Nel 2023 la Spagna è stato il secondo Paese con la più alta capacità eolica installata accumulata (considerando sia l’onshore che l’offshore) nell’Unione europea, seconda solo alla Germania
Lo sviluppo delle energie rinnovabili e, di conseguenza, gli obiettivi energetici e climatici a breve termine della Spagna si avviano verso un anno chiave per l’eolico offshore e la sua filiera, con la prevedibile revisione della roadmap adottata dal governo, che ha compiuto quattro anni.
In questo periodo – spiega El Periodico de la Energia – la Spagna ha adottato delle misure su questa tecnologia, la più recente delle quali è il decreto reale che regola la produzione di energia elettrica in mare, anche se i principali attori del settore chiedono di continuare ad avanzare affinché le aste inizino nel 2025.
LA TECNOLOGIA TERRESTRE È ANCORA IN VANTAGGIO
Nel corso della presentazione del suo ultimo “Studio Macroeconomico”, la Asociación Empresarial Eólica (AEE) ha difeso la messa a punto urgente di un quadro normativo con l’ordinanza ministeriale che disegna la prima asta e la sua indizione nel 2025 “per non perdere l’opportunità industriale”.
Secondo i dati dell’associazione, nel 2023 la Spagna è stato il secondo Paese con la più alta capacità eolica installata accumulata (considerando sia l’onshore che l’offshore) nell’Unione europea, con il 13,8% della capacità, seconda solo alla Germania. A livello mondiale, si colloca al sesto posto (con il 3%), molto al di sotto del leader indiscusso, la Cina (43%).
Tuttavia, se analizziamo il mix, vediamo che la tecnologia terrestre monopolizza l’energia eolica in una penisola iberica molto lontana dai progressi della Cina e della Germania, che insieme al Regno Unito rappresentano l’81% della potenza marina installata accumulata.
IL POTENZIALE DELL’EOLICO OFFSHORE
Nella roadmap, pubblicata nel 2021, il governo difende il “ruolo fondamentale” della Spagna – uno dei Paesi europei con maggiori capacità industriali e investimenti in R&S nel settore – come polo per lo sviluppo dell’eolico onshore a livello mondiale, lasciando il Paese in una “posizione privilegiata” per lo sviluppo dell’eolico offshore. Tra i punti di forza Madrid cita i cantieri navali, il settore marittimo-portuale, le capacità di ingegneria civile e un ecosistema industriale di materiali e attrezzature “che possono servire allo sviluppo delle energie rinnovabili”.
La Spagna, infatti, è leader nelle torri eoliche offshore, producendo il 74% di quelle prodotte nell’Unione europea nel 2022, superando la Danimarca. “Un mercato locale consentirà di mantenere il posizionamento competitivo dell’industria offshore spagnola, aumentando al contempo il suo contributo al PIL e la generazione di occupazione qualificata”, afferma il documento, in linea con la strategia Ue sulle energie rinnovabili marine.
AEE: LA SPAGNA È UN PAESE IDEALE PER L’EOLICO OFFSHORE
Il parere dell’AEE è chiaro: la Spagna ha un tessuto industriale e un’infrastruttura logistica in grado di assorbire praticamente l’intera filiera di questa tecnologia, il che avrà un impatto positivo sull’economia e al contempo le permetterà di raggiungere gli obiettivi energetici e climatici.
“Con oltre 6.000 chilometri di costa, il nostro Paese ha un grande potenziale per l’energia eolica offshore”, afferma Bedia, ricordando che la recente revisione del PNIEC contempla l’installazione di 3 GW entro il 2030. Secondo le stime del settore, se il PNIEC verrà rispettato, verranno creati 7.500 posti di lavoro, contribuendo al PIL nazionale per oltre 2 miliardi di euro all’anno.
EOLICO OFFSHORE: OSTACOLI E ASPETTATIVE
L’altro lato della medaglia sono gli ostacoli perché, rispetto a Paesi come il Regno Unito o la Danimarca – le cui coste poco profonde hanno facilitato lo sviluppo di strutture fisse – la topografia della Spagna ne ha rallentato l’espansione. La soluzione risiede nella tecnologia galleggiante, che consente di installare turbine eoliche anche in luoghi più remoti, superando così l’ostacolo. Tuttavia, secondo gli analisti si tratta ancora di un fenomeno in fase iniziale.
Il presidente di Iberdrola, Ignacio Sánchez Galán, ha già detto di considerare molto remota la possibilità di sviluppare parchi eolici offshore in Spagna, perché quelli galleggianti sono ancora in fase di sperimentazione e potrebbero essere “tre o quattro volte più costosi di quelli fissi”.
C’è preoccupazione anche per il ritardo nella pubblicazione di un quadro normativo che garantirebbe certezza del diritto a questi agenti, compresa la delimitazione delle aree in cui possono essere sviluppati i progetti e la definizione della procedura d’asta.
Per ora, l’attività valuta il decreto reale dello scorso settembre come “una grande pietra miliare”, anche se insiste sul fatto che bisogna progredire per avere la prima asta alla fine del 2025 e un calendario indicativo per gli anni successivi. Il settore sostiene che l’eolico offshore non sarà una realtà senza un’asta, poiché un parco non può essere installato, se non è coperto da un apposito quadro economico.
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