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RIFLESSIONE sul Messaggio di Papa Francesco
per la GIORNATA MONDIALE DELLA PACE
in occasione della Marcia della Pace
Vicenza, 1 gennaio 2025
Rimetti a noi i nostri debiti concedici la tua pace
Il suono del corno di ariete
Se il Giubileo è vissuto solo con riti, non riceveremo alcun merito da Dio. Con il suono del corno di ariete, che in ebraico si chiama “yobel” da cui “giubileo”, la tradizione giudaica annunciava ogni 49 anni un anno di clemenza e liberazione per tutto il popolo (cf Lev 25,10).
«Questo solenne appello doveva idealmente riecheggiare per tutto il mondo (cfr Lv 25,9), per ristabilire la giustizia di Dio in diversi ambiti della vita: nell’uso della terra, nel possesso dei beni, nella relazione con il prossimo, soprattutto nei confronti dei più poveri e di chi era caduto in disgrazia. Il suono del corno ricordava a tutto il popolo, a chi era ricco e a chi si era impoverito, che nessuna persona viene al mondo per essere oppressa: siamo fratelli e sorelle, figli dello stesso Padre, nati per essere liberi secondo la volontà del Signore (cfr Lv 25,17.25.43.46.55)» (Papa Francesco, Messaggio per la 58ma Giornata Mondiale della Pace, n. 2).
In ascolto del “grido disperato di aiuto”
Due giorni fa mi è giunto un messaggio da un amico che mi ha fortemente provocato a proposito di questo Anno Santo. Egli mi ha scritto: «Ti confesso che mi ha molto colpito e turbato questa chiesa trionfante che apre porte sante oltre le quali dovremmo incontrare Cristo che è la Porta. E Cristo ho pensato potrebbe dirci dove eravate mentre nella terra in cui sono nato si uccidevano i bambini a migliaia …. E per quelli sopravvissuti alle bombe che cosa avete fatto o provato a fare per salvarli dalla fame e dal freddo? Non vi conosco … Caro vescovo Giuliano anche oggi un altro neonato è morto dal freddo a Gaza. Sentendo in chiesa il canto “Tu scendi dalle stelle” mi son venuti i brividi. Ma il Signore ci chiederà conto di questo? Cosa possiamo fare perché non ci venga imputato il peccato di omissione?».
Se il Giubileo sarà vissuto solo nella solennità dei riti, noi non riceveremo alcun dono di Dio. Al posto del suono del corno, all’inizio di quest’Anno di Grazia, è necessario mettersi «in ascolto del “grido disperato di aiuto” che, come la voce del sangue di Abele il giusto, si leva da più parti della terra (cfr Gen 4,10) e che Dio non smette mai di ascoltare. A nostra volta ci sentiamo chiamati a farci voce di tante situazioni di sfruttamento della terra e di oppressione del prossimo» (Ibid. 3).
Papa Francesco afferma che «Ciascuno di noi deve sentirsi in qualche modo responsabile della devastazione a cui è sottoposta la nostra casa comune, a partire da quelle azioni che, anche solo indirettamente, alimentano i conflitti che stanno flagellando l’umanità. Si fomentano e si intrecciano, così, sfide sistemiche, distinte ma interconnesse, che affliggono il nostro pianeta. Mi riferisco, in particolare, alle disparità di ogni sorta, al trattamento disumano riservato alle persone migranti, al degrado ambientale, alla confusione colpevolmente generata dalla disinformazione, al rigetto di ogni tipo di dialogo, ai cospicui finanziamenti dell’industria militare. Sono tutti fattori di una concreta minaccia per l’esistenza dell’intera umanità» (Ibid 4).
Siamo tutti debitori
Perché dovremmo sentirci responsabili della devastazione della casa comune? Perché ci portiamo appresso un vizio di fondo, soprattutto noi che viviamo in quella parte della terra in cui si consumano la maggior parte delle ricchezze: siamo tendenzialmente irri-conoscenti! Manchiamo di capacità di ri-conoscere da dove vengono tutte le cose che ci circondano. Sono nostre? Ci sono dovute? Ne ho diritto senza alcun corrispondente dovere?
Basilio di Cesarea ancora nel IV secolo affermava: «Ma quali cose, dimmi, sono tue? Da dove le hai prese per inserirle nella tua vita? […] Non sei uscito totalmente nudo dal ventre di tua madre? Non ritornerai, di nuovo, nudo nella terra? Da dove ti proviene quello che hai adesso? Se tu dicessi che ti deriva dal caso, negheresti Dio, non riconoscendo il Creatore e non saresti riconoscente al Donatore» (Ibid 5).
Chi sa ri-conoscere da dove vengono tutti i beni che lo circondano diventa ri-conoscente per ciò che ha. «Quando viene meno la gratitudine l’uomo non riconosce più i doni di Dio» e diviene uno sfruttatore del prossimo e dei beni, anche del creato, prevaricando sul più debole.
Ma Dio non è così e continua a portare vita con il perdono a coloro che mancano di riconoscenza e gratitudine. Dio ha introdotto con Gesù la logica “eucaristica”, cioè la logica del rendere grazie anche con il perdono che è l’atto più creativo e generativo di sempre. Per questo Gesù ci ha insegnato di chiedere al Padre Rimetti a noi i nostri debiti, perché anche noi li rimettiamo ai nostri debitori.
Tre azioni possibili
Nel cammino giubilare Papa Francesco invoca tre possibili azioni giubilari, come è stato già ricordato nella tappa che abbiamo vissuto in piazza.
1) Occorre «pensare a una “consistente riduzione, se non proprio al totale condono, del debito internazionale, che pesa sul destino di molte Nazioni”. Anche a me è capitato di visitare di alcuni paesi poveri e, conoscendo la situazione economica di quei paesi, è evidente che hanno molte ricchezze, ma di cui non possono disporre perché tutte rivolte per risanare i debiti internazionali. Riconoscendo il debito ecologico, i Paesi più benestanti si sentano chiamati a far di tutto per condonare i debiti di quei Paesi che non sono nella condizione di ripagare quanto devono» (Ibid 11).
2) «Inoltre, chiedo un impegno fermo a promuovere il rispetto della dignità della vita umana, dal concepimento alla morte naturale, perché ogni persona possa amare la propria vita e guardare con speranza al futuro, desiderando lo sviluppo e la felicità per sé e per i propri figli. Senza speranza nella vita, infatti, è difficile che sorga nel cuore dei più giovani il desiderio di generare altre vite», anche annullando la pena di morte (Ibid 11), lasciando che anche colui che ha commesso le azioni più gravi possa riscattarsi.
3) «Utilizziamo almeno una percentuale fissa del denaro impiegato negli armamenti per la costituzione di un Fondo mondiale che elimini definitivamente la fame – abbiamo sentito i numeri in questo cammino di pace di quanti muoiono per fame: si stimano 3 milioni di persone – e faciliti nei Paesi più poveri attività educative e volte a promuovere lo sviluppo sostenibile, contrastando il cambiamento climatico. Dovremmo cercare di eliminare ogni pretesto che possa spingere i giovani a immaginare il proprio futuro senza speranza, oppure come attesa di vendicare il sangue dei propri cari. Il futuro è un dono per andare oltre gli errori del passato, per costruire nuovi cammini di pace» (Ibid 11).
Disarmare il cuore
Ma noi, qui, che siamo gente semplice possiamo fare qualcosa anche noi nel nostro quotidiano?
Papa Francesco ci indica la via de «Il disarmo del cuore è un gesto che coinvolge tutti, dai primi agli ultimi, dai piccoli ai grandi, dai ricchi ai poveri. A volte, basta qualcosa di semplice come “un sorriso, un gesto di amicizia, uno sguardo fraterno, un ascolto sincero, un servizio gratuito”. Con questi piccoli- grandi gesti, ci avviciniamo alla meta della pace e vi arriveremo più in fretta, quanto più, lungo il cammino accanto ai fratelli e sorelle ritrovati, ci scopriremo già cambiati rispetto a come eravamo partiti. Infatti, la pace non giunge solo con la fine della guerra, ma con l’inizio di un nuovo mondo, un mondo in cui ci scopriamo diversi, più uniti e più fratelli rispetto a quanto avremmo immaginato» (Ibid 14).
Rimetti a noi i nostri debiti, Signore,
come noi li rimettiamo ai nostri debitori,
e in questo circolo di perdono concedici la tua pace,
quella pace che solo Tu puoi donare
a chi si lascia disarmare il cuore,
a chi con speranza vuole rimettere i debiti ai propri fratelli,
a chi senza timore confessa di essere tuo debitore,
a chi non resta sordo al grido dei più poveri.
+ vescovo Giuliano
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