Donne in azienda: Italia leader e Sondrio è prima in Lombardia

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Il nostro paese svetta in Europa per numero assoluto di lavoratrici indipendenti. In provincia di Sondrio, l’incidenza delle imprese al femminile è più alta sia della media lombarda che di quella italiana (24,3%). Lecco si piazza all’ottantottesimo posto assoluto tra le province italiane con un’incidenza di imprese in rosa del 21% sul totale

Imprenditoria in rosa, l’Italia svetta in Europa per numero assoluto di lavoratrici indipendenti, nonostante il tasso di occupazione femminile più basso del continente. E anche in provincia di Sondrio, nonostante una percentuale di disoccupazione elevata, l’incidenza delle imprese al femminile è più alta sia della media lombarda che di quella italiana. E anzi, la Valtellina è il territorio lombardo con la percentuale più elevata (24,3%), seguita da Pavia (22,5%), Mantova (21,3%), Varese e Brescia (21,1%) e poi da Lecco che si piazza all’ottantottesimo posto assoluto tra le province italiane con un’incidenza di imprese in rosa del 21% sul totale, esattamente come Bergamo. Dietro Cremona (20,8%), Como (20,1), Lodi (19,9), Monza Brianza (19,4) e Milano con il 17,9%. A fornire i dati è l’Ufficio studi della Cgia di Mestre, che ha preso in esame i numeri registrati nel 2023, anno in cui le donne italiane in possesso di partita Iva che lavorano come artigiane, commercianti, esercenti o libere professioniste risultano essere 1.610.000, a fronte di 1.433.100 presenti in Francia e 1.294.100 occupate come autonome in Germania. Un record europeo che assume una rilevanza ancor più significativa considerando che la popolazione femminile italiana in età lavorativa, compresa cioè tra i 20 e i 64 anni, è costituita da 17.274.250 persone, mentre la Francia registra un surplus di 1,9 milioni di donne rispetto a questa cifra e la Germania la supera addirittura di 7,3 milioni.

Le imprese in rosa sono per lo più legate ai servizi e al commercio. Il 56% delle donne imprenditrici è impiegato nel settore dei servizi alla persona (parrucchiere, estetiste, tatuatrici, massaggiatrici, lavanderie, ecc.) e nei servizi alle imprese (in qualità di titolari o socie di agenzie di viaggio, agenzie immobiliari, imprese di pulizie, noleggio di veicoli, agenzie pubblicitarie, fotografe, video maker, studi di commercialisti e consulenti del lavoro), mentre, poco meno del 20% opera nel commercio. Poco più del 10% è attivo nell’Horeca e circa un ulteriore 6% nell’industria così come nell’agricoltura.

Questo a livello nazionale. Per quanto riguarda la Valtellina, i dati del primo semestre del 2024 dell’Osservatorio provinciale dicono che le imprese femminili si concentrano nell’agricoltura (20,71%), seguono le attività turistiche (19,92%), il commercio (19,89%) e gli altri servizi, principalmente alla persona (lavanderie, parrucchiere ed estetiste) per il 14,45%. Una ripartizione settoriale che, ad esclusione del settore agricolo in Lombardia (5,46%), rispecchia la suddivisione regionale e nazionale delle imprese al femminile pur con percentuali differenti. La percentuale relativamente alta di imprese in rosa in provincia di Sondrio spicca ancora di più se rapportata al tasso di disoccupazione femminile che nel 2023 era dell’8,1%, contro il 4,8% della Lombardia. Di tre punti percentuali maggiore rispetto a quella dei maschi che era del 5,1% (3,5% in Lombardia). Qualche spiegazione del rapporto tra disoccupazione e imprenditoria in rosa prova a fornirla l’analisi della Cgia di Mestre che rifacendosi alla letteratura specializzata evidenzia almeno due fattori che motivano le donne a intraprendere un percorso autonomo.

Il primo è strutturale ed è correlato alla condizione socioeconomica: situazioni di disoccupazione, tradizioni familiari o la presenza di incentivi economici inducono a considerare l’imprenditorialità come una necessità. Il secondo è motivazionale: grazie all’autoimprenditorialità le donne possono gestire con maggiore flessibilità gli impegni lavorativi insieme a quelli familiari. Inoltre, coloro che si trovano in condizioni di inattività a causa della nascita di un figlio incontrano notevoli difficoltà nel reinserirsi nel mercato del lavoro. L’auto impiego si sarebbe così affermato come uno degli strumenti più efficaci per riconquistare protagonismo nella propria vita professionale e realizzare obiettivi e aspirazioni nella speranza di ottenere risultati economici gratificanti e una maggiore indipendenza.

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