Cos’è il prestito infruttifero, come funziona e quando conviene

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Ottenere un finanziamento senza interessi è possibile: basta scegliere un prestito infruttifero. Di cosa si tratta?

Se le proprie esigenze finanziarie non sono troppo elevate, evitare un mutuo bancario che obbliga a pagare tassi di interesse a volte onerosi – come accaduto negli ultimi anni a causa della politica BCE – può essere davvero un vantaggio.

Come molti sapranno un prestito è un contratto con il quale il creditore consegna una somma di denaro a un beneficiario che si impegna a restituirla, con o senza interessi, entro un determinato periodo di tempo.

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Nel caso in cui il finanziamento non preveda la restituzione degli interessi, si sta stipulando un prestito infruttifero o infruttuoso, conosciuto anche come prestito tra privati o parenti.

Di seguito sono spiegate le sue peculiarità. Ecco tutto quello che c’è da sapere sul prestito infruttifero tra privati o familiari.

Cos’è il prestito infruttifero tra privati o parenti?

Un prestito infruttifero è una tipologia di prestito che non prevede l’applicazione di interessi. Ciò significa che il beneficiario dovrà corrispondere al suo creditore solo la somma concessa a finanziamento.

In sintesi, si tratta di un prestito con sola restituzione, senza generare interessi.

Il riferimento normativo di questo finanziamento è l’articolo 1813 del Codice Civile, che disciplina il contratto di mutuo, modello di riferimento per i prestiti infruttiferi, e seguenti del codice civile.

Questa forma di finanziamento è impiegata tra privati, prevalentemente familiari, amici, conoscenti, ma che può essere utilizzata anche tra soci o da imprese di piccole o medie dimensioni nel caso in cui vi sia un bisogno straordinario di liquidità.

Tipologie di prestito infruttifero

Tutti i tipi di prestiti infruttiferi non hanno bisogno di intermediari, come banche o istituti finanziari, poiché la oro caratteristica è proprio quella di avvenire tra due soggetti privati.

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Si possono distinguere ben 4 tipologie di prestito non oneroso:

  • prestito infruttuoso con scrittura privata;
  • prestito infruttifero epistolare;
  • prestito infruttuoso con causale di bonifico;
  • prestito infruttifero garantito da cambiali

Le differenze dipendono dal modo in cui viene stipulato l’accordo del finanziamento o il pagamento della somma ricevuta.

Le tipologie di prestito infruttifero tra privati

Come anticipato non esiste solo una forma per il prestito non oneroso. Infatti, sono ben 4 le tipologie di finanziamento che due privati possono stipulare. Vediamo quali sono le differenze.

Prestito infruttifero con scrittura privata

Ricorrendo alla scrittura privata si formalizza l’accordo per il prestito infruttuoso e rappresenta il riconoscimento di debito. Nel documento, infatti, il beneficiario conferma di essere debitore di un determinato importo nei confronti di un’altra persona.

Questa forma di prestito con documento privato annesso non solo funge da garanzia dei diritti e doveri dei due soggetti coinvolti, ma è la prova che li tutela nei confronti dell’Agenzia delle Entrate e del Fisco, testimoniando l’esistenza dell’accordo.

L’Agenzia, infatti, potrebbe avere sospetti di fronte ai movimenti di denaro che transitano sui conti correnti di chi ha fatto il prestito e di chi lo sta rimborsando.

Questo documento dimostra che il creditore non riceve gli interessi con la restituzione del prestito, cosa che comporterebbe il pagamento delle relative tasse. Questa forma di prestito infruttifero è quella più consigliata dagli esperti in quanto prescrive le modalità di erogazione, rimborso, garanzia e somma del finanziamento.

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Prestito infruttifero epistolare

Un prestito infruttifero epistolare è un tipo di finanziamento tra privati in cui il contratto di prestito viene redatto da una delle parti (creditore o beneficiario) e inviato per posta all’altra. Quest’ultima, una volta visionato e firmato il documento, lo rispedisce al mittente.

Uno dei vantaggi di questa tipologia è che essa non prevede l’obbligo di registrazione né il versamento di un’imposta di registro, è quindi preferibile utilizzarla in caso di importi modesti.

Prestito infruttifero con causale bonifico

Il prestito non oneroso può essere erogato anche tramite bonifico bancario. Una tipologia estremamente consigliata dagli esperti in quanto il documento bancario funge da prova dell’avvenuto prestito privato ed è uno strumento a elevata trasparenza e tracciabilità, motivo per cui è lo strumento da preferirsi per la restituzione di un prestito.

Per tale motivo è fondamentale prestare estrema attenzione alla causale del bonifico, in cui devono essere chiarite con estrema precisione le finalità e i termini del prestito. Nella causale, infatti, occorre dettagliare l’operazione di trasferimento del denaro, precisando che si tratta di un “prestito infruttifero.” In caso di restituzione, allo stesso modo, bisognerà richiamare i dettagli dell’accordo, inserendo la dicitura “restituzione del prestito”.

Prestito infruttifero garantito da cambiali

La cambiale è un titolo di credito che la cui funzione tipica è quella di rimandare il pagamento di una somma in denaro a una determinata scadenza. Questa, quindi, funge da garanzia per il prestito tra privati.

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Bisogna ricordare che per l’emissione della cambiale è previsto il pagamento dell’imposta di bollo pari al 12 per mille dell’importo. A fronte di questo costo, la cambiale garantisce al creditore maggiore sicurezza e tutela in caso di insolvenza del debitore, offrendo la possibilità di richiedere l’esecuzione forzata in caso di mancato pagamento.

Come funziona il prestito infruttifero?

Diversamente da quanto avviene per un prestito tradizionale, erogato da enti bancari o società finanziarie, le modalità di erogazione e restituzione del prestito infruttifero si basano su accordi pattuiti liberamente tra le parti.

Ad esempio, le parti possono stabilire una durata specifica per il prestito e le modalità di restituzione, se in soluzione unica o in più rate. La procedura può quindi variare in base alle esigenze del creditore e del beneficiario. Tuttavia, esistono delle regole da rispettare per non violare le norme antiriciclaggio.

Innanzitutto, la somma prestata deve corrispondere a quella da restituire – in quanto parliamo di un finanziamento senza interessi – altrimenti il prestito potrebbe essere classificato come usuraio. Inoltre, il trasferimento di denaro deve essere tracciabile.

Occorre sapere, inoltre, che il limite del pagamento in contanti è di 5.000 euro (art. 49, comma 3-bis Decreto legislativo 231/2007). I prestiti superiori a 5.000 euro, quindi, devono essere eseguiti con strumenti tracciabili come bonifici bancari o assegni. Fondamentale, in questi casi, che nella causale del bonifico ci sia specificata la motivazione, ovvero “prestito infruttifero”.

I vantaggi del prestito infruttifero: ecco quando conviene

Prima di chiedere un prestito a un amico, parente o socio, è bene che il beneficiario e il creditore conoscano quali siano i vantaggi di un prestito infruttuoso.

Innanzitutto, il fatto di conoscere personalmente l’altra persona, creditore o beneficiario che sia, dovrebbe rassicurare entrambe le parti da potenziali disguidi.

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Secondo gli esperti, inoltre, tra i vantaggi principali del prestito infruttifero troviamo:

  • risparmio sugli interessi: un prestito tra privati prevede la restituzione del solo capitale, senza interessi o altro tipo di rendita;
  • maggiore flessibilità: le condizioni del prestito infruttifero, come l’importo, la durata e le modalità di rimborso, possono essere concordate liberamente tra le parti, senza l’intervento di intermediari;
  • l’erogazione del prestito non richiede costi di apertura né di gestione della pratica;
  • la somma erogata non è sottoposta a imposizione fiscale e non prevede tassazione e non dovrà, quindi, essere inserita nella dichiarazione dei redditi

I rischi del prestito infruttifero

Tendendo in considerazione tutte le caratteristiche appena elencate del prestito infruttifero, è intuibile capire quali siano i rischi di un simile finanziamento.

In generale, non essendoci un intermediario istituzionale, la mancata restituzione della somma di denaro a chi l’ha prestata potrebbe davvero rivelarsi una perdita di soldi senza garanzie.

Per questo, il consiglio è sempre quello di stipulare una scrittura privata, anche per essere in perfetta regola con i controlli eventuali dell’Agenzia delle Entrate sulle norme antiriciclaggio.

Modello di scrittura privata per il prestito infruttifero

Nel caso in cui si optasse per una scrittura privata, è bene conoscere quali sono gli elementi imprescindibili che devono essere presenti.

Nel documento dovrà essere specificato:

Scrittura privata

Fac-simile

Carta di credito con fido

Procedura celere

 

La scrittura privata va redatta in duplice copia con le firme autografe del beneficiario e del creditore. Tuttavia, è consigliabile registrarne una terza copia presso l’Agenzia delle Entrate, in modo da dimostrare la regolarità e correttezza dei movimenti di denaro in caso di accertamenti o di verifica da parte del Fisco. Se il documento viene registrato, bisognerà pagare:

  • l’imposta di bollo di 16 euro per ogni quattro facciate del contratto;
  • l’imposta di registro del 3% dell’importo prestato, da pagare entro 20 giorni dalla data in cui è stata stipulata la scrittura.

Cosa succede se non si restituisce il finanziamento? Le possibili conseguenze

Nel caso in cui si stia concedendo un prestito, anche se a una persona di fiducia, è bene sempre formalizzare un accordo tramite scrittura privata.

Grazie a questo documento è possibile provare l’avvenuto prestito infruttifero tra privati. Dopo aver sollecitato il saldo del prestito, al creditore non resta che richiedere un decreto ingiuntivo al Tribunale.

Un procedimento rapido che può essere richiesto solo se il creditore è in grado di dimostrare l’esistenza del prestito, e che consente di ottenere un titolo esecutivo contro il debitore.

Se non si è redatta una scrittura privata è bene mettersi alla ricerca delle prove, quali ad esempio la ricevuta della cambiale o bonifico. Se il debitore non ottempera al decreto ingiuntivo, il creditore può avviare l’esecuzione forzata, procedendo quindi al pignoramento per il recupero del credito.

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