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Si complica la situazione della giornalista Cecilia Sala, arrestata in Iran lo scorso 19 dicembre, e su cui sono forti le pressioni diplomatiche per il suo rilascio dal carcere di Evin a Teheran. Il caso della cronista, detenuta con accuse fumose, si intreccia con l’arresto dell’iraniano 38enne Mohammad Abedini Najafabadi, a Malpensa, per volere degli Stati Uniti.
Le diplomazie trattano per uno scambio tra i due, ma c’è il niet dei giudici milanesi che hanno negato i domiciliari di Abedini, ritenuto dagli Usa un presunto terrorista, e che ora rischia l’estradizione in America. I domiciliari erano un primissimo passo per trattare il rilascio della Sala o comunque, se non liberazione, un trattamento più dignitoso in Iran.
La situazione, quindi, era tesa e resta tale. Appare chiaro che l’arresto della giornalista è una ritorsione di Teheran verso l’Italia per aver consentito l’arresto – lo scorso 13 dicembre, anche questo con accuse al vaglio dei giudici italiani – di un suo cittadino che doveva fare solo scalo a Milano per dirigersi a Istanbul, in Turchia.
Infatti, oggi il procuratore generale di Milano ha trasmesso alla Corte d’appello parere negativo sulla richiesta degli arresti domiciliari presentata dalla difesa di Abedini. Attualmente l’iraniano è detenuto nel carcere di Opera.
L’uomo – secondo quanto hanno fatto sapere gli Usa – è accusato di “terrorismo per aver violato le leggi americane sull’esportazione di componenti elettronici sofisticati dagli Usa all’Iran e per aver fornito materiale a una presunta organizzazione terroristica straniera”. La giornalista è genericamente accusata, invece, di avere violato la legge islamica iraniana. Iran e Usa sono da decenni in conflitto, dunque ogni pretesto è buono, sarebbe il caso di scrivere.
Il parere del pg su Abedini: “Pericolo di fuga”
Il procuratore generale di Milano ritiene che “le circostanze rappresentate nella richiesta, in particolare la messa a disposizione di un appartamento e il sostegno economico da parte del consolato dell’Iran” insieme ad “eventuali divieto di espatrio e obbligo di firma, non costituiscano una idonea garanzia contrastare il pericolo di fuga del cittadino iraniano di cui gli Usa hanno chiesto l’estradizione”.
“Quanto al merito delle accuse mosse dalle autorità statunitensi” il pg si riserva “una approfondita completa valutazione all’esito degli atti che verranno trasmessi dalle predette autorità”. Il cittadino iraniano-svizzero dal canto suo ha fatto sapere di essere “un accademico non un terrorista”.
Gli Usa ai giudici di Milano: “Resti in carcere, è pericoloso”
Una lettera sul caso, trasmessa per via diplomatica dalla giustizia americana, è intanto all’esame dei giudici della Corte di Appello di Milano. Nella missiva, secondo quanto riportano i media, la giustizia americana, che chiede l’estradizione di Abedini, sottolinea la pericolosità del soggetto e la necessità della detenzione in carcere. La lettera risale a qualche giorno dopo l’arresto ed è precedente all’istanza depositata dall’avvocato dell’iraniano per chiedere gli arresti domiciliari del suo assistito.
Ambasciatore iraniano a Roma: “Accelerare liberazione”
“Accelerare la liberazione” di Abedini, detenuto nel carcere di Milano con “false accuse”. Questo quanto si aspetta invece Teheran dall’Italia, come riferito dall’ambasciatore iraniano a Roma, Mohammadreza Sabouri, convocato alla Farnesina dal segretario generale Riccardo Guariglia, su indicazione del ministro degli Esteri Antonio Tajani, per parlare del caso di Cecilia Sala, a cui “sono state fornite tutte le agevolazioni necessarie”.
“In questo amichevole colloquio – si legge in una nota dell’ambasciata dell’Iran a Roma – si è discusso e scambiato opinioni sul cittadino iraniano Mohammad Abedini, detenuto nel carcere di Milano con false accuse e della signora Cecilia Sala, cittadina italiana, detenuta in Iran per violazione delle leggi della Repubblica islamica”.
“L’ambasciatore del nostro Paese ha annunciato in questo incontro che sin dai primi momenti dell’arresto della signora Sala, secondo l’approccio islamico e sulla base di considerazioni umanitarie, tenendo conto del ricorrente anniversario della nascita di Cristo e dell’approssimarsi del nuovo anno cristiano, si è garantito l’accesso consolare all’ambasciata italiana a Teheran, sono state inoltre fornite alla signora Sala tutte le agevolazioni necessarie, tra cui ripetuti contatti telefonici con i propri cari e ci si aspetta dal governo italiano che, reciprocamente, oltre ad accelerare la liberazione del cittadino iraniano detenuto, vengano fornite le necessarie agevolazioni assistenziali di cui ha bisogno”, sottolinea l’ambasciata.
Per uscire dall’intrigo internazionale, dove l’Italia è stretta in una morsa tra Stati Uniti e Iran, una soluzione praticabile, provvisoria, ci sarebbe: che ad Abedini si neghi l’estradizione negli Usa e si diano i domiciliari nell’ambasciata iraniana in Italia; per Sala i domiciliari nell’ambasciata italiana a Teheran. Ipotesi provvisoria ma praticabile.
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