Siria: Damasco, Al-Jolani ha ricevuto delegazione cristiana. Jallouf (Aleppo): “A Knaye Te Deum per la Siria”

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Ieri a Damasco una delegazione cristiana composta da frati della Custodia di Terra Santa, dai vescovi siriani e da esponenti delle altre fedi cristiane, è stata ricevuta da al-Jolani, leader del gruppo islamista Hay’at Tahrir al-Sham (Hts). Un colloquio cordiale, come racconta al Sir mons. Jallouf, vicario di Aleppo, che è servito a ribadire le posizioni dei siriani di fede cristiana circa il nuovo corso siriano. Oggi mons. Jallouf torna nel suo villaggio di Knaye, dove è stato parroco per più di 20 anni per celebrare la Giornata Mondiale della Pace.

(Foto AFP/SIR)

Una delegazione cristiana composta da frati della Custodia di Terra Santa, dai vescovi siriani e da esponenti delle altre fedi cristiane, è stata ricevuta ieri nel palazzo presidenziale, a Damasco, da Ahmad al-Jolani, leader del gruppo islamista Hay’at Tahrir al-Sham (Hts) e della coalizione armata dei ribelli siriani. A rivelare la notizia al Sir è il vicario apostolico di Aleppo, il francescano mons. Hanna Jallouf che ha partecipato all’incontro. “È stato un colloquio cordiale durante il quale abbiamo ribadito le nostre richieste per quanto riguarda la costruzione della nuova Siria e dello Stato”.

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(Foto Add Alsama)

I temi dell’incontro. Al centro della riunione i temi della “cittadinanza, della pacificazione nazionale, del dialogo, dell’inclusione di tutte le componenti della società siriana, del rispetto dei diritti umani e delle minoranze”. “Tutti argomenti – sottolinea – già ribaditi in un messaggio che come vescovi siriani abbiamo appena inviato all’opinione pubblica siriana per ribadire il ruolo e l’impegno dei cristiani nella costruzione della Siria”. Inoltre, “abbiamo chiesto al Governo di transizione di avviare un dialogo nazionale che coinvolga tutte le componenti siriane anche per la stesura della nuova Costituzione che, a nostro avviso, dovrà rispettare i principi della cittadinanza, garantire i diritti umani, lo Stato di diritto, la separazione dei poteri, la libertà di opinione e di credo, favorire il coinvolgimento delle donne e sancire la separazione tra Stato e religione”. Nel nostro messaggio, aggiunge mons. Jallouf, “chiediamo alla comunità internazionale di revocare le sanzioni che strozzano la nostra economia”. Da parte di al-Jolani, dice mons. Jallouf, abbiamo ricevuto “l’impegno del nuovo Governo a garantire la pace e la sicurezza anche per i cristiani”. Al termine dell’incontro tutta la delegazione dei frati e dei vescovi “ha espresso soddisfazione per l’esito del colloquio. Adesso vedremo cosa accadrà in futuro. Da parte nostra c’è tutto l’impegno a costruire una Siria coesa, unita, rispettosa del diritto e della dignità di tutti i suoi cittadini”.

Mons. Jallouf e la parrocchia s. Giuseppe a Knaye

Ritorno a Knaye. Intanto oggi, 1° gennaio, Solennità di Maria Santissima Madre di Dio e Giornata Mondiale della Pace, mons. Jallouf torna a Knaye, uno dei tre villaggi cristiani della valle dell’Oronte, insieme a quelli di Yacoubieh e Gidaideh, dove è stato parroco per oltre vent’anni, per incontrare i suoi fedeli di un tempo e per celebrare con loro la Giornata mondiale della pace. I tre villaggi si trovano nel Governatorato di Idlib, zona controllata dalle milizie di Hay’at Tahrir al-Sham (ex Al Nusra) e mai riconquistata dall’allora presidente Assad. Dall’inizio della guerra siriana (marzo 2011) padre Hanna, con l’aiuto del suo confratello, padre Luai Bsharat, si è dedicato al servizio dei più poveri e a tenere unita la piccola comunità cristiana locale – poco più di 1.100 ‘anime’, tra latini, armeno-ortodossi e greco-ortodossi – intorno ai conventi di san Giuseppe e di Nostra Signora di Fatima. Un servizio che gli è valso la consegna de “Il Fiore della gratitudine” per le mani di Papa Francesco nel dicembre 2022.

Gli anni di Idlib. Negli anni della guerra civile, ricorda mons. Jallouf, “entrare e uscire dal Governatorato di Idlib era molto difficile”. Così come la vita della piccola comunità cristiana locale che poteva celebrare i riti solo dentro la chiesa, non poteva suonare le campane, ed era vietato avere all’esterno croci e statue. Anche padre Hanna e padre Luai non potevano vestire il saio fuori dal convento. Tuttavia, spiega il vicario, “in quegli anni i rapporti con i ribelli di Hts erano improntati sul dialogo. Ricordo che, quando sono stato nominato vescovo, i ribelli mi hanno mandato una delegazione per congratularsi con me”. Mons. Jallouf torna oggi con le insegne da vescovo a Knaye, villaggio simbolo della ‘resistenza pacifica’ dei cristiani, con la speranza di un nuovo inizio “nel segno della pace e della tolleranza”.

Aleppo, foto SIR/Marco Calvarese

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Te Deum per la Siria. “Tutte le nostre preghiere finiscono in gloria – dichiara al Sir il presule, nativo proprio di Knaye e primo siriano ad essere nominato vescovo -. Ai miei fedeli ho detto che siamo venuti per glorificare Dio e per chiedere pace a questa terra che ha subito tante persecuzioni. Ho detto ad al-Jolani, durante l’incontro a Damasco, che in questa messa pregheremo anche per il nuovo Stato”. A Knaye oggi sono arrivati anche molti frati della Custodia operanti in Siria, Giordania e Libano e rappresentanti del padre Custode, Francesco Patton. “A Knaye e a Yacoubieh canteremo il Te Deum anche per la Siria, per il nostro popolo, e suoneremo le campane, dopo tanto silenzio. Faremo festa con i fedeli e sarà un modo molto bello per celebrare la Giornata mondiale della pace e ringraziare Dio per il bene che dispensa”.





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