“Io sono il creatore, ma Rosita ha creato me”. Rispondeva così Ottavio Missoni a chi gli chiedeva del lavoro con sua moglie, di chi facesse cosa, di chi decidesse e di chi ascoltasse. Assieme Ottavio e Rosita sono stati una delle realtà più belle, vere e amate della moda italiana. E ora che dopo la scomparsa del suo amatissimo Ottavio nel 2013, anche Rosita si è spenta oggi a 93 anni, ci si rende conto di aver perso un pezzo fondamentale della storia del costume italiana.
Impossibile districare le loro eccezionali vite: se si parla di una, si parla anche dell’altro. Rosita Jelmini nasce a Golasecca, lungo le rive del Ticino, nel 1931. Cresce con in sottofondo il rumore degli aghi sul tessuto proveniente dal ricamificio di famiglia, un motivo ricorrente tutta la sua esistenza. Studia lingue e, per perfezionare il suo inglese, nell’estate del 1948 va a Londra. Ha solo 16 anni quando, un giorno, con le amiche va allo Stadio di Wembley dove si stanno disputando le gare di qualificazione di atletica leggera per le Olimpiadi. Scendono in campo gli italiani, tra loro ce ne è uno alto, slanciato e bello. È Ottavio, che vince la sua batteria dei 400 metri conquistandosi un posto in finale e, a quanto pare, anche la compagna della sua vita.
Si conoscono, si piacciono. Tanto. Ottavio la corteggia, i genitori di Rosita nicchiano perché la ritengono troppo giovane, ma nel 1953 capitolano: i due si sposano a Golasecca. La loro è un’unione anche lavorativa: lui produce tute da ginnastica, lei ha fatto esperienza nel laboratorio dei suoi genitori, quindi ne sa parecchio sull’argomento. Assieme allestiscono un laboratorio di maglieria nel seminterrato di casa, a Gallarate. La scelta di avere casa e lavoro uno sull’altro non la cambieranno mai, perché così Rosita può badare tanto alla famiglia – hanno tre figli: Vittorio nasce nel ‘54, Luca nel ‘56 e Angela nel ‘58 – quanto alla produzione e all’organizzazione del brand, facendo da alter ego alla creatività vulcanica e disordinata di Ottavio.
I due sono inarrestabili: collaborano con Biki, leggendaria boutique milanese, creano una collezione per La Rinascente, ribattezzata Milano-Simpathy, che non fu subito un successo: Rosita amava raccontare, ridendo con le lacrime agli occhi, i commenti assai poco lusinghieri dei passanti davanti ai manichini nelle loro vetrine. Poco male, perché i due hanno capito dove stanno andando i gusti e i bisogni della società: la loro maglieria colorata, leggera e vivace, realizzata con le macchine del laboratorio dei genitori di Rosita è perfetta per il presente sempre più dinamico.
E infatti vengono invitati a sfilare nella Sala Bianca di Palazzo Pitti a Firenze: per molti è il santuario dello stile, per loro un momento da vivere con tutta la famiglia, con i figli in backstage che corrono tra le modelle. Lì presentano il fiammato, loro motivo simbolo, e soprattutto il “put together”, quel mix di colori, trame e maglie che diventa la loro cifra stilistica trasformandoli in star. Nonostante i trionfi fiorentini, nel 1974 decidono di sfilare a Milano: è più comodo per chi come loro ha tutta la produzione, e la vita, lì. La loro è una scelta pragmatica, per il resto del mondo è la diaspora che trasformerà la città lombarda nella capitale della moda. Ottavio e Rosita sono così: trascinatori senza nemmeno provare a esserlo.
Il loro carisma con gli anni non fa che aumentare: il pubblico ama le loro collezioni e ama loro, la loro famiglia e la loro unione, tanto che presto diventano anche i protagonisti delle loro campagne pubblicitarie. Chi meglio di loro per raccontare l’universo che hanno plasmato assieme, dal sottoscala di Gallarate alla casa di famiglia a Sumirago affacciata sul Monte Bianco alle passerelle in tutto il mondo? Diventano i numi tutelari del Made in Italy, casa loro è un punto d’incontro: ci si possono trovare Fellini, Biagi, Olmi. Donna Summer. Le amiche di Rosita sono le stesse per tutta la vita, Natalia Aspesi e Lea Massari. Nel 1997 cedono la direzione creativa del brand ad Angela, ma Rosita è ben lungi dal ritirarsi, nemmeno quando, nel 2013, subisce due colpi terribili: la morte di Ottavio il 9 maggio e, quattro mesi dopo, la scomparsa del primogenito Vittorio in un incidente aereo in Uruguay.
Rosita comunque non si ferma, rimanendo la matriarca e il perno attorno a cui ruota tutte le generazioni di Missoni: fa la madre, la nonna, la bisnonna. Presenzia a eventi e spettacoli. Nuota ogni giorno, fa snorkeling in Sardegna, va per funghi in montagna con le sue amiche. Continua a disegnare l’ammiratissima linea casa del marchio, macinando, sempre, un successo dopo l’altro: dice che la diverte, e che le viene facile. Pochi giorni fa, il 21 novembre, aveva compiuto gli anni; come da tradizione, i festeggiamenti sono stati in famiglia, con la tavola, gli invitati e la festeggiata in color ciclamino: un’esplosione di colore, proprio come piaceva a lei.
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