“La Sardegna non può essere svenduta al business e alla speculazione verniciati di verde”

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Avevano dato pieno sostegno alla campagna per il referendum popolare consultivo sugli impianti di energie rinnovabili in Sardegna, i leader nazionali di Democrazia Sovrana e Popolare, Marco Rizzo e Francesco Toscano, e ora vanno all’attacco contro la presidente della Regione Alessandra Todde e contro la pronuncia di inammissibilità presa pochi giorni prima delle feste dall’Ufficio referendario regionale. Abbiamo chiesto a Rizzo di chiarire la posizione in merito alla necessità per l’Isola di affrontare la transizione energetica.

Perché la Regione ha bocciato il referendum popolare

Cosa significa per la Sardegna la bocciatura di questo referendum?

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“Per noi comunque va svelato l’inganno che ci può essere dietro il tecnicismo giuridico su un referendum consultivo come questo. Lo statuto della Sardegna lo prevede ma i cittadini devono anche sapere che il comitato che decide se un referendum è ammissibile o meno è fatto da quattro magistrati scelti dalla presidente della Regione, in questo caso Alessandra Todde, in aggiunta al segretario generale. Quindi la decisione ha comunque una provenienza politica. Per questo quando parliamo di Regione Sardegna e di Alessandra Todde lo facciamo sapendo ciò di cui parliamo”.

Al di là delle questioni tecnico-giuridiche sul referendum, qual è la vostra posizione sulla transizione energetica?

“Sulla transizione energetica abbiamo una chiara netta posizione. Sappiamo che il cambiamento climatico è sempre avvenuto nella storia del pianeta con fasi alterne: 300 milioni di anni fa la terra era una palla gelata, 50 milioni di anni fa aveva una temperatura media di 8 gradi  maggiore a quella di adesso, ma l’uomo arriva solo 1 milione di anni fa. Un conto è il cambiamento climatico che, evidentemente, non è dettato dall’uomo è un altro conto è l’inquinamento, questo si determinato dall’uomo. In tal senso bisognerebbe però ricordare che il 70% dell’inquinamento mondiale è fatto dalle prime 100 multinazionali. E quindi la grande finanza la grande economia che determinano oggi l’indirizzo della nostra vita quotidiana e pretendono di dirci cosa dobbiamo fare. Nel caso della Sardegna  i fondi di investimento rivolti al profitto conducono a distruggere  un panorama e un ambiente, questo sì, davvero difficile da ricostruire”.

Non ritiene sia necessario, in una regione come la Sardegna che ha ancora attive due centrali a carbone e che subisce il cambiamento climatico, percorrere la strada delle energie rinnovabili, eolico e fotovoltaico nello specifico?

“La Sardegna e il suo patrimonio paesaggistico sono soggetti a un attacco massivo, una violenta, invasiva e antidemocratica occupazione territoriale realizzata con mezzi logistici soverchianti. Lo scopo sarebbe quello di una produzione energetica di cosiddette rinnovabili, dico cosiddette, perché, in questi termini si tratterebbe di una vera e propria compromissione del territorio, in forme esagerate. In Sardegna, infatti, si prevede di produrre qualcosa come 58 gigawatt di potenza installata, 40 volte di più di quello che si sta progettando di fare in Lombardia o in altre zone d’Italia. Distruggere e compromettere valori paesaggistici presenti da secoli e da millenni per un’idea di sviluppo privatistico incontrollato è qualcosa a cui noi ci opponiamo, con forza, assieme a tutte le associazioni e le istituzioni territoriali che non vogliono svendere la Sardegna al business e alla speculazione verniciati  di verde. Si tratta di interventi che disseminerebbero l’Isola di pale eoliche più alte di 200 metri, visibili da oltre 70 chilometri di distanza e in quantità spaventose. Noi ci opponiamo. In questo senso siamo a fianco del popolo sardo”.

Cosa farete per appoggiare la lotta del popolo sardo, come avete annunciato?

“Quando parliamo di tutto l’appoggio possibile che democrazia sovrana popolare darà alle lotte del popolo sardo in merito alla battaglia contro le pale eoliche intendiamo dire esattamente quello. In primo luogo dal punto di vista mediatico perché oggi sappiamo che se di una cosa non si parla quella cosa non esiste. E sappiamo altresì che il pensiero unico si dota ovunque di casse di risonanza collegate agli interessi dei grandi potentati economici, in questo caso pienamente in campo. E quindi sarà nostra premura battersi in ogni modo e in ogni dove affinché al popolo sardo resti la scelta di capire quale sarà il proprio futuro, anche quello cosiddetto ambientale”.

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