pressione i mercati energetici, già tesi da mesi. Davide Tabarelli, presidente di Nomisma Energia, sentito da GEA, non fa previsioni ma evidenzia che, nonostante l’alto livello delle scorte a gennaio, basta un lieve disallineamento tra domanda e offerta per far schizzare i prezzi alle stelle. “Il mercato è molto tirato e i traders non vedono l’ora di far salire i prezzi”, sottolinea, calcolando che nel 2025, “la previsione per una famiglia media è un aumento della bolletta energetica tra i 250 e i 300 euro annui. Le imprese, invece, potrebbero affrontare un incremento più consistente, che per una realtà con un consumo annuo di 1 milione di kWh potrebbe arrivare fino a 30.000 euro in più all’anno”.
Secondo Torlizzi, uno degli ostacoli principali alla competitività dell’Unione Europea nella “guerra economica” contro Mosca è il Green Deal. La necessità di accelerare la transizione verso fonti di energia rinnovabile potrebbe rendere più difficile per l’UE rispondere prontamente alle sfide imposte dalla crisi energetica in corso. E Tabarelli fa notare che le politiche annunciate dall’Unione Europea per diversificare le fonti di approvvigionamento energetico non hanno portato ai risultati sperati. “La Commissione Europea sta continuando a diffondere ottimismo da anni, ma la realtà è che siamo ancora in piena crisi. E si è fatto poco per concretizzare le politiche di diversificazione”, osserva a GEA il presidente di Nomisma Energia.
Un altro aspetto che preoccupa gli esperti è la domanda debole, un fenomeno che ha caratterizzato la crescita economica negli ultimi anni. “Siamo in una fase di ‘decrescita felice’, se vogliamo definirla così”, commenta Tabarelli, mettendo in evidenza la necessità di risposte più rapide ed efficaci da parte delle istituzioni.
Tra le alternative al gas naturale, il biogas e il biometano sembrano essere soluzioni promettenti, ma non sufficienti a colmare il gap creato dalla crisi energetica. Tabarelli spiega che, sebbene ci siano buoni risultati nel settore delle energie rinnovabili, l’Italia consuma circa 61 miliardi di metri cubi di gas all’anno e solo una piccola parte di questo fabbisogno può essere soddisfatta dal biometano, che al momento produce circa 0,2 miliardi di metri cubi. “Se riusciremo a raggiungere 1 miliardo di metri cubi di biometano, sarà un grande successo, ma è un obiettivo ancora lontano”, spiega.
I rincari intanto vengono al pettine e venerdì l’Arera, Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente, è attesa per l’annuncio dei nuovi prezzi del gas per il mese di dicembre, noto come ‘Componente CMEMm’. Le previsioni indicano che i clienti in tutela, cioè i più vulnerabili, potrebbero subire un incremento del 2,5% sulle bollette, mentre per chi è nel mercato libero con un’offerta indicizzata al PSV (Punto di Scambio Virtuale), il rincaro potrebbe essere simile, considerando che il prezzo medio del gas di dicembre è stato pari a 47,6 euro/MWh. E Tabarelli conferma: “Per il gas, ci aspettiamo aumenti tra il 4 e il 5% già nei primi mesi del 2025”.
Non sale però solo il gas. I future sul petrolio Wti salgono di quasi il 2,5% a 73,4 dollari al barile, raggiungendo il livello più alto da ottobre, alimentati dall’ottimismo sulla domanda di petrolio e da un rapporto che mostra una riduzione delle scorte di greggio statunitensi. L’ottimismo è cresciuto dopo il discorso di Capodanno del presidente cinese Xi Jinping, nel quale ha espresso fiducia nella ripresa economica della Cina nonostante le incertezze globali. Inoltre, il settore manifatturiero cinese ha continuato la sua leggera espansione per il terzo mese consecutivo, sollevando ulteriormente le aspettative di una forte domanda di petrolio. L’aumento dei prezzi è stato anche supportato da un rapporto dell’Eia, che ha mostrato che le scorte di greggio statunitensi sono diminuite di 1,178 milioni di barili la scorsa settimana, segnando la sesta settimana consecutiva di riduzione delle scorte
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